Femminicidi, approccio multidisciplinare all’emergenza

Una donna uccisa ogni 3 giorni, 93 dall'inizio dell'anno: queste sono le cifre che fotografano il fenomeno in Italia

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Foto di semprepiusu03 da Pixabay

Allarme-femminicidi di Francesco. “La violenza sulle donne è un crimine che distrugge armonia e bellezza“, avverte il Papa. Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Pontefice ha sottolineato che lo sfruttamento del corpo femminile “non è un semplice reato”. Le sue parole accentuano ancora una volta l’importanza di proteggere la dignità delle donne e di non restare indifferenti di fronte all’abuso. Ciò emerge dalla rilettura dei numerosi altri pronunciamenti sul tema che costellano il magistero di Jorge Mario Bergoglio. Il centro di formazione politica “Pedro Arrupe” ha organizzato un incontro su femminicidi e violenza di genere. Una donna uccisa ogni 3 o 4 giorni; 93 dall’inizio dell’anno. Queste sono le cifre che fotografano il fenomeno del femminicidio in Italia. Cifre, queste, che temiamo continueranno a crescere. L’istituto ha assegnato una borsa di ricerca a Alberto Piacentini. Il giovane avvocato palermitano per più di un anno ha studiato il tema dei maltrattamenti in famiglia, della violenza di genere e della condizione di vulnerabilità. “Un tema complesso che richiede un approccio multidisciplinare. Giuridico, certamente. Ma anche sociologico, antropologico, culturale, pedagogico, psicologico”, affermano i promotori dell’incontro. I risultati di questa ricerca sono stati presentati sabato scorso presso la sede dell‘Istituto Arrupe a Palermo. L’iniziativa si è svolta all’interno del programma di ricerca “Idea -Azione” finanziato dalla Tokyo Foundation. Ed è stata anche l’occasione per scoprire a quale attività si sta lavorando. Affinché chi fa ricerca possa trasformare in azione concreta i risultati dei suoi studi.

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Foto di Karolina Kaboompics: https://www.pexels.com/it-it/foto/mani-donna-paura-stop-4379964/

Stop ai femminicidi

In tutta Italia le istituzioni e le associazioni si mobilitano a difesa delle donne. A Sassari l’amministrazione comunale presenta nella biblioteca municipale il libro “L’ultima parola l’hanno scritta prima” di Ruggero Roggio. Un romanzo-riflessione sui temi della società patriarcale e dei femminicidi. A dialogare con l’autore, Lorena Piras, criminologa e ricercatrice. Numerosi gli interrogativi. Quali sono i ragionamenti che un uomo elabora incrociando gli sguardi di altre persone? E cosa potranno pensare, di lui, gli uomini e le donne che gli capita di scrutare nel profondo dell’animo? Quali possono essere le sintesi che nasceranno da spezzoni di vita così diversi? Nel suo cammino il protagonista entrerà in contatto con i modi d’essere, i sentimenti e le emozioni di una varia umanità. Il professore, il vecchio, la badante, la casalinga, l’immigrato. E di ogni personaggio si formerà un’immagine, una storia, magari assolutamente diversa da quella reale. A tutto questo si aggiungerà la vicenda umana di una ragazza cieca, forte del senso compiuto della propria vita, sempre alla ricerca di un riscontro all’inestinguibile desiderio di una prospettiva che le porti felicità e stabilità. La loro amicizia darà vita a un dialogo sui temi del femminicidio e della società patriarcale. Nello scorrere delle pagine di questo romanzo a incastri, in cui si ritrovano i temi centrali dell’esistenza, si sovrappongono quadri stilistici ed emozioni. In una composizione non comune, capaci di dipingere un’atmosfera a tratti onirica che ha nel mito irrisolte domande.

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Foto di Tom und Nicki Löschner da Pixabay

Ricerca

Dai dati che sono emersi e da quello che quasi quotidianamente osserviamo appare evidente che, nonostante il nostro sistema giuridico abbia previsto delle norme ad hoc come il codice rosso per arginare il fenomeno, rimangono delle falle che andrebbero colmate. Occorre affinare l’intervento in modo che sia fondato su un approccio multidisciplinare non solo normativo, ma anche culturale, sociologico, psicologico e pedagogico. Bisogna agire non solo al livello delle scuole tramite la sensibilizzazione. Ma anche e soprattutto al livello delle famiglie in quanto spesso è proprio nel nucleo familiare che sono presenti dinamiche disfunzionali già a partire dalla comunicazione. Pertanto occorrono operatori specializzati che lavorino in sinergia con le forze dell’ordine anch’esse formati sulla tematica molto complessa. “Bisogna anche intervenire dal punto di vista delle procedure in quanto se tutto diventa codice rosso di fatto non emergono più le situazioni di pericolo concreto e grave”. Sono le parole di Alberto Piacentini, avvocato e funzionario al tribunale di Palermo, che ha vissuto in prima persona casi di femminicidio e di violenza di genere. E’ stato compagno di scuola al Liceo Classico Umberto I delle sorelle Lucia e Carmela Petrucci, quest’ultima uccisa dal fidanzato della sorella il 19 ottobre del 2012 in via Uditore. Un caso che ha scosso la città. Piacentini ha presentato i risultati di una ricerca sul femminicidio, sui maltrattamenti in famiglia e sulla violenza di genere finalizzata a conoscere in modo specifico e profondo il modo in cui l’ordinamento italiano risponde all’esigenze di tutela delle vittime di violenza domestica, fisica, psicologica, educativa, economica. Dall’ 1 gennaio al 06 ottobre 2024, sono stati registrati 235 omicidi, con 82 vittime donne, di cui 72 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 44 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. “Non immaginate quante volte durante questa mia ricerca, mi sono sentito chiedere come mai mi occupassi di questo tema – aggiunge – Va superato il fatto che siano esclusivamente le donne a preoccuparsi e occuparsi di altre donne. Nel 2024 dovrebbe essere evidente che tale fenomeno riguarda tutti a maggior ragione gli uomini”.

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Foto di Alexa da Pixabay

Violenza di genere

Anche la politica si mobilita.  “Siamo favorevoli al tetto di 45 giorni per la durata massima delle intercettazioni. Perché la violazione della riservatezza dei cittadini non può durare per un tempo indefinito. Il ddl Zanettin approvato al Senato introduce in tal senso una norma di assoluta civiltà giuridica e serve a contenere gli abusi. Ma tra i reati per i quali occorre prevedere una deroga vanno inclusi anche lo stalking, la violenza domestica e quella di genere, che molto spesso sono l’anticamera di un femminicidio”. A lanciare l’appello alla maggioranza in una nota sono quattro parlamentari di centrodestra. Tra cui Mara Carfagna di Centro Popolare, la presidente della commissione d’inchiesta sul Femminicidio e la Violenza di Genere Martina Semenzato, le deputate Michela Vittoria Brambilla e Ilaria Cavo di Noi Moderati. “Sono reati – aggiungono – che per la loro specificità potrebbero essere colpiti, con quel limite, nell’acquisizione degli elementi di prova e a pagarne il prezzo sarebbero le vittime. Presenteremo perciò alla Camera un emendamento al testo, auspicando l’apertura del governo e la convergenza di tutte le forze politiche. Si tratta di reati di grande allarme sociale, che colpiscono soprattutto le donne: dati alla mano, quella dei femminicidi è una piaga che fa più vittime della mafia”

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Credit: CARLO CARINO BY AI MID

Sos femminicidi

L’emergenza è planetaria. La ong Monitor de Femicidios Utopix ha reso noto che tra gennaio e luglio di quest’anno sono stati registrati almeno 108 femminicidi in Venezuela. “Dai dati per difetto che abbiamo raccolto (il governo di Nicolás Maduro non dà numeri ufficiali) abbiamo registrato 14 femminicidi nel solo mese di luglio, il che fa salire a 108 quelli commessi nei primi sette mesi del 2024″, ha comunicato l’organizzazione non governativa in un rapporto pubblicato sul suo sito online. Nel 2024, Monitor de Femicidios Utopix ha contabilizzato un femminicidio ogni 47 ore in Venezuela, un incremento del 53,2% rispetto al 2016, quanto se ne verificava invece uno ogni 72 ore. La maggior parte delle vittime di luglio aveva tra i 16 e i 35 anni. Ai 108 femminicidi nei primi sette mesi del 2024 devono essere aggiunti altri 14 di donne venezuelane residenti all’estero ed uccise in Colombia (6), Stati Uniti (3), Messico (2), Guyana (2) e Perù (1).