“Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale può rivelarsi benefico per l’umanità, ad esempio promuovendo innovazioni nei settori della medicina e dell’assistenza sanitaria, così come aiutando a proteggere l’ambiente naturale e consentendo l’uso sostenibile di risorse alla luce dei cambiamenti climatici. Tuttavia, può anche avere gravi implicazioni negative per la popolazione, specialmente per i bambini e gli adulti più vulnerabili. Non bisogna mai perdere di vista l’importanza di utilizzare tale conoscenza per servire e promuovere la dignità delle persone e dell’umanità nel suo insieme”. E’ il monito che Papa Francesco ha recentemente rivolto ai partecipanti dell’assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sull’utilizzo etico della IA.
Usi e abusi dell’a IA: quali prospettive?
L’uso dell’intelligenza artificiale è sempre più diffuso in settori che coinvolgono decisioni complesse e gestione di grandi quantità di dati. Ad esempio negli ospedali, dove supporta diagnosi e terapie; nella finanza, per l’analisi dei dati e la gestione dei rischi; nel settore legale per la revisione di documenti; nell’istruzione per l’apprendimento personalizzato, così come nell’industria, nell’e-commerce, nella sicurezza pubblica e in agricoltura. Eppure, presenta anche aspetti e usi negativi che destano preoccupazione. In questa intervista esclusiva per Interris.it, il professor Alberto Gambino, Presidente nazionale del Centro Studi Scienza & Vita (Cs S&V) e Commissario Europeo presso l’ECRI (Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza), riflette sui complessi rischi e sulle straordinarie opportunità legate all’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nei vari ambiti della società contemporanea. Gambino esplora i pericoli legati alla delega acritica alle decisioni degli algoritmi, che rischiano di sostituire la capacità umana di giudizio, e sottolinea l’importanza di un controllo umano efficace per garantire che la dignità dell’uomo rimanga centrale.
L’intervista ad Alberto Gambino, Commissario Europeo Ecri
Quali sono le principali sfide che l’intelligenza artificiale (IA) pone alla società contemporanea?
“La sfida principale è all’essere umano e alla sua capacità di scelta. Gli algoritmi, che prendono decisioni, sono costruiti attingendo da una immensa quantità di dati che l’intelligenza umana non conosce o non è in grado di afferrare. La rielaborazione informatica dei dati si basa sulla statistica, che guarda a cosa abitualmente succede davanti a certi fatti e circostanze. Con questo bagaglio di informazioni l’algoritmo “predice” cosa potrebbe accadere e, di conseguenza, dà consigli e prende decisioni. All’intelligenza umana non può però sfuggire che si tratta di analisi e scelte che attingono tutte da dati e informazioni che riguardano il passato, mentre l’essere umano possiede potenzialità legate anche a intuizione, empatia e senso di trascendenza che rendono le sue decisioni spesso imprevedibili secondo la logica algoritmica. Si tratta di capire, caso per caso, quale dei due processi decisionali sia più coerente con la scelta da prendere”.
In che modo l’IA può contribuire a promuovere e tutelare la dignità umana? Può fornire esempi concreti?
“La dignità umana viene spesso calpestata a causa di crimini e discriminazioni. Programmi software basati sull’intelligenza artificiale possono essere, e già in parte lo sono, uno strumento formidabile in campo investigativo. Anche un buon uso della IA in campo medico sanitario può enormemente ampliare l’accesso alle cure e alle terapie di fasce della popolazione oggi escluse e, dunque, lese nella loro dignità. Inoltre, soggetti politici e istituzionali, che si muovano nell’orizzonte del bene comune e della salvaguardia dei diritti umani, possono ben utilizzare l’IA per prendere decisioni più ponderate, confortati da numerosissimi dati statistici e dalla loro interazione elaborata da sistemi informatici”.
Quali sono invece i rischi principali?
“Il rischio principale è l’assuefazione. Cioè che l’utilizzatore della IA si abbandoni alla scelte di questa e, come se l’algoritmo fosse un oracolo, le segua pedantemente senza alcuna lettura critica. La capacità della mente umana, come detto, possiede alcune doti che sono estranee alla logica dell’algoritmo e che in molti casi si rivelano più adatte al caso concreto di quanto non lo sia una decisione esclusivamente robotica”.
Qual è il ruolo delle istituzioni nel garantire che l’IA sia utilizzata per il bene comune?
“Il ruolo delle istituzioni, soprattutto internazionali, è decisivo. I modelli di IA sono disegnati e costruiti da importanti aziende private che, in mancanza di un quadro legislativo puntuale – il più universale possibile – rispondono a logiche che attingono a valori e principi sostanzialmente arbitrari. Se non ci fosse una contromisura politico-sociale, tali modelli si imporrebbero alle abitudini e ai comportamenti delle persone senza alcuna garanzia che ciò sia davvero nell’interesse generale e rispettoso della natura umana degli individui e della missione sociale delle comunità organizzate”.
A proposito della necessità di una regolamentazione dell’IA, quali misure dovrebbero essere implementate per garantirne un uso rispettoso e sicuro?
“La prima misura, che in punto di principio è contenuta nel Regolamento europeo sulla IA, è la possibilità costante del controllo umano sulle scelte dell’algoritmo. Deve tuttavia essere un controllo effettivo e confortato da criteri condivisi attraverso processi democratici, che partano dall’ethos e dai valori dei contesti in cui si applica la decisione della IA. L’altra misura è la trasparenza e comprensibilità del processo decisionale dell’algoritmo che – come un libro aperto – consenta a chiunque ne faccia uso di capire la presenza di eventuali bias e criticità. Il ruolo della buona politica è fondamentale per rendere effettivi entrambe le contromisure”.
Come vede il futuro della società in relazione all’IA e alla dignità umana? Ci sono segnali positivi che indicano una coesistenza armoniosa?
“Il futuro dipende da come si costruisce il controllo umano della IA. Se rimane un controllo di facciata o soltanto formale, il futuro comporterà il generale appiattimento e standardizzazione della cultura planetaria. Segnali positivi perché ciò non accada stanno però nel vivace dibattito pubblico e istituzionale che si registra un po’ dovunque e, mi si passi la semplificazione, nella presenza di un frate teologo (Paolo Benanti) nell’organismo ONU incaricato di valutare i rischi, le opportunità e definire una governance internazionale dell’Intelligenza Artificiale”.