Dopo oltre sette settimane di guerra in Ucraina, secondo i dati diffusi dall’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, vi sono 4,8 milioni di rifugiati fuggiti dal paese – circa il 10% della popolazione totale dello stesso -, a cui bisogna aggiungere ben 6,7 milioni di civili che sono sfollati interni. Tra questi sono inclusi 4,5 milioni di bambini. Insomma, questo conflitto, sta provocando grandi sofferenze a cui il mondo del volontariato in Italia ed in Europa sta cercando di porre rimedio attraverso un’opera di vicinanza, sostegno e ospitalità di cui si susseguono numerosi esempi virtuosi.
L’esperienza di dappertutto OdV
Tra queste realtà del mondo del volontariato che stanno operando per ospitare i profughi ucraini in fuga dalla guerra vi è l’associazione dappertutto OdV la quale nasce a Sondrio nel 2009, inizialmente con il nome di Tecnici Senza Barriere e composta da tecnici professionisti volontari. Lo scopo è quello di dare una risposta a una specifica richiesta del territorio, offrendo un concreto aiuto alle persone con disabilità e alle loro famiglie nel processo di inclusione nella società. Essa, in particolare, incentiva e favorisce l’inclusione delle persone con disabilità attraverso l’utilizzo di specifici ausili quali ad esempio la joelette con l’intento di permettere alle persone con fragilità di fruire dei contesti naturali non antropizzati e, oltre a ciò, fornisce consulenza tecnica gratuita alle loro famiglie, al fine di abbattere le barriere architettoniche all’interno delle abitazioni e nei luoghi pubblici. In particolare, l’associazione dà la possibilità alle persone con disabilità e alle loro famiglie di fruire di periodi di vacanza gratuiti. La struttura – denominata La Torre dei Basci – è composta da nove appartamenti che, da quando è cominciata la guerra in Ucraina, accoglie a titolo gratuito famiglie di profughi ucraini con numerosi bambini.
Le parole dei profughi
Quando si giunge in questo luogo, lo sguardo dei profughi è intriso di preoccupazione per i famigliari rimasti in Ucraina ma anche di fierezza per come l’Ucraina intera stia dando prova di coraggio. Yuri, un ragazzo di quasi trent’anni, manager e personal trainer nonché padre di quattro piccoli bambini – di cui due gemelli – è partito da Kiev la sera del 28 febbraio, dopo il primo attacco russo. Egli ha sottolineato con sguardo fiero “la volontà di tornare a casa dopo la vittoria dell’Ucraina” e il desiderio di “aiutare i disabili nella riabilitazione” mentre starà in Italia. Quando parla della battaglia che sta infiammando Mariupol lo sguardo di Yuri si fa più cupo e, con voce ferma, dice che “l’esempio di Mariupol rappresenta un valore per il mondo intero” e nutre una “gratitudine sconfinata per i soldati ucraini”. Alina ha quasi 50 anni, proviene dalla regione di Cernivci – nei pressi del confine con la Moldavia – dove la sua famiglia possiede una piccola azienda agricola, è in Italia dai primi di marzo con la figlia di 12 anni mentre il marito e i suoceri sono rimasti in Ucraina, ella parla di una “guerra insensata” e – quando parla del marito – si commuove, dicendo che “spera di tornare dalla propria famiglia” per vivere “una vita serena, occuparsi della fattoria e far crescere i figli in Ucraina”. Yuri e Alina porgendo i loro saluti auspicano per il futuro “la pace e la serenità, con la fine di una guerra senza senso”. Interris.it, in merito a questa esperienza di accoglienza, ha intervistato Walter Fumasoni, presidente dell’associazione dappertutto OdV.
L’intervista
Come ha maturato la decisione di ospitare dei profughi di guerra provenienti dall’Ucraina?
“Non è stata una decisione, ma è stato più un rispondere a un bisogno. Quindi, senza pensarci più di tanto, visto che c’era bisogno di persone che accogliessero altre persone in stato di forte necessità, il processo è stato automatico. Aiutare chi fugge da una guerra è un dovere”.
Quanti sono i rifugiati che accogliete a “La Torre dei Basci”? Quali sono le necessità più impellenti che riscontrate?
“Attualmente i rifugiati che accogliamo sono 22, il più giovane ha 6 mesi e la più anziana 50 anni, quindi c’è un’età media piuttosto bassa. Chiaramente sono in prevalenza donne e bambini, è presente un solo papà che ha potuto lasciare l’Ucraina in quanto ha quattro figli molto piccoli. Le necessità inizialmente sono state quelle legate ai bisogni alloggiativi, di alimentazione e di vestiario, si pensi che – chi è arrivato in Italia con un pullman o con un treno – aveva con sé solamente uno zainetto; pertanto, abbiamo dovuto dare loro i vestiti necessari. Superata questa prima fase, la necessità più impegnativa è quella di supplire e adempiere a tutto ciò che concerne gli aspetti amministrativi e burocratici – ad esempio l’effettuare i tamponi per il Covid -19, ottenere le tessere sanitarie, i permessi di soggiorno, i codici fiscali, iscrivere i bambini a scuola e, di conseguenza effettuare tutte le vaccinazioni necessarie per l’iscrizione agli istituti scolastici. Questa è un’attività per la quale pensavo che intervenissero le istituzioni ma – ad oggi, a distanza di un mese – le stesse non danno tutto il supporto necessario, non solamente dal punto di vista abitativo e pratico ma in particolare da quello gestionale e amministrativo. A tal proposito – spero, penso e credo che – una volta approntata la dovuta organizzazione, ci siano dei mediatori i quali possano accompagnare le persone alla ricerca di un lavoro, sistemare i propri documenti e gestire i propri figli a scuola. Ad oggi, la difficoltà più grande, è proprio tutto questo: la scuola, gli aspetti sanitari e gli eventuali inserimenti lavorativi”.
In che modo chi lo desidera può aiutarvi?
“Ora come ora, lo strumento più dinamico, è quello di avere liquidità a disposizione per far fronte a tutte le loro necessità alle quali provvedo personalmente quindi – chi vuole ed ha la possibilità – può effettuare una donazione attraverso il sito dell’associazione dappertutto OdV di cui sono il presidente, oppure donarci buoni carburante e carte d’acquisto per i beni alimentari che provvederemo a distribuire direttamente alle famiglie per far si che possano acquistare tutto il necessario”.
Quali sono i suoi auspici per il futuro in merito a questa situazione?
“L’auspicio è che questa guerra termini presto e i profughi possano tornare alle loro case. Il loro problema più grande – paradossalmente – non è quello di oggi legato all’ansia per la sorte dei parenti rimasti in Ucraina ma – passata tale fase – c’è una totale compromissione dei loro progetti di vita futuri, i quali non saranno più gli stessi e – a causa della guerra – saranno molto più in salita. La difficoltà sarà poi prendere in mano ciò che rimarrà ed affrontare le difficoltà al fine di ricostruire il loro paese e la loro vita. I genitori e i bambini che si trovano qui oggi dovranno portare avanti la ricostruzione dell’Ucraina e ciò non durerà poco. Questo processo sarà sia materiale che morale e tutti noi dobbiamo fornire il supporto necessario”.