Nell’80° anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Santa Sede e Giappone, il Papa ha rivolto un accorato appello alle autorità di Tokyo. “Inconcepibile l’uso e il possesso delle armi nucleari”. Parole tanto più significative perché rivolte ad un paese che ha sofferto l’olocausto atomico delle bombe su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945. “Le relazioni internazionali non possono essere dominate dalla forza militare. Dalle intimidazioni reciproche. Dall’ostentazione degli arsenali bellici– afferma il Pontefice-. Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana. Occorre ispirarsi ad un’etica di solidarietà”. E, aggiunge Francesco, “se realmente vogliamo costruire una società più giusta e sicura, dobbiamo lasciare che le armi cadano dalle nostre mani. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra. Come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra? Come possiamo parlare di pace mentre giustifichiamo determinate azioni illegittime con discorsi di discriminazione e di odio?”.
Minacce coreane ed espansionismo cinese: il Giappone si riarma. Cosa cambia nell’Asia Pacifico
Intanto gli scenari in Asia stanno rapidamente cambiando. L’espansionismo cinese e le minacce nordcoreane spingono il Giappone a riarmarsi. Gli stanziamenti militari di Tokyo registrano una crescita record. +50% nel budget quinquennale destinato alla Difesa in Giappone. La decisione dell’esecutivo nipponico vedrà le spese per gli armamenti assestarsi al 2% del prodotto interno lordo. In linea con i Paesi della Nato. E’ quanto aveva chiesto il premier conservatore Fumio Kishida. Nei giorni precedenti alla riunione coi ministri della Difesa e delle Finanze. Puntando a un importo che si aggira tra i 40 e i 43 mila miliardi di yen. Tra il 2023 e il 2027. Un investimento equivalente a 285 miliardi di euro. Il piano verrà discusso con gli alleati della coalizione di governo. In primis il partito Komeito, di ispirazione buddhista. Tradizionalmente più misurato su un incremento di tale portata nelle spese militari. Allo studio, secondo la stampa nipponica, ci sarebbe l’acquisto di fino a 500 missili di crociera di fabbricazione statunitense Tomahawk. Una dotazione in grado di intercettare possibili minacce dei test nucleari dalla Corea del Nord.
Effetto Ucraina
Preoccupa, inoltre, la presenza di una sempre maggiore assertività della Cina. Nella regione dell’Asia Pacifico. Un presidio alimentato dal processo di destabilizzazione della vicina Russia attraverso il conflitto in atto in Ucraina. Il dibattito della corsa alle armi è stimolato dall’alleato Usa. E continua a sollevare numerose critiche da parte dell’opinione pubblica giapponese. Il Paese del Sol Levante, infatti, è dotato di una Costituzione pacifista a partire dal Dopoguerra. Già lo scorso anno si era verificato un incremento delle voci di spesa relative al rafforzamento delle capacità difensive nelle remote isole del Sud-ovest del Paese. Con l’obiettivo di contrastare le attività navali della Cina nel Mar Cinese Orientale. L’aumento dei fondi destinati alla Difesa riflette anche i maggiori investimenti del Paese nello sviluppo di sistemi d’arma. Ossia missili da crociera e antinave aviotrasportati. Oltreché droni. Ulteriori costi riguardano lo stazionamento delle forze statunitensi sul territorio nazionale. Un anno fa, poi, il governo del Giappone ha fatto riferimento per la prima volta in assoluto al nodo Taiwan. E in particolare all’importanza della stabilità attorno all’isola insidiata da Pechino. Una svolta contenuta nel libro bianco della difesa.
Il documento, riportato dall’Agenzia Nova, si intitola “La difesa del Giappone”. E avverte che la Cina ha ulteriormente intensificato le attività militari attorno all’isola. “Stabilizzare la situazione attorno a Taiwan è importante. Per la sicurezza del Giappone. E per la stabilità della comunità internazionale”, afferma il rapporto. Una posizione formalmente assunta dal Giappone. In occasione dei dialoghi diplomatici con l’Unione europea e con il G7. Del resto centinaia di aerei militari cinesi hanno ripetutamente violato lo spazio aereo taiwanese a sud-ovest dell’Isola. I dati forniti dal ministero della Difesa di Taipei sono stati rilanciati dal documento giapponese. E il libro bianco nipponico fa anche riferimento ai passaggi di navi da guerra cinesi, incluse portaerei, attraverso il Canale di Bashi. Il tratto che collega il mar Cinese Meridionale all’Oceano Pacifico è stato anche teatro di una vasta manovra navale cinese. La nuova edizione del libro bianco della Difesa include una inusuale prefazione del ministro della Difesa, Nobuo Kishi. E vi si afferma che il Giappone collaborerà con una serie di paesi. E cioè Australia. Regno Unito. Canada. Francia. Germania. India. Nuova Zelanda. Stati Uniti. Per promuovere un Indo-Pacifico “libero e aperto”.
Il governo nipponico ha dichiarato che una eventuale invasione di Taiwan da parte della Cina verrebbe interpretata da Tokyo come “una minaccia alla sopravvivenza del Giappone”. E che per tale ragione il Paese schiererebbe le proprie forze di autodifesa a fianco degli Stati Uniti per difendere l’isola. Secondo il principio della cosiddetta “autodifesa collettiva”. L’esecutivo nipponico è stato chiaro- “Se un grave incidente dovesse accadere a Taiwan, non sarebbe affatto improbabile il concretizzarsi di una minaccia alla sopravvivenza per il Giappone”. Parole condivise dal Consiglio di sicurezza nazionale mentre la situazione relativa a Taiwan stava diventando “estremamente tesa”. Le restrizioni costituzionali all’impiego delle forze armate vincolano la mobilitazione delle forze di autodifesa giapponesi alle sole esigenze di difesa nazionale. Nel 2015, però, il governo dell’allora primo ministro Shinzo Abe ha varato una serie di norme di sicurezza. Espandendo il concetto di difesa alla minaccia della sicurezza nazionale. E alla difesa degli alleati.
Giappone e Stati Uniti hanno effettuato esercitazioni di difesa aerea. Tramite l’impiego di sistemi missilistici terra-aria. Presso le isole Nansei. Un arcipelago nell’estremo sud del Giappone. Distante circa 850 chilometri da Taiwan. All’esercitazione hanno preso parte militari nipponici e statunitensi all’isola di Amami Oshima. Dove per l’occasione sono state schierate batterie di missili antiaerei semoventi. L’esercitazione è coincisa con il centenario del Partito comunista cinese. In un contesto di crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan. Il presidente cinese Xi Jinping ha promesso di completare la “riunificazione” tra la Cina e Taiwan. E di “schiacciare” qualsiasi tentativo di proclamare l’indipendenza formale dell’isola. Parole pesanti come pietre. Pronunciate proprie in occasione del 100° anniversario della fondazione del Partito comunista cinese. “Risolvere la questione di Taiwan. E realizzare la completa riunificazione della madrepatria. Sono compiti storici inderogabili del Partito comunista cinese. E rispondono alle aspirazioni comuni del popolo cinese”, ha detto Xi nella cerimonia a Piazza Tienanmen. “Tutti i figli e le figlie della Cina, inclusi i compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan, devono lavorare assieme. E muovere nella direzione della solidarietà. Schiacciando risolutamente qualunque complotto per l’indipendenza di Taiwan’”, ha aggiunto Xi. Un campanello d’allarme raccolto da Tokyo.