Si sono svolti nella mattinata di venerdì 21 gennaio i colloqui a Ginevra tra il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken sullo sfondo delle tensioni attorno alla possibile offensiva russa in Ucraina.
L’incontro è durato un’ora e mezza e – pur non avendo portato a una svolta – ha però consentito di tenere aperta la porta del dialogo. L’ago della bilancia è l’entrata o meno dell’Ucraina nella Nato. Una situazione geopolitica complessa che potrebbe portare a un possibile conflitto su larga scala.
Ne parliamo su InTerris.it con un esperto di relazioni e politiche internazionali, in particolar modo di rapporti tra Russia, Ucraina, Stati Uniti, Nato e Comunità Europea: il professor Aldo Ferrari, docente di Lingua e Letteratura Armena, Storia della Cultura Russa e Storia del Caucaso e dell’Asia centrale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano dirige il Programma di Ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale. È stato inoltre presidente dell’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia Centrale e del Caucaso (ASIAC).
L’intervista al professor Aldo Ferrari
Le tensioni tra Est e Ovest su Bielorussia, Ucraina e allargamento della Nato ad Oriente hanno fatto parlare i mass media di ritorno alla Guerra Fredda. E’ così?
“Il termine guerra fredda è forse troppo generico e rimanda a un contrasto ideologico tra capitalismo e comunismo che non esiste più. Però se si intende parlare di una situazione estremamente negativa che non tende a migliorare nei rapporti tra Russia e occidente (e per occidente si intende Stati Uniti, Unione Europea e Nato) allora la risposta è sì: ci troviamo in una situazione molto grave che non accenna a migliorare”.
Perché negli anni non è migliorata nonostante i cambi dei vertici politici? Quali sono le cause?
“La causa principale è una profonda divergenza di visione e di interessi da parte della Russia rispetto all’occidente. In occidente siamo abituati a considerare la Russia responsabile di gran parte dei problemi; dal punto di vista russo è l’esatto contrario: la responsabilità anche della massa di flussi migratori è dell’occidente”.
Qual è invece la sua personale opinione quale esperto di relazioni e politiche internazionali?
“Io ritengo che il problema principale nell’aggravamento dei rapporti tra Russia e occidente siano le politiche occidentali di espansione verso est. Non tanto quelle che guardano all’ampliamento dell’Unione Europea, ma il fatto che i Paesi che fanno parte della Ue sono entrati tutti nella Nato, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord per la collaborazione nel settore della difesa fondata nel 1949. L’espansione verso est della Nato costituisce oggettivamente – nella percezione russa – una minaccia alla propria sicurezza nazionale. L’occidente pretende che questo non sia vero. Ma affermare che la Russia non dovrebbe sentirsi minacciata dalla Nato soprattutto se l’Ucraina ne entrasse a fare parte, come è volontà degli Stati Uniti e del governo ucraino stesso, è un insulto all’intelligenza umana”.
L’occidente non ha dunque tutte le ragioni?
“No, la Russia si sente minacciata dalla Nato. Io, che russo non sono ma conosco le relazioni internazionali, posso dire che la Russia è davvero minacciata dall’avanzata a est di un’alleanza potente come la Nato! Non è una percezione soggettiva, ma un dato oggettivo”.
I bambini e le famiglie di migranti al gelo al confine tra Bielorussia e Polonia sono le vittime della mancanza di gestione dei flussi migratori. Perché non vengono realizzati corridoi umanitari europei?
“Perché evidentemente, guardando ai fatti, non c’è interesse a farlo da parte degli Stati”.
In Ucraina Putin schiera alle frontiere quantitativi mai visti, in epoca recente, di truppe e armamenti. E’ una strategia russa per minacciare e poi trattare o ci sono veramente pericoli di una guerra in Ucraina?
“Sino a qualche mese fa avrei risposto di non vedere rischi reali”.
E oggi?
“Adesso le cose sono cambiate e nelle ultime settimane sono peggiorate nettamente. Mosca ha chiesto espressamente precise garanzie alla propria sicurezza, chiedendo formalmente che l’Ucraina non entrasse nella Nato. A tale richiesta, la Nato ha risposto con un secco ‘No’. A questo punto il peggioramento delle relazioni è tale che non me la sentirei di escludere al 100% lo scoppio di un conflitto limitato”.
Cosa intende per ‘conflitto limitato’?
“Che la Russia compia una operazione in Ucraina di portata limitata cercando di non superare un determinato limite che possa davvero avere come conseguenza un intervento armato dei Paesi occidentali, con o senza l’egida Nato. Io continuo a pensare (e sperare…) che questo non avverrà e che non si arriverà a un conflitto”.
Perché pensa che non si arriverà a un conflitto?
“Per due ragioni. La prima è che la Russia – se avesse voluto un conflitto rapido in Ucraina – lo avrebbe fatto già tempo addietro, non ora in una situazione di riarmo alle frontiere che va avanti da mesi. Ora infatti mancherebbe l’elemento sorpresa. Secondo: fatico a vedere quale vantaggio trarrebbe la Russia da un’azione in Ucraina. Un’azione dimostrativa che permettesse di congiungere la Crimea al resto della Russia non risulterebbe così vantaggiosa da rischiare un conflitto armato con l’Occidente. Questa è un’analisi razionale; ma a volte purtroppo le guerre scoppiano anche in maniera del tutto irrazionale, come fu per la prima guerra mondiale. Spero e credo che questo non sia il caso. Ma non mi sentirei di escludere del tutto questo rischio”.
Escluderebbe la possibilità di un conflitto nucleare tra super potenze anche a seguito di un conflitto territoriale?
“Le bombe atomiche esistono da decenni ma finora le Nazioni sono state abbastanza sagge da non volerle mai impiegarle anche a conflitti iniziati. Continuo a pensare che la razionalità prevalga anche in questo senso. Sono tranquillo sull’utilizzo delle armi atomiche. Ma un conflitto vasto, aperto, tra Russia e Ucraina che coinvolga l’occidente anche senza l’uso delle armi atomiche sarebbe comunque devastante. Confido che la Russia e l’occidente tornino a discutere per trovare una soluzione pacifica. I recenti colloqui tra Blinken e Lavrov, dopo anni di gelo, sono – credo – un segnale positivo. Se le due parti – Russia e Nato in primis – cercassero con maggiore convinzione un compromesso, il compromesso verrebbe raggiunto”.
Perché finora questo non è accaduto?
“Perché i compromessi richiedono che entrambe le parti rinuncino a qualcosa. L’occidente non mi sembra voglia rinunciare a nulla relativamente al punto pregiudiziale della Russia, che è il non ingresso dell’Ucraina nella Nato. Senza questa rinuncia da parte dell’Ucraina, tutte le altre possibilità appaiono improbabili. La Russia ha anche chiesto il ritiro delle truppe straniere della Nato dalla Romania e dalla Bulgaria, Paesi membri dell’Alleanza atlantica da anni nell’ambito di un trattato per la de-escalation della crisi ucraina. La richiesta ha ricevuto immediatamente il ‘No’ delle due Nazioni. Senza la volontà di rinunciare a qualcosa, sia da parte della Russia, sia da parte dell’Occidente, le trattative possono anche non servire a nulla. E il processo di pace allontanarsi”.