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Gavage: bambine mauritane all’ingrasso per trovare un buon marito

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Il gavage, la pratica dell’ingrassamento forzato e rapido, è una tortura a cui sono sottoposte, ancor’oggi, le giovani della Mauritania affinché l’obesità possa mostrare opulenza e prosperità e attirare mariti facoltosi. L’inquietante pratica inizia sin dalla tenera età dei 6 anni, per consentire a queste prossime spose di poter sedurre il maschio alla ricerca di benessere e ricchezza. Sono le stesse madri a spingere per aumentare il più possibile il peso, utilizzando anche farmaci specifici e pericolosi.

Il gavage, una trappola pericolosa

In una nazione spaccata dalla povertà imperante, si tenta questo stratagemma per salire a livello sociale e, in assenza di cibi di qualità, si somministrano anche prodotti poco sicuri pur di arrivare al risultato. Il cibo è distribuito, spesso, di notte perché più propizia a trattenere le calorie ingurgitate. Alcune volte, le ragazze stesse, impaurite dal fatto di essere scalzate da altre più obese e di non trovare un “buon partito”, sono decisamente consenzienti a ingoiare cibo. Il gavage (termine francese per intendere l’alimentazione con sonda gastrica) è anche pericoloso: comporta disturbi classici legati all’obesità, morti precoci e rischi di decesso prima e dopo il parto.

Vita all’ingrasso

La Mauritania, grande Stato islamico dell’Africa Occidentale, è ricoperto per la maggior parte del suo territorio da deserti, del Sahara e dal Sahel. Si tratta di un Paese molto povero, in cui la soglia della malnutrizione sfiora quasi la metà della popolazione (circa 3 milioni e mezzo di abitanti). Non è semplice, dunque, per le madri, trovare la disponibilità a rendere grasse le proprie figlie; occorre far presto (perché è difficile mantenere un ritmo così elevato di consumo di cibo) per ottenere la richiesta di matrimonio di un ragazzo benestante. Per queste bambine si apre, quindi, una vita improntata esclusivamente all’ingrasso, a detrimento di tutto ciò che è nel loro diritto, dal gioco alla scuola.’argomento è stato anche trattato in un film uscito lo scorso anno, dal titolo “Il corpo della sposa”; la regista, Michela Occhipinti, traccia la storia di una ragazza a cui è stato trovato un marito e inizia, quindi, per lei, un forzato ingrassamento, a suon di dieci pasti al giorno.

Sensibilizzazione sul Gavage

In questi casi si capisce come si sia molto lontano dalle concezioni sane dell’amore e della bellezza, condensate da Sant’Agostino. Queste le sue parole “Come l’amore cresce dentro di te, così cresce la bellezza. Perché l’amore è la bellezza dell’anima”.
Le nuove generazioni mauritane, tuttavia, sono più consapevoli e stanno lentamente abbandonando la pratica che nel Paese è denominata “leblouh”. Le ragazze, specie quelle delle città, sono meno partecipi alla convinzione diffusa dell’ingrasso e i ragazzi sono più attenti alle forme snelle delle proprie possibili spose. Lo stesso governo della Mauritania ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione e di trasformazione a livello culturale.

L’obesità in Africa

La testata Osservatorio Diritti,a maggio dello scorso anno riportava fonti con dati sorprendenti: “L’obesità in Africa è più diffusa di quanto si pensi: otto tra i venti Paesi al mondo coi maggiori tassi di crescita di questo problema di salute si trovano qui. […] Ci sono diritti umani che faticano ad essere invocati e rimangono impantanati tra luoghi comuni e mancanze dell’informazione. Uno di questi è il diritto a una giustizia alimentare, a un accesso al cibo sano e a una vita dignitosa dal momento che oggi, soprattutto in Africa, la mancanza di accesso al cibo sano è causa di malattie, come l’obesità, che portano esclusione sociale e malattie.

Malattia fuori controllo

Un’ampia diffusione di cibo spazzatura e disinformazione alimentare, del resto, sono specchio di disuguaglianze sociali diffuse e connaturate nella società. […] A inizio anno il Global Index Wellness ha rivelato che in Africa c’è una vera e propria epidemia di obesità. Capofila dei Paesi afflitti da questo problema è il Sudafrica, dove il tasso di obesità infantile rasenta il 13% e una delle cause principali è la crescita dell’industria alimentare del Paese. Ma la terra di Mandela non è la sola nazione ad affrontare il problema. Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, in Burkina Faso la prevalenza dell’obesità negli adulti negli ultimi 36 anni è salita quasi del 1400 per cento.  In GhanaTogo, Etiopia e Benin è cresciuta del 500% e in Kenya ormai sembra essere una malattia fuori controllo”.

L’Istat, con un comunicato stampa del 29 ottobre scorso (riferito agli anni 2018-17), a proposito di peso eccessivo, precisa: “L’obesità tra bambini e ragazzi è un fenomeno che si rileva non soltanto in Italia e nei Paesi europei, ma anche nel resto del mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima siano oltre 340 milioni i bambini e gli adolescenti di 5-19 anni in eccesso di peso. Nei paesi dell’Ue, in media, è obeso quasi un bambino su otto tra i 7 e gli 8 anni. Cipro (20%), Italia (18%), Spagna (18%), Grecia e Malta (17%) mostrano i valori più elevati; Danimarca (5%), Norvegia (6%) e Irlanda (7%) quelli più bassi.

I numeri italiani

Nel biennio 2017-2018, In Italia si stimano circa 2 milioni e 130 mila bambini e adolescenti in eccesso di peso, pari al 25,2% della popolazione di 3-17 anni (28,5% nel 2010-2011). Emergono forti differenze di genere con una più ampia diffusione tra i maschi (27,8% contro 22,4%)”. Giuliano Enzi, professore universitario di Medicina Interna ha pubblicato nel 2012, per Cleup Editore, un interessante libro dal titolo “Grasso è bello? Aspetti antropologici, storici, culturali e sociali dell’obesità”. L’autore scrive “L’obesità è un significativo tracciante dell’evoluzione degli attributi del bello e del sano: è simbolo di fertilità nelle società preistoriche, indicatore di benessere sociale ed economico in epoca storica, predittore di patologia e stigma di trasgressione e di incapacità di auto-controllo nella società contemporanea”.

Gavage, tortura… sfiorata

La nostra cultura valuta il gavage come tortura ma va ricordato anche, come in passato, l’Italia abbia “sfiorato” l’argomento. Era una pratica “consigliata” (non alle estreme e scientifiche condizioni della Mauritania), infatti, per le famiglie meno disastrate del secondo dopoguerra: al motto di “grassezza fa bellezza” si vantavano al prossimo le buone condizioni economiche della propria famiglia. L’obiettivo non era solo quello estetico ma acquisire anche le attenzioni di qualche “buon partito”. Nelle intenzioni di queste mamme significava far capire il grande potenziale di fertilità e di procreazione. Non si conoscevano a sufficienza tutti i rischi per la salute legati al peso eccessivo.

Il progresso, culturale, spirituale, medico ed economico, deve condurre a un rapporto sempre più equilibrato e sano con il cibo, slegando l’aspetto sentimentale e affettivo dal peso della persona. Nessun individuo deve essere costretto, sfruttato e schiavizzato, anche nel mangiare. Accaparrarsi egoisticamente un marito ricco non è l’obiettivo da perseguire e non salverà le comunità più povere anzi, aumenterà l’ampio divario economico già esistente.

Marco Managò: