La tutela dell’ambiente “non è una battaglia persa“. Su plastica e rinnovabili si gioca la partita della salvaguardia ecologica. A dimostrarlo sono gli studi scientifici resi noti per la ricorrenza odierna. L’ambiente “è tutto ciò che ci circonda e con cui si interagisce”. Quindi, “tutto è ambiente e tutto è nell’ambiente“. Pertanto solo con la sua tutela si può anche salvaguardare la salute. Sono i principi cardine che definiscono il concetto di ambiente. Per un tema centrale che coinvolge tutti i settori economici. Oggi 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente. La Costituzione italiana tutela l’ambiente con gli articoli 9 e 117 in quanto “paesaggio e patrimonio storico e artistico della Nazione”. L’ambiente comprende Terra, acqua, aria. La Giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite nell’ormai lontano 1972. In occasione della Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano.
A tutela dell’ambiente
Il tema dell’edizione 2023 è il “ripristino degli ecosistemi”. Con l’obiettivo di “prevenire, fermare e invertire i danni inflitti al Pianeta”. Cercando dunque di “passare dallo sfruttamento della natura alla sua guarigione”. Un’iniziativa che durerà tutto il prossimo decennio. Anche se per quest’anno l’opera di sensibilizzazione sarà incentrata a comprendere la condizione generale. Ad approfondire le soluzioni alla crisi provocata dall’inquinamento da plastica (#BeatPlasticPollution). Tra i principali settori messi sott’accusa figura proprio il turismo, il quale produce molti rifiuti, in particolare in plastica. Nel 2022 è aumentato il parco circolante di vetture ibride ed elettriche (+49,2%), che però rappresentano ancora soltanto il 4,3% del totale. Sono 20,2 milioni le vetture obsolete in circolazione (quasi una su due è Euro 4 o inferiore). Di cui 4,4 milioni Euro 0-1 (11%). Quattro automobili su dieci (15,84 milioni) hanno 15 anni o più. Sono questi alcuni dati elaborati dal centro studi di AutoScout24 (su base dati Aci). La Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige sono ai primi posti per valore percentuale di auto ibride ed elettriche. Mentre la Campania è ultima. Il valore più alto di vetture datate (Euro 0 e 1) si registra sempre in Campania.
Auto ibride
Il dato positivo, secondo AutoScout24, è che nel 2022 le auto ibride ed elettriche in circolazione hanno raggiunto quota 1.715.000vetture (+49,2% sul 2021). Ma rispetto al totale rappresentano solo il 4,3%. Con le auto elettriche che si fermano allo 0,4%. Dati quindi in crescita ma non ancora sufficienti per un rinnovo radicale del parco auto esistente, storicamente datato e obsoleto. Sempre nel 2022 sono circa 20,18 milioni le vetture in circolazione con una classe di emissioni Euro 4 o inferiore (oltre la metà sul totale). Di cui quasi 4,41 milioni addirittura Euro 0-1 (11%). Anche considerando l’età media, quattro auto su dieci, pari a circa 15,84 milioni, hanno 15 anni o più. A livello regionale, le elettriche “pure” rappresentano la quota minoritaria (0,4%). Solo in Valle d’Aosta e in Trentino-Alto Adige si supera l’1% sul totale di auto in circolazione.
Situazione nazionale
Se si considerano le auto ibride ed elettriche insieme (media nazionale del 4,3% del totale), al primo posto troviamo sempre la Valle d’Aosta. Con il 19,5% delle vetture circolanti nella regione. Seguita dal Trentino-Alto Adige (13,3%). Al contrario, agli ultimi posti troviamo tutte regioni del Sud, tra cui la Campania (0,9%), il Molise (1,1%), la Sicilia (1,1%) e la Calabria (1,1%). Le regioni che hanno visto nel 2022 la crescita maggiore di auto ibride ed elettriche rispetto al 2021 sono la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige, aumentate rispettivamente del +158,1% e +72,3%. A livello quantitativo, invece, il livello più alto di vetture più datate (Euro 0 e 1) si registra in Campania (731.442) e Sicilia (567.676). Anche se si considera il tasso di vetture Euro 0 e 1 sul totale in circolazione nella regione, il valore più elevato si registra sempre in Campania, con il 20,2%, seguita dalla Calabria (18,7%) e dalla Sicilia (16,5%). Ancora una volta la situazione è decisamente migliore in Valle d’Aosta (2,7%) e in Trentino-Alto Adige (3,3%).
Ambiente: scenari
Sono stati modellati due possibili scenari. Il primo, da titolo “Troppo poco e troppo tardi” riflette la nostra traiettoria attuale. Secondo questo schema le domande da porsi urgentemente sono varie. “E se le società continuassero a un ritmo simile senza intraprendere una forte azione collettiva? Attraverseremo punti di non ritorno irreversibili, minacciando le fondamenta del clima stabile della Terra? La disuguaglianza spinta porterà a un peggioramento delle tensioni sociali?” Il secondo scenario, invece, dal titolo “passo da gigante”, presuppone che le società intraprendano un nuovo percorso verso un mondo sostenibile entro il 2050. Ma le domande da porsi sono anche altre. “E se riconfigurassimo radicalmente le nostre economie, i nostri sistemi energetici e alimentari. In modo che funzionino sia per le persone che per il pianeta? Possiamo evitare il peggiore impatto del cambiamento climatico e aumentare la resilienza delle nostre società agli shock? Riusciremo a porre fine alla povertà estrema, garantendo a tutti una dieta sana e accesso a un’istruzione e a un’assistenza sanitaria di qualità?”.
Non c’è tempo da perdere
L’alternativa è secca. Continuare nella stessa direzione odierna o raddrizzare la rotta del pianeta. La risposta è una sola: “Non c’è più tempo da perdere”, concordano gli scienziati. Anche perché questa Terra, come diceva un vecchio slogan ambientalista in voga negli anni ‘0-80, “è l’unica che abbiamo”. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni unite (Unep), proprio in riferimento agli investimenti, i costi per i cambiamenti raccomandati sono significativi. Ma di gran lunga inferiori a quanto si sborsa quando non c’è una modifica a livello sistemico. 65 miliardi di dollari all’anno contro i 113 miliardi di dollari nello stesso arco temporale. Insomma, si tratta di dover fare presto. Tardare di altri cinque anni potrebbe causare, entro il 2040, un aumento di circa 80 milioni di tonnellate di inquinamento da plastica.
Economia circolare
Un’economia circolare permetterebbe allora di non disperdere fino a 1.270 miliardi di dollari. Somma in sé già ingente a cui andrebbero aggiunti 3.250 miliardi di dollari recuperati sui fronti di salute, clima. Inquinamento atmosferico, degrado dell’ecosistema marino e spese legate ai contenziosi. Secondo Earth4All, un’iniziativa internazionale per accelerare il cambiamento sistemico di cui abbiamo bisogno per un futuro equo sul pianeta, l’attuale “modello economico dominante sta destabilizzando le società e il pianeta”. Ed è giunto il momento di cambiare. Aggiornando soprattutto il nostro sistema economico.