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Ecco perché studiare è il miglior “bene rifugio” contro la crisi economica. Laurearsi conviene

Il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati ha analizzato 660 mila laureati, di 76 università, di primo e secondo livello del 2020, 2018 e 2016 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo

Più c’è crisi in una comunità e più è importante studiare. Avere una formazione universitaria resta il miglior antidoto culturale ed economico all’impoverimento sociale provocato dalla pandemia e dalla guerra. Il rapporto del consorzio interuniversitario  AlmaLaurea sul profilo dei laureati ha analizzato le performance formative. Su 300 mila laureati del 2021 di 77 università. In particolare, si tratta di 169 mila laureati di primo livello. 95 mila dei percorsi magistrali biennali. E 35 mila a ciclo unico. In pratica, maggiori sono gli effetti individuali e collettivi dell’emergenza Covid e del conflitto russo-ucraino, più serve studiare.studiare

Studiare conviene

E’ stata analizzata, inoltre, la condizione occupazionale di 660 mila laureati di 76 università. Di primo e secondo livello del 2020, 2018 e 2016. Contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Commenta il professor Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna: “Sono numeri di grande significato. Servono a riflettere  sulle politiche di diritto allo studio. Sulle strategie di orientamento in entrata e in uscita. Sulla qualità della didattica. Sull’efficacia complessiva dell’istruzione universitaria”. Si tratta di un’indagine che aiuta gli atenei. A “progettare e migliorare la propria offerta formativa“. Su “solide basi”. Un focus, quindi, sull’intero sistema universitario del Paese. Aggiunge Molari: “Il nostro ateneo, come tutti gli altri, deve alimentare una costante spinta al miglioramento. Perché dietro i dati di ogni rilevazione ci sono persone da accogliere. Speranze da nutrire. Talenti da far fruttare. Per il bene di tutta la società”.

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Pierpaolo Limone, Rettore dell’Università di Foggia, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022 (Fonte: Quirinale)

Il profilo dei laureati

I laureati nel 2021 dell’Università di Bologna coinvolti nel 24° rapporto AlmaLaurea sono 20.039. Si tratta di 10.287 di primo livello, 7.681 magistrali biennali e 2.015 a ciclo unico. I restanti sono laureati del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria o in altri corsi pre-riforma.La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 6,2%. Il 45,6% dei laureati proviene da fuori regione. È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico, linguistico, etc.) il 73,3% dei laureati. Possiede un diploma tecnico il 18,6% dei laureati. L’età media alla laurea è 25,3 anni per il complesso dei laureati. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario. Non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il 69% dei laureati termina l’università in corso. Il 58,3% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi. Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus, etc.) l’11,8% dei laureati. Il 68,6% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari.
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L’esito del percorso

Elevata è la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa. L’89,4% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente. E l’85,8% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. Riguardo alle infrastrutture messe a disposizione dall’ateneo, l’86,1% dei laureati considera le aule adeguate. Più in generale, il 91,3% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso. E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 75,1% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso ateneo. Mentre il 14,3% si iscriverebbe nuovamente allo stesso Ateneo, ma cambiando corso. Il 71,5% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo. Con un corso di secondo livello. Dopo un anno, il 70,4% risulta ancora iscritto all’università.
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Tasso di occupazione

A un anno dal conseguimento del titolo è alto tasso di occupazione. Si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione. La percentuale, infatti, raggiunge il 72,7%. Mentre è basso (12,1%) il tasso di disoccupazione. Misurato sulle forze di lavoro. Cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro. Tra gli occupati, il 22,9% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea. Il 20,8% ha invece cambiato lavoro. Il 56,3% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 25,5% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato. Mentre il 42,5% su un lavoro non standard. In particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 10,9% svolge un’attività autonoma. Come libero professionista. Lavoratore in proprio. Imprenditore, etc. Il lavoro part-time coinvolge il 24,8% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.286 euro mensili netti. Il 55,2% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 48,3% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.

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