In Italia le famiglie sono 25 milioni e 700 mila. In 7,3 milioni (quasi una famiglia su 4 ) un componente non è autosufficiente. Ed è sulle famiglie che si fonda il welfare. Le dinamiche demografiche e socio-economiche in corso hanno trasformato il lavoro domestico. Rendendolo uno dei settori in più rapida espansione negli ultimi decenni. L’associazione nazionale delle famiglie Domina ha realizzato il suo primo Dossier europeo. E il quarto Rapporto nazionale. I datori di lavoro domestico si dichiarano “attenti alla riforma europea per la non autosufficienza”. Ne deriva l’istituzione dell’Osservatorio europeo per il settore. Complessivamente nei 27 paesi dell’Ue sono oggi presenti quasi 11 milioni di lavoratori dell’assistenza. Pari al 5,5% degli occupati totali. Il gruppo più numeroso è quello dell’assistenza non residenziale (4,9 milioni). Seguito dai lavoratori dell’assistenza residenziale (4 milioni). I lavoratori domestici sono invece 1,9 milioni. Pari all’1% degli occupati totali.
Economia per le famiglie
La cultura del lavoro domestico in senso stretto (con i lavoratori assunti direttamente dalle famiglie) è diffusa soprattutto nell’Europa mediterranea. Ma il lavoro di cura e di assistenza è in espansione in tutta Europa. Anche il legislatore europeo è sempre più consapevole di questo fenomeno. Lo dimostra per esempio la strategia 2010-2020 in materia di disabilità. L’Ue si è impegnata nella transizione da un’assistenza istituzionale a un’assistenza garantita dalla collettività. L’Osservatorio Domina ha realizzato il primo Dossier europeo sul lavoro domestico. Dal titolo “Domestic work in Europe: a fast-growing sector”. Varie associazioni rappresentano i 7,3 milioni di familiari che assistono a tempo pieno genitori, coniugi o figli infermi e disabili. Come la Fish (Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap). Il Coordinamento nazionale Famiglie con Disabilità (Confad). FederAnziani Senior Italia. E Carer (Caregiver familiari Emilia Romagna)
Modelli di welfare
Un settore appunto “in rapida crescita”. Il dossier analizza i diversi modelli di welfare. E cioè scandinavo. Anglosassone. Continentale. Mediterraneo. Est Europa. Da queste differenze derivano profonde variazioni nella gestione del lavoro di cura e di assistenza alla persona. In particolare quello che muta è il rapporto tra i principali attori in campo. Ovvero Stato, Mercato e Famiglie. Incide il diverso tessuto sociale. Assieme a politiche e scelte differenti. Ciò porta le famiglie ad affrontare tutte le tematiche legate alla “gestione domestica e dei propri cari” in modo diverso. Nel 2020 il settore del lavoro domestico ha prodotto un valore aggiunto di 39,4 miliardi di euro. Pari allo 0,33% del totale nei 27 Paesi dell’area Ue. Con picchi massimi in Italia (1,09%) e Spagna (0,88%).
Cura a domicilio
L’analisi approfondita della situazione di ciascun Paese europeo viene sintetizzata nelle 27 schede nazionali. E consente di avere un quadro completo e aggiornato della situazione in Europa. Oltre all’analisi dei dati statistici, risulta importante approfondire i fattori socio-economici. Essi, infatti, rendono sempre più importante il lavoro di cura a domicilio in Europa. E cioè l’invecchiamento della popolazione. L’aumento della percentuale di donne nella forza lavoro. La crescente presenza immigrata in molti Paesi europei. Con disponibilità a lavorare nei servizi di cura e assistenza. Anche in maniera informale. In Emilia Romagna dal 2014 è in vigore una legge regionale (la prima in Italia). Prevede interventi per circa 7 milioni a favore delle persone che prestano volontariamente cura e assistenza a parenti. Comprendendo anche una “rete” per non farli sentire soli.
Famiglie senza aiuti domestici
Sono mamme, papà, mogli, figli, fratelli, sorelle, nipoti. Assistono in casa, tutti i giorni, un loro parente disabile, anziano non autosufficiente o affetto da una malattia cronica invalidante. Accudiscono, vestono, lavano, imboccano persone che non riescono a farlo da sole. Con notti insonni, corse in ospedale e carrozzine da portare. Si chiamano “caregiver familiari” e sono, di fatto, dei “volontari” generosi e senza alternative, costretti a sostituirsi alla mancanza di servizi socio-sanitari sul territorio. Un esercito nascosto, sottolinea Avvenire. Senza aiuti economici. E non bisogna intervenire solo sull’emergenza. Ma guardare anche al “dopo di noi”. Termine col quale i genitori di persone con disabilità indicano il periodo che seguirà alla loro dipartita.