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Forni (ANMIL): “Come sostenere le famiglie che hanno perso un loro caro sul lavoro”

Nella 73ª Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, Interris.it ha intervistato il Presidente ANMIL, Zoello Forni, per confrontarsi sui dati relativi al fenomeno infortunistico e su cosa è necessario fare per una maggiore sicurezza sul lavoro

Si celebra oggi, domenica 8 ottobre, la 73ª Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro istituzionalizzata con D.P.C.M. nel ’98 su richiesta dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio della Rai che ha inteso garantire il pieno sostegno delle testate giornalistiche per sottolineare quanto sia importante mettere la sicurezza sul lavoro al primo posto, mentre la manifestazione principale quest’anno si svolgerà a Roma, in Campidoglio, dove hanno già confermato la presenza alcune tra le maggiori autorità istituzionali tra cui, in rappresentanza del Governo, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Previste manifestazioni in tutta Italia organizzate dalle Sedi territoriali associative.

Foto di Ümit Yıldırım su Unsplash

Il numero delle vittime sul lavoro

Cento vittime sul lavoro al mese: nel 2022 sono 1.208 gli infortuni mortali denunciati all’Inail. Nei primi otto mesi di quest’anno i casi sono 657. Numeri in calo nel confronto annuo, ma che continuano a raccontare una vera e propria strage. Diminuisce nei primi otto mesi di quest’anno il totale delle denunce di infortunio sul lavoro (aumentate invece nel 2022): risultano oltre 383 mila (383.242), in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e dell’8,1% rispetto al 2019, anno pre-pandemia. Le denunce con esito mortale sono 657, 20 in meno rispetto al periodo gennaio-agosto 2022 e 28 in meno rispetto al 2019. Le malattie professionali sono aumentate: 48.514, +23,2% rispetto allo stesso periodo del 2022 e +18,2% rispetto al 2019.

Foto di Victor su Unsplash

Cento morti al mese sul lavoro sono dati che fanno riflettere sulla centralità della sicurezza negli ambienti lavorativi, come da otto decenni evidenzia ANMIL. Infatti quest’anno la Giornata Nazionale assume una valenza ancor più significativa data la ricorrenza dell’80° Anniversario dell’Associazione celebrato lo scorso 11 settembre attraverso due straordinari appuntamenti: le Udienze dal Santo Padre e dal Presidente della Repubblica.

Interris.it ha intervistato il Presidente ANMIL, Zoello Forni, per confrontarsi sui dati relativi al fenomeno infortunistico e su cosa è necessario fare per una maggiore sicurezza sul lavoro.

L’intervista a Zoello Forni, Presidente ANMIL

Oggi si celebra la Giornata Nazionale per le Vittime di Incidenti sul Lavoro: perché è importante che esista una Giornata dedicata specificatamente alle cosiddette “morti bianche”?

“Innanzitutto tengo a sottolineare quanto la nostra Associazione si batta per l’abolizione del termine ‘morti bianche’ nel riferirsi alle morti sul lavoro. Morti che di bianco non hanno nulla. Il ‘bianco’ allude all’assenza di una colpa, un’attribuzione della causa al ‘fato’ mentre per le morti sul lavoro la colpa è ancor più fondante ed emergenziale in quanto si riferisce alla società tutta.
La Giornata Nazionale per le Vittime di Incidenti sul Lavoro viene celebrata in tutta Italia dal 1951 e, su nostra richiesta, dal 1998 è stata istituzionalizzata con direttiva del Governo. Un segnale importante di quanto la tragedia delle morti sul lavoro sia un affare nazionale, che riguarda ognuno di noi e che merita informazione e formazione sin dai banchi di scuola, passando poi per l’intero percorso lavorativo e di crescita individuale di ogni cittadino in modo che la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro diventi un pilastro del patrimonio culturale del nostro Paese”.

I primi mesi dell’anno segnano un aumento o una diminuzione dei morti sul lavoro?

“I dati che l’INAIL fornisce mensilmente riguardanti le denunce di infortuni mortali e non presentate all’Istituto, ad oggi, sono fermi ai primi otto mesi (da gennaio ad agosto 2023). Nei giorni scorsi il Commissario Straordinario D’Ascenzo ha presentato la Relazione Annuale INAIL anticipando i numeri di questo intervallo temporale che sottolineano una diminuzione delle denunce d’infortunio, in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e dell’8,1% rispetto al 2019, anno pre-pandemia. Allarma l’incremento delle denunce di malattia professionale: il 23.2% rispetto al 2022 e del 18.2% rispetto al 2019. Rendiamoci conto che questa diminuzione non ci fa scostare neanche di un millimetro davanti all’emergenza nazionale per la quale la nostra Associazione si batte da 80 anni senza sosta”.

ANMIL è da 80 anni al fianco dei lavoratori: come è cambiata la prevenzione e la sicurezza sul lavoro in questo lasso di tempo?

“Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro segue – come tutto ormai – la rilevanza attribuitagli dalla cronaca. Basti pensare alle notizie che, solo nell’ultimo periodo, hanno avuto uno spazio più mediaticamente incisivo e risonante come la morte della giovane Luana D’Orazio. Al ‘furor di cronaca’ e, conseguentemente, ‘di popolo’ seguono azioni di Governo: tavoli interministeriali, proposte di legge, messa in campo di misure certamente importanti ma che non vanno ancora ad agire sull’elemento che, per noi, rappresenta la chiave di svolta: la cultura della sicurezza. Inoltre l’ANMIL ha evidenziato più volte che il Testo Unico del 1965, e quindi tutto il sistema degli indennizzi riconosciuti dall’Inail, andrebbe rivisto alla luce del moderno mercato del lavoro, per renderlo più adeguato alla società di oggi e a tutti i cambiamenti avvenuti nel corso di quasi 60 anni di vigenza. Il lavoro è tanto e, ribadisco, oltremodo urgente anche in virtù dell’evidenza che le modalità con le quali, ad oggi, le persone muoiono o subiscono infortuni spesso altamente invalidanti sul lavoro sono le stesse di 50 anni fa”.

Il numero di morti e feriti sul lavoro è ancora drammaticamente alto. Cosa c’è ancora da fare?

“Ancora formare, ancora informare. L’urgenza che più volte ho sottolineato sino ad ora è quella di puntare sulla cultura della prevenzione, sulla percezione del rischio e sulla consapevolezza, anche con metodologie innovative come la testimonianza delle vittime del lavoro e di malattie professionali. Uno dei ‘fiori all’occhiello’ della nostra Associazione è quello portato avanti dalla Scuola della Testimonianza ANMIL attraverso la quale formiamo i nostri soci, invalidi del lavoro, ad entrare nelle scuole e nelle aziende per raccontare la loro storia, il loro infortunio e post-infortunio. La testimonianza di persone, lavoratori, che hanno vissuto sulla propria pelle un infortunio portandone il carico emozionale e, spesso, le evidenze fisiche, riesce a smuovere, attraverso un rapporto emozionale e altamente formativo, le coscienze degli ascoltatori attraverso una metodologia di forte impatto capace di lasciare il segno e portare i soggetti ad interiorizzare la tematica prima di approcciarsi agli aspetti normativi e procedurali che sono, ovviamente, di fondamentale importanza”.

Quali sono le richieste di ANMIL al Governo a tutela delle famiglie che hanno perso un loro congiunto sul lavoro?

“Il miglioramento della tutela riconosciuta ai superstiti delle vittime del lavoro è un’altra delle principali battaglie e rivendicazioni associative. Oltre al dolore incalcolabile della perdita di un proprio caro, queste famiglie devono spesso affrontare enormi difficoltà, sia di ordine economico che sociale, delle quali lo Stato deve farsi carico. In loro favore si dovrebbe e potrebbe fare molto di più, sia dal punto di vista del sostegno materiale sia per garantire loro il diritto al lavoro. In sintesi le proposte dell’ANMIL in tal senso sono: l’esclusione della rendita riconosciuta ai superstiti delle vittime del lavoro dal reddito rilevante ai fini del calcolo dell’Isee; interventi in favore dei congiunti di tutti i lavoratori (quali genitori o fratelli) ai quali l’Inail oggi non riconosce alcun indennizzo; l’estensione del diritto alla rendita ai superstiti in favore dei figli fino oltre il limite attuale di 26 anni, soprattutto considerando i tempi di crisi economica e lavorativa che stiamo vivendo; azioni urgenti destinate al miglioramento del sistema di inserimento lavorativo dei superstiti ai sensi della legge 68/1999. Su quest’ultimo punto tengo a sottolineare che ANMIL eroga corsi di formazione gratuiti, attraverso il suo Istituto di Formazione e Riabilitazione IRFA a tutte le persone con disabilità e loro familiari”.

La delegazione ANMIL ricevuta da Papa Francesco per gli 80 anni dell’associazione. Vaticano, 11 settembre 2023, foto: Vatican Media

 

Che cosa ha provato nell’essere ricevuto insieme a ANMIL da Papa Francesco e quali parole vi ha rivolto il Pontefice?

“La folta delegazione di invalidi e volontari ricevuta in udienza privata lo scorso 11 settembre dal Santo Padre rappresentava, per noi, la minuscola fetta di un intero mondo che va tutelato e al quale Sua Santità ha dedicato un messaggio di umanità e conforto. Il Santo Padre ci ha ringraziato per esserci e per continuare a batterci, da 80 anni, nei confronti della categoria che tuteliamo, incoraggiandoci ad andare avanti. E’ stata un’emozione senza pari e per questo siamo noi a ringraziarlo. Papa Francesco ha sottolineato quanto la tragedia degli infortuni sul lavoro inizi quando ‘il fine non è più l’uomo, ma la produttività, e l’uomo diventa una macchina di produzione’. Il messaggio è importante ed è esattamente il nucleo nevralgico di quanto ci siamo detti sino ad ora: bisogna lavorare sull’umanità intera, sulla formazione e sull’esserci, in modo che nessuno rimanga indietro”.

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