“I ragazzi hanno vissuto molto male questi due anni e mezzo di pandemia. Come emerso dal nostro studio (ancora in corso perché si articola in tre anni, ma i primi risultati sono stati recentemente pubblicati), ci sono elementi molto preoccupanti in merito alla loro salute mentale. Lo evidenzia a InTerris.it l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) Carla Garlatti a pochi giorni dalla conclusione degli esami di maturità, i primi ad essere tornati con gli scritti in presenza dopo due anni di stop.
L’intervista alla Garante Carla Garlatti (AGIA)
Quali sono i disturbi emersi in questi due anni di pandemia?
“Dallo studio ‘Salute mentale dei minorenni: i disturbi emersi in pandemia rischiano di diventare cronici‘ (condotto con con l’Istituto Superiore di Sanità) sono emersi disturbi del comportamento e alimentare; ad esempio l’anoressia, malattia tipicamente femminile, ha avuto un forte incremento anche tra i ragazzi; poi: ideazione suicidaria; autolesionismo; alterazione del ritmo sonno-veglia; nonché disturbi dell’apprendimento vari. Tutta una serie di problematiche anche gravi. Inoltre, è stato riportato un aumento di richieste di aiuto da parte dei genitori o dei minori stessi a causa del crescente abuso di sostanze psicoattive, quali droghe e alcool. Insomma, i ragazzi hanno vissuto davvero male questo periodo”.
Dello studio cosa l’ha colpita particolarmente?
“Un dato inusuale. I ragazzi sono rimasti disorientati nello scoprire la fragilità degli adulti dinanzi al Covid”.
I bambini come hanno reagito?
“Benché gli adolescenti sono quelli che hanno sofferto di più la mancanza di socialità, anche i bambini hanno pagato un prezzo, anche se in misura minore. Coloro che vivevano in una famiglia funzionale, il lockdown è servito per passare più tempo con i genitori che generalmente lavorano entrambi. Ma per quelli che già vivevano in famiglie problematiche, la convivenza forzata è stata ulteriormente dolorosa, perché si sono trovati in una specie di gabbia. Come accaduto per le donne che vivono abusi o violenze domestiche”.
Primo anno con un ritorno dell’esame scritto alla maturità: come hanno vissuto i ragazzi questo primo passo verso la normalità?
“I ragazzi lo hanno vissuto con un po’ di preoccupazione e senso di inadeguatezza. Sia perché avvertivano di non aver ricevuto in questi due anni una preparazione completa – con troppi mesi passati in DAD – sia perché temevano di non essere più abituati ad affrontare la normalità. L’ansia era data anche dal fatto che non venisse loro riconosciuto il fatto che provenissero da due anni di assenza da scuola. Cosa che però non sembra sia successo”.
Cosa è la consultazione pubblica “La scuola che vorrei”?
“L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha lanciato lo scorso 8 ottobre e per la durata di un mese una consultazione pubblica tra gli studenti. I quesiti sono stati sottoposti ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni e sono stati elaborati dalla ‘Consulta delle ragazze e dei ragazzi’ dell’Agia. Cinque gli ambiti toccati dalle 26 domande della consultazione, intitolata ‘La scuola che vorrei’: gli spazi, la didattica, le tecnologie, le valutazioni e il rapporto con il territorio”.
Quali sono state le richieste dei giovani evidenziate dalla consultazione?
“I ragazzi hanno espresso molte perplessità e proposte fattive sulla scuola. La prima è che il voto scolastico non prendesse in considerazione solo l’effettivo traguardo di conoscenza raggiunto ma anche l’impegno realmente messo per raggiungerlo. In questi due anni i ragazzi hanno faticato moltissimo: seguire in DAD è molto più faticoso e dispersivo della didattica in presenza. I ragazzi non sono contrari tuot court alla bocciatura, ma dovrebbe essere valutato maggiormente l’impegno profuso”.
Cosa vorrebbero inoltre dalla scuola e dagli insegnanti?
“Dalle domande prodotte dai ragazzi della consulta è emerso che gli studenti tra i 14 e i 18 anni vorrebbero un maggior dialogo con gli insegnanti; una scuola più aperta con la possibilità di accedere a strutture sportive e a poli museali anche fuori dall’orario scolastico; una maggiore educazione al digitale con le sue potenzialità e pericoli; più laboratori; un superamento della didattica frontale a favore di una didattica di interazione più dinamica; lo studio delle lingue straniere fatte da insegnanti madrelingua e un piano di studi che comprenda anche materie a scelta, sul modello anglosassone. Si è però evidenziata una scarsa simpatia per l’educazione civica. Poiché si tratta di una materia importante, bisognerebbe chiedersi perché non è accattivante per i giovani”.
Prima la pandemia, ora anche la guerra. Quale Garante, vuole fare un augurio ai ragazzi?
“Cito Gian Battista Vico: ‘sembravano traversie ed eran in fatti opportunità’. Invito dunque i ragazzi a guardare a tutto questo come ad un’opportunità di crescita personale. Per esempio, imparare a non dare nulla di bello di scontato nella vita, neppure la pace o la salute. Avere la possibilità di andare a scuola, di stare con gli amici… non sono cose scontate e vanno apprezzate perché tanti giovani in altri Paesi non possono farlo. Infine, dico loro di guardare al futuro con fiducia in se stessi. Sì, nelle proprie forze, perché loro sono stati quelli maggiormente capaci di adattarsi ai cambiamenti difficili imposti dal Covid dimostrando un’intelligenza e un’adattabilità che spesso neppure noi adulti siamo stati capaci di mettere in atto. I giovani hanno in loro stessi le risorse: devono essere consapevoli di averle, possono e devono usarle nei momenti di difficoltà”.