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La metà delle famiglie usa i risparmi per arrivare alla fine del mese. Caro energia peggio della pandemia

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Tra pandemia e guerra russo-ucraina, il numero delle famiglie povere in Italia è salito a oltre due milioni. Secondo l’Eurispes, il 45,3% delle famiglie sono costrette a usare i risparmi per arrivare a fine mese. E il 34,4% affronta con fatica il pagamento delle utenze di gas, luce. “Dati drammatici. Si tratta, purtroppo, di un film che abbiamo già visto durante la precedente crisi iniziata nel 2007. Con le famiglie che non ce la fanno più ad arrivare a fine mese. Che non riescono a pagare le bollette di luce e gas. Costrette a ridurre i consumi. E a indebitarsi per fronteggiare le spese obbligate“, afferma Massimiliano Dona. Aggiunge il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Se non si interviene subito si arriverà a una recessione come in passato. Il bonus di 200 euro deciso dal governo per affrontare il caro vita va nella giusta direzione. Ma è solo una goccia nel mare. Un aiutino che non basta nemmeno a far fronte ai rincari della spesa alimentare. Una coppia con 2 figli spende 479 euro solo per questa voce. 431 per una coppia con un figlio. In media 357 euro in più. Figurarsi per chi non ce la fa a pagare le bollette. O la rata del mutuo”.

Sos famiglie e imprese

A confermare l’allarme è Confcommercio: “Caro energia peggio della pandemia. Terziario a rischio“. Anche se il Pil quest’anno crescerà più del previsto, i consumi arrancano. E mettono in pericolo la ripresa del settore terziario. Misure urgenti per limitare la carenza di gas e petrolio causata da pandemia e guerra. Aiuti alle imprese per l’approvvigionamento energetico e bonus sociali per le famiglie contro il caro-bollette. Sono i tre fronti principali su cui agisce il decreto per arginare la crisi economica. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli mette in guardia da una crisi più dura di quella sanitaria. Sono molto rilevanti i danni della pandemia ai servizi e al commercio. Ad essi si sommano gli insopportabili costi energetici. E nel messaggio all’organizzazione dei commercianti, Sergio Mattarella sottolinea lo stesso pericolo. L’aggressione russa all’ Ucraina, secondo il Capo dello Stato, “sta generando un nuovo momento di arresto e involuzione”. Dopo i segnali di ripresa in tutti i settori.

Inflazione elevata

Un quadro allarmante, quindi. Con la rottura degli equilibri. E “l’interruzione delle normali catene di valore”. Ne derivano “forti tensioni”. Destinate a provocare “aumenti dei costi“. A partire dall’energia. Sergio Mattarella richiama la centralità dell’attuazione del Pnrr. Ed invita istituzioni e forze economiche e sociali ad un impegno “coeso”. Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli evidenzia che i servizi “hanno lasciato sul campo della pandemia” 930mila posti di lavoro rispetto al 2019. E ciò “minaccia la capacità di ripresa dell’intero Paese”. Perché “il terziario di mercato (cioè le nostre imprese) non riesce più a compensare il calo dell’occupazione”. Inoltre, l’inflazione elevata riduce il potere d’acquisto. E i risparmi degli italiani. Col rischio di aumentare ancora di più la frenata dei consumi.

Consumi più lenti del Pil

La ripresa dei consumi sarà “più lenta” di quella del Pil. Solo a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici. E soltanto se le tensioni sulle materie prime si saranno risolte. Per aiutare famiglie e imprese bisogna agire, dunque, “a livello europeo“. Rivedendo “in modo strutturale le regole di formazione del prezzo dell’elettricità“. Anche “introducendo un tetto a quello del gas“. Secondo il presidente di Confcommercio, “non c’è tempo da perdere”. Il governo ha agito per ridurre gli oneri di sistema. Introdurre sostegni alle imprese “energivore”. Ridurre le imposte su bollette e carburanti. Ma “crediamo si possa fare ancora di più”. Osserva Sangalli: “Va attentamente valutato l’impatto di filiera delle tasse sugli extra-profitti delle aziende energetiche”. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti mette però in guardia da chi invoca “interventi ancora più significativi. Che presupporrebbero scostamenti di bilancio”. Perché dimenticano “che siamo un Paese fortemente indebitato“. Perciò l’esecutivo è impegnato in un “delicatissimo esercizio”. Per garantire da un lato una politica di bilancio che sia “seria e consapevole della situazione”. E che dall’altro vada incontro alle “legittime richieste di famiglie e aziende“.

Spesa da razionalizzare

Ma, “guardando avanti”, il titolare dello Sviluppo economico spiega che “bisogna pensare a razionalizzare la spesa“. Toccando ad esempio i diversi bonus. “Hanno svolto un ruolo meritorio. Ma servirebbe una razionalizzazione”, puntualizza Giorgetti. Sul fronte dei salari, invece, secondo Sangalli “non ci sono scorciatoie”. Per risolvere il problema dei bassi livelli di quelli italiani. Dovuti alla “crisi di lungo corso della produttività e alla debolezza della crescita”. C’è necessità, invece, di “uno straordinario impegno comune“. Per “rilanciare la produttività complessiva del sistema Paese”. Con “un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro“. Partendo da Mezzogiorno. Donne. E giovani

Giacomo Galeazzi: