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Elisa Pozza Tasca: “Persone e minori scomparsi: una piaga sociale sottostimata”

L'intervista all'On. Elisa Pozza Tasca, portavoce nazionale "Penelope (S)comparsi" su una piaga sociale molto più vasta di quanto si pensi

“Se un 30 per cento delle persone scomparse si allontana volontariamente, dobbiamo chiederci quali siano le cause della scomparsa del rimanente 70%. E che fine fanno tutte queste persone. Non si tratta di un problema di nicchia, ma di migliaia tra uomini e donne, adulti e minori, italiani e stranieri, che scompaiono nel nulla ogni anno“. A lanciare un grido di allarme, a pochi giorni dalla Giornata internazionale dei bambini scomparsi, è l’On. Elisa Pozza Tasca, già socio fondatore di Penelope nel 2002 e portavoce della rete del nuovo progetto multidisciplinare Penelope (S)comparsi.

Penelope (S)comparsi Uniti

Il fenomeno delle persone scomparse, in particolar modo dei minori, è un tema attualissimo che si è modificato radicalmente negli ultimi decenni sia per l’arrivo in Italia di una nuova ondata migratoria (tra cui molti minori non accompagnati), sia per l’avvento delle nuove tecnologie di rilevazione e tracciamento. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Elisa Pozza Tasca, tra le primissime rappresentanti delle istituzioni nazionali a comprendere l’importanza e la necessità di conoscere, far conoscere e contrastare il variegato fenomeno degli ‘scomparsi”.

Eletta per la prima volta nel 1994 nelle liste del Patto Segni, l’onorevole Pozza Tasca nel 1996 è poi stata confermata per una seconda legislatura e in questo secondo incarico parlamentare ha fatto parte della Delegazione Parlamentare al Consiglio d’Europa.

Dopo l’impegno politico, è ritornata ad assumere ruoli nell’associazionismo e nel volontariato, cofondando Penelope (S)comparsi e avviando un progetto multidisciplinare, Penelope (S)comparsi Uniti, che prevede tre soggetti associativi – Penelope (S)comparsi, Vite Sospese e Le Tele di Penelope – con scambio di collaborazioni gratuite e solidali e supportato da un Comitato Scientifico che approfondisce i problemi su base sociologica, legale e scientifica.

Il progetto multidisciplinare parte da un’analisi dei problemi relativi al fenomeno delle persone scomparse, esamina il percorso fatto dalle istituzioni, dalle forze dell’ordine e dalla società civile e dal contributo delle associazioni che in questo decennio hanno operato, per promuovere azioni comuni in una sinergia di attività e di intenti.

L’On. Elisa Pozza Tasca alla presentazione di Penelope Marche Onlus, Montecassiano (MC), 23 aprile 2010

La giornata internazionale dei bambini scomparsi

Lo scorso 25 maggio si è celebrata la giornata internazionale dei bambini scomparsi. La ricorrenza fu istituita nel 1983 dalla assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare Ethan Patz, bimbo di 6 anni rapito nel 1979 nel quartiere di SoHo, a Manhattan (New York) e mai ritrovato. La vicenda scatenò un grande movimento internazionale di sensibilizzazione su un tema che riguarda tutti i Paesi del mondo, lanciando un messaggio di solidarietà e speranza ai genitori di figli scomparsi.

Nel 2020, i casi di scomparsa registrati dalle Forze dell’ordine sono stati 13.527 con una diminuzione dell’11% rispetto al 2019, e 7.473 le persone ritrovate. Dei casi di scomparsa denunciati nel 2020, 7.672 sono riferiti a minori, di cui 5.511 di nazionalità straniera, oltre il 70%, e 2.161 di nazionalità italiana.

I dati sono riportati dalle relazioni semestrali, pubblicate lo scorso 25 maggio e riportate anche da Telefono Azzurro in occasione dell’incontro promosso con il Commissario Straordinario del Governo per le persone Scomparse, il prefetto Silvana Riccio.

L’intervista all’onorevole Elisa Pozza Tasca

“Sa come io e don Aldo [Buonaito, direttore di In Terris, ndr] ci siamo conosciuti?” esordisce l’onorevole Pozza Tasca, raggiunta telefonicamente per l’intervista. “Ero parlamentare ed ero anche membro del Consiglio d’Europa. Approfondivo a livello europeo il traffico di esseri umani e la riduzione in schiavitù di tante ragazze, soprattutto provenienti dall’Est Europa, costrette a prostituirsi sulle nostre strade. Con don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, mi recavo sulle strade per aiutare le ragazze a uscire dal racket. In quelle notti, conobbi anche don Aldo, un giovanissimo sacerdote che stava sempre al fianco di don Benzi”.

Che ricordo ha di don Benzi, il cui processo di beatificazione è stato avviato nel 2019?
“E’ stato un uomo grandioso! Mi stupiva di lui la grande carità e attenzione verso i poveri, gli invisibili. Ma anche sentire la sua grande proprietà delle lingue: nonostante fosse un uomo semplice, parlava fluidamente inglese con le tante ragazze nigeriane, anche minorenni, costrette in strada anche per causa dei riti Vudù. Sembrava quasi un parroco di campagna, invece aveva una formazione che lasciava a bocca aperta. Serbo nel cuore un bellissimo ricordo di lui!”.

Don Oreste Benzi tra i senzatetto della stazione di Rimini

Come e quando è nato il suo interesse per le persone scomparse?
“E’ iniziato con la scomparsa di una ragazza di Bassano del Grappa, dove io abito: Milena Bianchi, scomparsa il 23 novembre 1995 a Nabeul (Tunisia) dove si era recata per ragioni di studio. In quell’anno ero parlamentare e venni avvicinata dal nonno della ragazza, che ancora si sperava fosse in vita, chiedendomi se potevo fare qualcosa. Io già seguivo diversi casi umanitari, come appunto le ragazze schiavizzate, perciò mi impegnai come parlamentare italiana ed europea nella speranza di ritrovare Milena viva. Purtroppo, il corpo senza vita della studentessa di Scienze Politiche dell’università di Padova venne ritrovato sotto terra, sedici mesi dopo la scomparsa, in un sobborgo di Nabeul. Fu un episodio che mi toccò moltissimo. Da quel giorno, il dramma delle persone scomparse e delle loro famiglie – che vivono un’angoscia infinita – è entrato nel mio impegno quotidiano. Negli anni sono stata vicina ai familiari di Elisa Claps, di Emanuela Orlandi, di Piera Maggio, mamma della piccola Denis Pipitone, e di tanti altri. Conoscendo le loro famiglie, e incontrandole molte volte negli studi delle trasmissioni televisive, è cresciuta in me l’attenzione e una vera responsabilità istituzionale verso questa drammatica esperienza che colpiva molte famiglie”.

Una foto di Milena Bianchi, diffusa i giorni seguenti la scomparsa avvenuta il 23 novembre 1995 in Tunisia

In che modo, concretamente?
“Essendo dentro le istituzioni, mi sono interessata subito a quelle che potevano essere le normative in aiuto a queste persone. Ho così scoperto che non ce n’erano affatto! Ma – oltre alle leggi – non c’era neppure l’attenzione e la sensibilità verso questi casi di scomparsa: i tempi non erano maturi… C’era solo un programma della televisione pubblica e alcune emittenti private che parlavano di persone scomparse, ma nulla a livello istituzionale. Per questo mi attivai facendo delle interrogazioni parlamentari, degli atti ispettivi, degli ordini del giorno…ma tutto si fermala lì. Non c’era – da parte di colleghi, capi gruppo o ministri – attenzione verso questa tematica che sembrava non essere – anche da punto di vista numerico – un problema consistente”.

Oggi ci sono normative a tutela delle persone scomparse? Quali sono?
“Sì, c’è la Legge 203 del 14 novembre 2012 Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse [qui il testo completo, ndr], legge che seguii personalmente in modo accurato. Nel frattempo, avevo concluso il mio secondo mandato in parlamento e avevo deciso di dedicare tutto il mio impegno a questo problema”.

Perché proprio alle persone scomparse?
“Era mia convinzione che, lavorando con i cittadini e con le famiglie coinvolte, avrei creato una controparte altrettanto forte da poter arrivare a dialogare con le istituzioni. Ce l’ho messa tutta: per far approvare la legge 203 in commissione, del 2012, ho impiegato tre legislature! Però ci siamo riusciti, oggi c’è un testo legislativo, pubblicato in Gazzetta che riconosce lo status di ‘persona scomparsa’ e che, in modo particolare, riconosce che chiunque può denunciare la scomparsa di una persona”.

Cosa intende la legge per “Persona scomparsa”?
“In base alla Legge del 14 novembre 2012, n. 203, si definisce ‘persona scomparsa’ un ‘individuo allontanatesi dal proprio domicilio e di cui si ignora la sorte'”.

Quali passi sono stati fatti oltre alla legge 203?
“E’ stato istituito nel 2007, col decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio 2007, il Commissario Straordinario del Governo per le persone Scomparse. Il suo compito è assicurare il coordinamento tra le amministrazioni statali competenti in materia; monitorare l’attività delle istituzioni e degli altri soggetti impegnati a fronteggiare il fenomeno; favorire il confronto tra i dati a carattere nazionale e territoriale su persone scomparse e cadaveri non identificati. Inoltre, tiene i rapporti con i familiari degli scomparsi e con le associazioni più rappresentative a livello nazionale che sotto diversi aspetti si occupano della materia e riferisce semestralmente i risultati della propria attività al presidente del Consiglio dei ministri. Un altro momento importante è stato l’incontro al Quirinale tra il Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano e le famiglie delle persone scomparsa nell’ottobre del 2006 che ha dato una visibilità istituzionale ad un fenomeno che era fino a poco tempo prima quasi sconosciuto”.

Il Presidente Giorgio Napolitano, con a fianco l’On. Elisa Pozza Tasca, incontra l’associazione Penelope (S)comparsi, 27 ottobre 2006

Quante sono le persone scomparse?
“Con l’istituzione del Commissario, la prima cosa che è stata fatta è stato il conteggio delle persone scomparse. Si pensava che le persone scomparse in Italia fossero poche centinaa, invece, da un primo esame del ministero dell’interno, ci dissero che – partendo dal 1974 al 2007 – erano più di 29mila! Per noi fu uno shock: altro che problema sociale di nicchia…!”.

Perché le persone scomparivano?
“Il primo Commissario, Rino Monaco, si accorse nello studiare i casi che quasi tutte le scomparse venivano spiegate come ‘allontanamento volontario’. Ma in realtà, la scomparsa nascondeva cause non sempre riconducibili all’allontanamento volontario. Inoltre, non c’erano indicazioni certe sul genere e sull’età di chi scompariva. Ricercando le cause di scomparsa, si è scoperto che c’era differenza sia nelle scomparse tra uomini e donne, sia tra giovani e adulti. Per esempio, gli anziani si allontanavano da casa volontariamente e poi, per demenza senile o Alzheimer, perdevano la strada del ritorno. Gli adulti potevano essere stati uccisi per fatti legati alla criminalità. I ragazzi si allontanavano per violenze domestiche o per fughe adolescenziali. Nei casi di scomparse delle donne, c’erano invece molti casi di femminicidio con conseguente occultamento del cadavere”.

Come è cambiato il fenomeno negli ultimi 20 anni?
“La XXIV relazione semestrale, firmata dal nuovo commissario Silvana Riccio, evidenzia notevoli differenze col passato: oggi a scomparire sono soprattutto i minori stranieri non accompagnati. Altre ‘moderne’ cause di allontanamento sono legate a fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Non sono inoltre rari i casi di sottrazione internazionale dei minori. I femminicidi continuano, ma l’occultamento di cadavere non avviene quasi più e perciò non ci sono denunce di donne scomparse come in passato, anche se la violenza contro le donne mantiene preoccupanti livelli allarmanti. Infine, un’altra causa di allontanamento è la fuga volontaria dalle strutture di accoglienza per migranti. In questo ultimo caso, esiste una sorta di ‘buco nero’…”

Minore straniero non accompagnato

In che senso?
“Nel senso che non sappiamo dove finiscano i minori non accompagnati che scappano dalle strutture o dalle case-famiglia. Sono quasi tutti ragazzi adolescenti che scompaiono nel nulla. Potrebbero essere – nella migliore delle ipotesi – caduti nella rete dello sfruttamento del lavoro minorile. Ma potrebbe essere andata molto peggio: dallo sfruttamento della prostituzione minorile, alla pedopornografia e al traffico d’organi. Su questo campo non ci sono numeri: nessuno ha ancora approfondito la questione, anche perché alcuni dei minori hanno espatriato per cercare di ricongiungersi alle loro famiglie nel Nord Europa. Ma se siano riusciti nell’intento o siano caduti nella rete degli sfruttatori, non è dato sapere. Non esiste una concertazione a livello europeo per segnalare, cercare e rintracciare i minori scomparsi. In tutta la Comunità Europea, solo l’Italia – e lo dico con orgoglio ma anche con sconcerto – ha istituito un Commissario straordinario per le persone scomparse. Nel resto dei Paesi Ue non esiste dunque un referente”.

Cosa si potrebbe fare di più, in conclusione?
“Se l’Europa volesse, si potrebbe costruire una rete internazionale per cercare le persone scomparse. Invece, migliaia di persone sono state inghiottite nel buio. Quante di loro sono ancora vive? E chi pagherà per la loro eventuale morte? Ricordo che in Italia, solo nel 2020, ci sono stati 924 cadaveri non identificati! Ritrovare le persone – anche grazie all’aiuto delle nuove tecnologie quali le videocamere sulle strade, i droni, il GPS dei cellulari e l’uso dei sistemi satellitari – è dunque una priorità e un atto di giustizia che non riguarda solo le famiglie degli scomparsi o le vittime, ma l’intera collettività”.

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