Le ultime rilevazioni statistiche disponibili ci dicono che, in Italia, ci sono circa 2,8 milioni di nuclei familiari che hanno un componente con disabilità al loro interno. Queste cifre, oltre a rappresentare più del 10% delle famiglie, ci pongono di fronte a una sfida inedita, che deve saper mettere al centro la persona e l’attuazione di buone pratiche necessarie per favorire l’inclusione a tutto campo.
Il G7 di Assisi e Solfagnano
In questo processo fondamentale per accelerare un cambio di paradigma sul tema della disabilità a livello planetario occorre che, i diversi Paesi, a livello interministeriale, si confrontino per realizzare strategie e impegni miranti alla presa in carico delle persone con disabilità. Questa occasione, per la prima volta, sta per avere luogo ad Assisi e Solfagnano, dove, tra oggi, domani e dopodomani, si tiene il G7 “disabilità e inclusione”, il quale vede la partecipazione dei ministri che si occupano di disabilità e inclusione per il G7 ovvero Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Interris.it, in merito agli obiettivi e ai risultati auspicati per questo vertice, ha intervistato il ministro per le Disabilità del Governo italiano, la dottoressa Alessandra Locatelli.
L’intervista
Ministro Locatelli, per la prima volta nella storia l’Italia ospita un G7 dedicato al tema della disabilità. Che risultati si aspetta da questo vertice?
Impegni concreti e condivisi. Sono convinta che il G7 Inclusione e Disabilità, il primo della storia, che abbiamo voluto e in cui crediamo, possa generare una nuova attenzione su questi temi e rafforzare gli sforzi di ogni Paese per l’accessibilità universale, principio cardine della Convenzione ONU, garantendo a ciascuno la piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica. Le otto priorità del documento finale “La Carta di Solfagnano” sono un impegno chiaro in questa direzione: inclusione lavorativa, vita indipendente, disponibilità dei servizi, messa in sicurezza delle persone con disabilità in caso di crisi climatiche, umanitarie o conflitti, sviluppo e utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Con uno sguardo alle sfide del futuro che comprendono sicuramente anche altre tematiche sulle quali continueremo a lavorare tutti anche per i prossimi G7.
Quali sono, a suo parere, le sfide più grandi da affrontare per favorire l’inclusione delle persone con disabilità nella società?
Le sfide restano tante. Penso all’accessibilità universale, al superamento delle barriere fisiche e culturali, al sostegno ai caregiver familiari, al Dopo di noi. In questi anni, però, abbiamo compiuto passi in avanti molto significativi e la stessa riforma sulla disabilità che stiamo attuando consentirà di semplificare e migliorare la qualità di vita delle persone. Siamo passati dal tema dell’integrazione all’inclusione, ora serve passare dall’inclusione alla valorizzazione dei talenti di tutti. E il G7 sarà incentrato proprio sulla valorizzazione delle competenze di ogni persona. La sfida più grande che abbiamo davanti a noi è questa: dobbiamo offrire occasioni e soprattutto iniziare a vedere in ciascuno le potenzialità e non i limiti.
L’Italia, dal 1992 ad oggi, con l’approvazione della legge 104, ha iniziato un cambio di paradigma nei confronti della disabilità che continua ancora oggi. Che messaggio possiamo lanciare agli altri Paesi su questo versante?
Di concretezza. In questi due anni di governo abbiamo dato dignità al tema delle disabilità, abbiamo promosso una nuova prospettiva in Italia e all’estero. Il nostro Paese è visto da molti come modello. Siamo uno dei pochi Paesi ad avere una legge sull’inclusione scolastica e sull’inclusione lavorativa. Possiamo contare inoltre su una risorsa unica: il mondo del Terzo settore, che svolge un ruolo straordinario in tutto il Paese. Certo, c’è ancora tanto da fare e su cui migliorarsi, ma siamo sulla strada giusta.
Guardiamo al futuro: cosa vorrebbe dire alle persone con disabilità e ai loro familiari caregiver?
Abbiamo iniziato a scardinare la burocrazia e le rigidità che nel tempo hanno caratterizzato i percorsi di accesso alle misure, agli ausili, alle diverse risposte che riguardano la presa in carico della persona. La riforma permetterà di semplificare gli iter, di superare le frammentazioni tra le risposte sanitarie, sociali o assistenziali e, attraverso il Progetto di vita, di garantire alla persona con disabilità e alla sua famiglia di ricevere sostegni mirati e condivisi. La strada è tracciata, serve continuare a lavorare insieme, con sempre più coraggio, in questa direzione per sostenere questo percorso di cambiamento che è iniziato e nel quale sono fiduciosa si possa arrivare a dare una legge che sostenga le famiglie che amano e curano i propri cari, che non vogliono essere sostituite ma adeguatamente accompagnate in questo delicato compito.”