Più c’è crisi in una comunità e più è importante studiare. Avere una formazione universitaria resta il miglior antidoto culturale ed economico all’impoverimento sociale provocato dalla pandemia e dalla guerra. Il rapporto del consorzio interuniversitario AlmaLaurea sul profilo dei laureati ha analizzato le performance formative. Su 300 mila laureati del 2021 di 77 università. In particolare, si tratta di 169 mila laureati di primo livello. 95 mila dei percorsi magistrali biennali. E 35 mila a ciclo unico. In pratica, maggiori sono gli effetti individuali e collettivi dell’emergenza Covid e del conflitto russo-ucraino, più serve studiare.
Studiare conviene
E’ stata analizzata, inoltre, la condizione occupazionale di 660 mila laureati di 76 università. Di primo e secondo livello del 2020, 2018 e 2016. Contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Commenta il professor Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna: “Sono numeri di grande significato. Servono a riflettere sulle politiche di diritto allo studio. Sulle strategie di orientamento in entrata e in uscita. Sulla qualità della didattica. Sull’efficacia complessiva dell’istruzione universitaria”. Si tratta di un’indagine che aiuta gli atenei. A “progettare e migliorare la propria offerta formativa“. Su “solide basi”. Un focus, quindi, sull’intero sistema universitario del Paese. Aggiunge Molari: “Il nostro ateneo, come tutti gli altri, deve alimentare una costante spinta al miglioramento. Perché dietro i dati di ogni rilevazione ci sono persone da accogliere. Speranze da nutrire. Talenti da far fruttare. Per il bene di tutta la società”.