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Gaza, prospettive umanitarie e speranze di pace dopo la tregua

Gaza

Foto di Emad El Byed su Unsplash

Il recente cessate il fuoco raggiunto a Gaza segna un momento fondamentale per provare a raggiungere una pacificazione nella regione, estenuata da molti mesi di conflitti incessanti, i quali hanno causato migliaia di vittime e una situazione umanitaria moto difficile. Interris.it, in merito all’attuale situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, ha intervistato il dott. Danilo Feliciangeli, referente di Caritas italiana per il Medioriente.

Gaza City (@ hosny salah da Pixabay)

L’intervista

Dottor Feliciangeli, che orizzonti si profilano per la popolazione civile nella Striscia di Gaza dopo il cessate il fuoco?

“Sperando che, nei prossimi giorni, il cessate il fuoco entri pienamente in vigore, lo stesso potrà rappresentare un sollievo enorme per la popolazione civile, senza l’incubo di morire sotto le bombe. La speranza quindi è che, almeno sotto il profilo della sicurezza per la vita e per la salute, ci possa essere un forte miglioramento. La grande differenza però, può essere fatta sotto il profilo degli aiuti umanitari in quanto, gli operatori, potranno finalmente agire in sicurezza. A tal proposito, vorrei ricordare che, in questo conflitto, sono morti tantissimi operatori umanitari, tra cui anche due di Caritas”.

Come potrà evolversi l’azione di assistenza umanitaria?

“La tregua porterà ad un miglioramento dell’azione umanitaria e, in base all’accordo che è stato firmato, nella Striscia di Gaza, entreranno tutti i generi necessari alla tutela della vita, come ai livelli pre-ottobre 2023. Dopo 468 giorni di guerra e la devastazione che ne è conseguita però, 600 camion di aiuti umanitari, non saranno certamente sufficienti perché, i bisogni attuali, sono enormi. Comunque, rispetto ai 20 – 30 di questi giorni, è comunque un risultato enorme. Inoltre, potendosi muovere liberamente, si avrà un quadro più ampio della situazione complessiva dei danni e sarà quindi più facile iniziare ad ipotizzare le fasi successive. Ad esempio, noi abbiamo una clinica a Gaza City, la quale non è più stata utilizzata dopo i primi dieci giorni di combattimento a seguito dei gravi danni riportati e, ad oggi, sarà possibile verificarne l’entità e programmare gli interventi futuri”.

Come si sta connotando l’opera della Caritas sul campo?

“Nel corso di questo anno e mezzo, con i colleghi di Caritas Gerusalemme, abbiamo sempre operato nell’ambito dell’assistenza sanitaria attraverso diciassette team medici operanti in tutta la Striscia di Gaza. Inoltre, operiamo nella distribuzione di beni di prima necessità, in parte attraverso l’elargizione di carte prepagate e sul versante dell’assistenza psicologica, rivolta prevalentemente alle mamme e ai bambini. La preparazione della tregua ci ha portato a mettere il campo tutte le risorse necessarie per ampliare la nostra azione, lanciando un nuovo programma di interventi, i quali partiranno dal primo di febbraio, per l’ammontare di ulteriori cinque milioni di euro, focalizzandoci in particolare sulla riabilitazione per i feriti e i mutilati”.

Foto: © VaticanMedia

Quali sono i vostri desideri per il futuro?

“Auspichiamo che la tregua regga e desideriamo una pace immediata. In qualità di Caritas continueremo ad operare con uno specifico programma focalizzato su questo obiettivo per tutti i Paesi della Terra Santa. Tutti, a partire dalle persone comuni, fino ad arrivare a coloro che hanno il potere di decidere, devono operare per la costruzione di una pace duratura. Dopo il dolore che c’è stato da ambo le parti, devono essere messi da parte gli interessi di parte al fine di cercare una soluzione sostenibile nel lungo periodo. La tregua è importante ma non è assolutamente sufficiente”.

Christian Cabello: