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E se domani cadesse un asteroide sulla Terra? Ecco cosa potrebbe succedere

Asteroidi e stelle comete cadono di continuo sul pianeta Terra con impatti più o meno pesanti. Ecco cosa potrebbe accadere in futuro e come si evolvono gli studi astronomici nell'analisi del Professor Giovanni Covone in esclusiva per Interris.it

Se un asteroide fosse in rotta di collisione con la Terra, sapremmo salvarci? Oggi forse si, ma per fare il punto sullo stato dell’arte delle tecnologie che potranno difenderci dagli oggetti celesti pericolosi, il 30 giugno si celebra l’Asteroid Day, un appuntamento istituito dalle Nazioni Unite per sollevare l’attenzione sugli asteroidi che si spingono entro i 45 milioni di km dall’orbita terrestre (i near-Earth objects o NEO) e che potrebbero costituire un pericolo per il nostro Pianeta.

L’esplosione su Tunguska

L’evento nasce per ricordare un episodio del 30 giugno 1908 quando un asteroide o una cometa del diametro di circa trenta metri esplodeva nel cielo di Tunguska, in Siberia, abbattendo circa 70 milioni di alberi su una superficie di 2.150 chilometri quadrati. La potenza dell’esplosione avvenuta ad una decina di chilometri d’altezza si ritiene equivalente a 10-15 megaton, vale a dire un migliaio di volte più potente di Hiroshima. Per fortuna non c’erano abitanti nella zona, se fosse caduto con qualche ora di ritardo si sarebbe registrata una delle più grandi catastrofi della storia colpendo una zona grande tanto quanto Berlino. Oggi l’obiettivo dell’Asteroid Day è quello di diffondere la conoscenza del rischio che possono portare asteroidi e comete che si avvicinano alla Terra. Ma cosa sono effettivamente gli asteroidi? Perché spaventano tanto? InTerris.it lo ha chiesto al Professor Giovanni Covone docente di astronomia e astrofisica dell’Università Federico II.

L’analisi del professor Covone

“Un asteroide è un corpo minore del sistema solare. Ruotano intorno ai pianeti che ne sono otto, poi ci sono i cosiddetti pianeti nani, o pianetini, di cui il rappresentante più noto è Plutone, ma anche Cerere che sono entrambi sferici, pianeti che, però, non hanno la dimensione tale per poter essere classificati come pianeti. Poi abbiamo asteroidi e comete, gli asteroidi sono corpi di dimensioni che variano da qualche centinaio di chilometri fino a pochi metri di diametro, di forma non sferica e composti dello stesso materiale di cui è composta la terra. La maggior parte degli asteroidi che conosciamo sono nella fascia tra Marte e Giove. Possiamo dire che questo è il materiale di “scarto” della formazione dei pianeti e del sistema solare”.

asteroidi

Gli asteroidi fanno paura oppure non fanno abbastanza paura?
“Se guardiamo la breve scala temporale delle nostre vite, potremmo dire che gli asteroidi non ci spaventano e non ci devono spaventare. Nel corso delle nostre vite, infatti, negli ultimi secoli nessun asteroide di grandi dimensioni ha colpito la terra. Piuttosto sono cadute piccole rocce e poi c’è stato l’episodio di Tunguska poco più di un secolo fa. Se consideriamo scale temporali plurisecolari o anche geologiche, vediamo che gli asteroidi sono sempre caduti. Hanno causato estinzioni di massa, come quella dei dinosauri, ed eventi del genere potrebbero ritornare. Anche eventi come quello di Tunguska potrebbero capitare ogni 2/3 secoli e quando capiterà di nuovo (e siamo certi che capiterà), potrebbe essere disastroso. Per questo quando si analizza un rischio bisogna capirne non solo la sua frequenza, ma anche il suo impatto e le conseguenze catastrofiche che potrebbe avere. Questi, quindi, sono eventi rari ma ad alto impatto, ad alta capacità distruttiva quindi è necessario prevederli e poi cercare di evitarli”.

Quali sono gli studi odierni, che alla luce di quanto accaduto, aiutano a prevenire o ad affrontare questi episodi?
“Innanzitutto come per ogni rischio bisogna conoscere la fonte del nostro rischio e valutarne statisticamente in modo quantitativo quanto più preciso possibile quel rischio, quindi bisogna saper gestire la popolazione degli asteroidi pericolosi. Nella grande famiglia degli asteroidi, c’è una classe molto interessante che viene chiamata “Oggetti prossimi alla Terra” (NEO, Near Earth Objects) sono quegli asteroidi che hanno un‘orbita che si avvicina a quella terrestre e molti di questi attraversano l’orbita terrestre, ad esempio l’asteroide 2011 ES4 il primo settembre passerà fra la Terra e la Luna. Non c’è un rischio di incidente e di impatto, ma è ben più grande del meteorite che ha colpito la Russia qualche anno fa: non causò vittime, ma danni ingenti (Meteora di Čeljabinsk, il 15 febbraio 2013). Ora sono in corso numerosi programmi osservativi per scoprire tutti gli asteroidi potenzialmente pericolosi. Circa il 90% degli asteroidi più grandi di un km che passano vicino la terra è stato scoperto, ma questo non è sufficiente: corpi con diametro minore di un chilometro sono anch’essi molto pericolosi, ed in questo censimento manca appunto la maggior parte degli asteroidi della dimensione di poche centinaia di metri”.

Quanto è importante oggi ricordare l’asteroid day?
“L’asteroid day credo sia una cosa molto interessante, quanto mai opportuna perché è una consapevolezza che non ci può venire dalla semplice esperienza diretta durante le nostre vite. L’attuale percezione del rischio è bassa, ma bisogna comprendere il grande potenziale distruttivo. Così come è stato per l’attuale pandemia, i ricercatori erano a conoscenza del rischio e dei possibili danni, ma solo quando si è diffusa su scala planetaria, ci si è resi conto effettivamente della gravità del rischio e della necessità di prevenire. Quindi l’asteroid day nasce come evento per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche la sfera politica su questo rischio. É quindi necessario finanziare i programmi per conoscere gli asteroidi potenzialmente pericolosi, poter prevedere l’impatto e soprattutto prevederlo in tempo perché a quel punto potrebbe anche essere evitato. Ad oggi ci sono molti scienziati che lavorano anche sul come deviare gli asteroidi per prevenire eventuali catastrofi“.

A Gennaio 2020 è stata diffusa un’importante ricerca a livello internazionale, a cui ha preso parte anche lei. Si tratta della scoperta di un pianeta gemello della Terra, di cosa si tratta?
“La ricerca è stata comunicata nei primi giorni di quest’anno, sembrava un inizio promettente per il 2020 (sorride scherzosamente ndr). Viviamo in un periodo storico molto interessante e sono felice di poter dare un contributo. Siamo nell’epoca storica in cui possiamo rispondere alle domande che abbiamo dai tempi di Democrito e Giordano Bruno in poi. Abbiamo finalmente scoperto i primi pianeti simili alla terra.
Io non direi che il pianeta che abbiamo scoperto sia proprio un gemello della Terra, forse un “cugino”, con dimensioni simili alla terra, potenzialmente abitabile per la distanza giusta dalla stessa, dove quindi non fa né troppo caldo né troppo freddo, ma non sappiamo ancora se effettivamente ha un’atmosfera o se ci siano tracce sia acqua. Al momento è un candidato interessante per essere un pianeta simile alla Terra. Il mio collega Luca Cacciapuoti ed io siamo stati gli unici scienziati italiani a partecipare a questa scoperta, la maggior parte sono colleghi americani della NASA e ne sono estremamente orgoglioso”.

In che modo potrà aiutare in futuro questa scoperta?
“Più procediamo nella conoscenza dei pianeti fuori del sistema solare e più capiamo il nostro. Quando io ero studente, i pianeti extra solari si contavano quasi sulle dita di una mano, oggi ne conosciamo circa quattro mila. Uno dei nostri obiettivi è scoprire pianeti simili alla terra, potenzialmente affidabili. Il passo successivo è quello di studiare l’atmosfera perché abbiamo la tecnologia per cui nei prossimi anni potremmo misurare e determinare la composizione chimica dei paesi simili alla terra“.

Qual è il rapporto fede scienza per un astronomo?
“L’astronomo nella sua indagine scientifica è motivato da un grande senso di piacere della scoperta e dal fascino del mistero. Non c’è niente di più bello ed affascinante per il ricercatore del fatto di non sapere quello che troverà. Sapere che nel mio prossimo programma osservativo troverò qualcosa che ora non conosco, ha un fascino impagabile. Io non so se troverò un pianeta simile alla terra ma so che questo è alla nostra portata e prima o poi riusciremo ad ottenere queste misure e sarà un grande piacere in sé. Personalmente, io non ne vedo l’opera di un creatore, ma capisco come la bellezza della natura possa indurre in tante persone che conosco, nei miei amici e nei miei familiari, l’idea che dietro quest’ordine ci sia il progetto di una mente superiore”.

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