Sos per i venti di guerra nel Pacifico. Il governo giapponese ha approvato un budget record per la difesa di 5,4 trilioni di yen (pari a 47 miliardi di dollari) per l’anno 2022. Il piano include finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di un nuovo jet da combattimento e altre armi. Tokyo punta a rafforzare la sua capacità militare in risposta all’ascesa della Cina. E alle tensioni tra Pechino e Taiwan. L’aumento del budget (dell’1,1%) è il decimo consecutivo. Ed è in linea con l’impegno del Giappone nei confronti degli Stati Uniti di rafforzare le proprie capacità di difesa. Per affrontare problemi di sicurezza sempre più impegnativi nella regione.
Giappone blindato
Il budget deve ancora essere approvato dal Parlamento. E include la cifra senza precedenti di 291 miliardi di yen (2,55 miliardi di dollari). Per la ricerca e lo sviluppo della difesa. In crescita del 38% rispetto all’anno in corso. Di questi, 100 miliardi di yen (870 milioni di dollari) sono destinati allo sviluppo del caccia F-X. Per sostituire la vecchia flotta giapponese di aerei F-2 entro il 2035. E’ il primo caccia giapponese sviluppato a livello nazionale in 40 anni. Il Giappone e il Regno Unito hanno recentemente annunciato lo sviluppo congiunto del prototipo di un motore per caccia da combattimento. E hanno deciso di esplorare ulteriori tecnologie. E sottosistemi di combattimento aereo. Il progetto include Mitsubishi e IHI in Giappone. E Rolls-Royce e BAE Systems nel Regno Unito.
Cyberspazio
L’espansione militare cinese si estende al cyberspazio e allo spazio esterno. Il ministero della Difesa giapponese sta anche spingendo per la ricerca su veicoli autonomi gestiti dall’intelligenza artificiale. Per uso aereo e sottomarino. Volo supersonico e altre tecnologie. Il budget include 128 miliardi di yen (1,1 miliardi di dollari) per l’acquisto di una dozzina di caccia stealth F-35 da Lockheed Martin Corp. Di cui quattro con capacità di decollo corto e atterraggio verticale. Da utilizzare su due portaelicotteri convertiti in portaerei. Chiave per le operazioni congiunte con gli Stati Uniti. Nella difesa della regione indo-pacifica.
Svolta
Il primo ministro Fumio Kishida, inizialmente noto come una colomba e non un falco, ha adottato rapidamente politiche più aggressive. E ha affermato che il Giappone dovrebbe prendere in considerazione l’acquisizione di una capacità di attacco preventivo. In risposta alla concentrazione militare della Cina. E alle crescenti capacità missilistiche e nucleari della Corea del Nord. Le forze armate giapponesi e statunitensi hanno redatto una bozza di piano congiunto di preparazione. Per una possibile emergenza a Taiwan. Come il combattimento tra le forze cinesi e taiwanesi. Il corpo dei Marines degli Stati Uniti istituirà basi temporanee sulle isole della catena giapponese Nansei. Tra Kyushu e Taiwan. Per il dispiegamento di truppe nelle prime fasi. Mentre l’esercito giapponese fornirà supporto logistico. Nonché munizioni e rifornimenti di carburante.
Ricerca sulla difesa
È probabile che il Giappone e gli Stati Uniti accettino di iniziare a elaborare un piano di preparazione ufficiale. In una riunione dei ministri degli esteri e della difesa prevista a gennaio. Il piano include anche le isole vicino a Okinawa. Il luogo della più sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale. E affronterà sicuramente le proteste dei residenti locali. La spesa per la difesa del Giappone è ora tra le prime 10 al mondo. Secondo le organizzazioni internazionali di ricerca sulla difesa.
Pena di morte
Intanto tornano le esecuzioni capitali in Giappone. Per la prima volta dopo due anni senza boia. In quello che appare a tutti gli effetti l’inizio di un nuovo corso avallato dall’amministrazione del premier Fumio Kishida. Già a ottobre, del resto, il ministro della Giustizia, Yoshihisa Furukawa, aveva definito la pena di morte “inevitabile” per i crimini efferati. E giudicati atroci dalla comunità. Dando per scontato la continuazione della pratica nell’attuale ordinamento giuridico nipponico. Gli ha fatto eco il portavoce del governo, Seiji Kihara: “Vista l’atrocità dei crimini commessi e il tasso di recidiva di alcuni soggetti è inappropriato valutare l’abolizione della pena capitale”. Le esecuzioni nel Paese del Sol Levante vengono condotte quasi unicamente per impiccagione. E riguardano in prevalenza pluriomicidi.
Sistema nipponico
Ad oggi il Giappone rimane l’unico paese assieme agli Stati Uniti, tra quelli dei G7, dove le pena capitale è ancora in vigore. E in un recente sondaggio governativo quasi il 90% degli intervistati ha definito il sistema utile alla sicurezza dei cittadini. Contro appena il 10% di contrari. Attualmente nelle carceri nipponiche ci sono 107 persone nel braccio della morte. Con una età media di 59 anni. E un periodo detentivo in media di 13 anni. Segnali di dissenso sono stati formulati dall’associazione degli avvocati. Tramite il rappresentante Tadashi Ara. Il legale ha ricordato anche la pratica considerata “incostituzionale”, di non consentire ai detenuti di ricevere alcun preavviso sul giorno in cui verrà eseguita l’esecuzione.
Gelo con Pechino
Non si è fatta attendere la replica della Cina alla decisione del governo di Tokyo di non inviare una delegazione governativa ai Giochi olimpici invernali di Pechino. In programma dal 4 febbraio. “Sollecitiamo il governo giapponese a rispettare il suo impegno a non politicizzare lo sport”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri del gigante asiatico, Zhao Lijian. La decisione del Giappone, che ha appena ospitato le Olimpiadi di Tokyo, allinea di fatto il Paese con la scelta degli Stati Uniti. Ma a Tokyo non si parla esplicitamente di boicottaggio diplomatico. Pur insistendo sull’importanza che “vengano garantiti in Cina i valori universali. Come la libertà. Il rispetto dei diritti umani fondamentali. E lo stato di diritto“. Dopo il boicottaggio diplomatico deciso da Usa e poi da Regno Unito, Australia e Canada, Pechino ha avvertito che i quattro Paesi avrebbero “pagato per le loro decisioni“.