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L’anno della Famiglia, per ricordare il primato della vita

Papa Francesco indice un anno speciale legato alla famiglia. E tornano alla mente le parole di Madre Teresa che, nel 1979, lanciò il suo appello contro l'aborto: "Per favore, non uccidete i bambini"

“Se una madre può uccidere suo figlio, chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”. Sono trascorsi più di quarant’anni dalle parole che Madre Teresa di Calcutta pronunciò dinnanzi al Comitato di Oslo. Un discorso sentito, per un Nobel che lei stessa definì una “ricompensa terrena”, importante solo “se utilizzata per aiutare i bisognosi del mondo”. Parole passate alla storia, non solo per il contesto in cui furono pronunciate. Ma anche e soprattutto per il tema che sollevarono, ponendo di fronte al più eminente consesso della scienza e del riconoscimento del valore sociale una delle realtà più attuali e divisive. Nella sua India, dove la pratica era stata da poco consentita. Così come nel resto del mondo, dove aleggiava, spesso non vista. Parole che, oggi più che mai, risuonano sulla scia dell’appello di Papa Francesco, che nell’Angelus ha indetto un anno speciale, dedicato alla “Famiglia Amoris Laetitia. Un’occasione per riflettere sul valore degli affetti familiari, e che quella di Nazaret “è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione”.

Aborto, il discorso di Madre Teresa

“Una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. (…) E noi siamo qui, perché i nostri genitori ci hanno voluto. Non saremmo qui se i nostri genitori non ci avessero voluto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro?”. Il discorso di Madre Teresa tocca una realtà che, ancora oggi, torna a palesarsi in ogni forma e declinazione. Spaziando da discorsi etici ad altri legati al libero arbitrio, al diritto di agire secondo coscienza propria. Senza considerare, spesso, che scegliere di sopprimere una vita significa porre un peso perenne su quella coscienza che si è scelto di perseguire. “Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te dall’ucciderci reciprocamente?”.

Il caso Ru486

Nelle scorse settimane, in Italia è riemerso il discorso legato alla pillola abortiva Ru486 (farmaco che tanto aveva fatto discutere la scorsa estate, quando il Ministero della Salute aveva diramato le linee guida per il cosiddetto aborto domestico). Manifesti firmati Pro Vita erano apparsi in alcune città italiane, accostando la Ru486 a un veleno, invitando le donne a riflettere sulla pratica di un’interruzione di gravidanza fai-da-te. Un riacutizzarsi, di fatto, del dibattito (anche politico) scatenato qualche mese fa dopo la decisione di destinare le donne desiderose di interrompere la propria gravidanza anche ai consultori familiari. Una linea che aveva ricevuto anche la critica del quotidiano Avvenire, che sosteneva come in tal modo “l’aborto scompare dalla scena sanitaria, e non avremo mai informazioni attendibili su quello che avviene tra le mura domestiche”.

L’intervento di Papa Francesco

Del resto, proprio nei giorni in cui l’Argentina compie passi significativi verso la legalizzazione dell’aborto (la legge ha già incassato il sì della Camera ed è ora all’esame del Senato), tornano a risuonare le parole di Papa Francesco che, non più di un mese fa, aveva risposto all’appello di una parlamentare, sua connazionale, affinché concedesse un suo sostegno contro la pratica. Un’occasione, quella, per una dura reprimenda: “Quanto al problema dell’aborto, bisogna tenere presente che non si tratta di una questione primariamente religiosa, ma di etica umana, anteriore a qualsiasi confessione religiosa. E fa bene a porsi le due domande: è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? E’ giusto affittare un sicario per risolvere un problema?”.

“Per favore, non uccidete i bambini”

Parole che, in qualche modo, contribuiscono a far riecheggiare l’appello di Madre Teresa. Un invito al confronto, all’ascolto, a considerare che, anche alle soglie di una decisione difficile, esiste sempre la strada della vita: “Così ad ogni ora del giorno e della notte c’è sempre qualcuno – disse la Santa all’assemblea di Oslo – abbiamo parecchie ragazze madri. Dite loro di venire: noi ci prenderemo cura di voi, prenderemo il vostro bambino e gli troveremo una casa”. Perché se c’è spazio per una scelta di morte, va sempre ricordato quanto sia più forte la possibilità offerta dallo scegliere la vita. “Stiamo combattendo l’aborto con le adozioni, abbiamo salvato migliaia di vite, abbiamo inviato messaggi a tutte le cliniche, gli ospedali, le stazioni di polizia: per favore non uccidete i bambini, li prenderemo noi”. Era il 1979, ma le porte sono aperte anche oggi. Quelle dell’accoglienza e anche della comprensione. Della vita che vince la morte. Della famiglia come supporto, non come condanna.

Difendere la famiglia e il primato della vita

Al di là del dibattito sulla pillola abortiva, nemmeno l’Italia è esente dalla pratica. A inizio 2019, gli aborti risultavano in calo del 5% nel nostro Paese, un trend in flessione del 4,9% rispetto al 2016 e addirittura del -65,6% rispetto al 1982 (l’anno più interessato dalle interruzioni volontarie di gravidanze, addirittura 234.801). Ma, se era evidenziato il calo nel ricorso alla pratica, veniva al contempo indicato l’aumento del ricorso alle pillole abortive. Ora, alle soglie del 2021 e in piena pandemia, tanti Paesi affrontano ancora il dibattito politico sull’aborto e altri temi bioetici particolarmente sensibili. Un’altra occasione per ricordarcene, anche al cospetto di altre urgenze. Così come per rammentare che, specie in un tempo di sofferenza, c’è quanto mai da difendere il primato della vita. E, ricorda il Santo Padre, anche quello della famiglia. Come luogo di evangelizzazione ma anche di conforto reciproco. In ogni momento.

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