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Dottor Grande: “I pilastri della medicina per la procreazione naturale”

L'intervista di Interris.it al dottor Giuseppe Grande, andrologo, endocrinologo, che oggi opera in strutture che offrono la medicina per la procreazione naturale

“L’atto in cui lo sposo e la sposa diventano padre e madre attraverso il reciproco dono totale li rende cooperatori del Creatore nel mettere al mondo un nuovo essere umano, chiamato alla vita per l’eternità. Un gesto così ricco, che trascende la stessa vita dei genitori, non può essere sostituito da un mero intervento tecnologico, impoverito di valore umano e sottoposto ai determinismi dell’attività tecnica e strumentale”. Sono parole di San Giovanni Paolo II pronunciate in occasione del discorso rivolto ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita il 21 febbraio 2004.

In gioco valori essenziali

In quell’incontro, il Santo Padre ha spiegato che in gioco ci sono “valori essenziali non soltanto per il fedele cristiano, ma anche per l’essere umano come tale. Sempre di più emerge l’imprescindibile legame della procreazione di una nuova creatura con l’unione sponsale, per la quale lo sposo diventa padre attraverso l’unione coniugale con la sposa e la sposa diventa madre attraverso l’unione coniugale con lo sposo. Questo disegno del Creatore è inscritto nella natura stessa fisica e spirituale dell’uomo e della donna e, come tale, ha valore universale”.

Il compito dello scienziato

Compito dello scienziato è piuttosto quello di investigare sulle cause della infertilità maschile e femminile, per poter prevenire questa situazione di sofferenza negli sposi desiderosi di trovare ‘nel figlio una conferma e un completamento della loro donazione reciproca’ (Donum vitae, II, 2). Proprio per questo, desidero incoraggiare le ricerche scientifiche volte al superamento naturale della sterilità nei coniugi, così come desidero esortare gli specialisti a mettere a punto quegli interventi che possono risultare utili a tale scopo. L’auspicio è che sulla strada della vera prevenzione e dell’autentica terapia la comunità scientifica – l’appello va in particolare agli scienziati credenti – possa ottenere confortanti progressi”, ha continuato il Santo Padre Giovanni Paolo II.

L’intervista

Nel 2000 è nato, presso il Policlinico Gemelli di Roma, l'”Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI” fortemente voluto da Papa Giovanni Paolo II, costituito per iniziativa congiunta dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione “Paolo VI” per la Cultura Cattolica in Italia. In questo centro si è formato ed ha lavorato fino al 2020 il dottor Giuseppe Grande, andrologo, endocrinologo, che oggi opera in strutture che offrono la medicina per la procreazione naturale a Lucrezia (PU) e Pozzuoli (NA) e coordina il percorso “Famiglia Fertile” presso il Consultorio “Centro della Famiglia” di Treviso. Interris.it lo ha intervistato sulla specificità e importanza di questo percorso per le coppie che hanno difficoltà a concepire un figlio.

Dottor Grande, cosa si intende per medicina per la procreazione naturale?

“Il concetto di medicina per la procreazione naturale fa riferimento a un percorso di diagnosi e terapia dell’infertilità di coppia finalizzato ad ottenere un concepimento in maniera naturale. Il termine, in Italia, è stato applicato per la prima volta dall’ambulatorio ISI del Policlinico Gemelli. Successivamente, sulla scia di questo ambulatorio, sono nate altre esperienze di questo tipo nel nostro Paese. Si tratta di un percorso strutturato, multidisciplinare che si fonda su quattro pilastri: diagnosi e terapia del fattore femminile dell’infertilità attraverso un completo percorso diagnostico e terapeutico ginecologico; diagnosi e trattamento del fattore maschile attraverso un percorso diagnostico-terapeutico andrologico; sostegno psicologico alla coppia infertile; identificazione della finestra fertile attraverso i metodi naturali di conoscenza e regolazione della fertilità”.

Perché consigliare alle coppie di intraprendere questo cammino?

“Per tanti motivi. Si tratta di un percorso che rispetta un criterio di gradualità. Davanti a un problema di infertilità, il compito della medicina è quello di fare diagnosi e terapia. Molto spesso la fecondazione in vitro viene proposta per bypassare il problema, come prima proposta alla coppia infertile. E’ inoltre un percorso efficace: analisi retrospettive su alcuni centri in cui viene praticato questo tipo di approccio hanno dimostrato che circa il 40% delle coppie riesce a concepire. Inoltre, unisce di più la coppia che non viene vista solo nella dimensione meramente biologica e si tiene in grande considerazione il suo benessere psicologico e relazionale”.

Perché al giorno d’oggi le coppie fanno tanto fatica a concepire un figlio?

“Un primo motivo è il dato anagrafico, si ‘cerca’ un figlio sempre più tardi, quando la fertilità decresce. L’altro aspetto riguarda l’interferenza con il dato ambientale: su questo si stanno facendo molti studi proprio per comprendere quanto l’ambiente, a tanti livelli, impatti e interferisca in maniera negativa con la fertilità. Per ambiente non si intende solamente l’azione degli inquinanti, ma anche, ad esempio, l’alimentazione e l’obesità”.

A volte, le coppie che non riescono ad avere un figlio in modo naturale ricorrono per vari motivi alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Quali problematiche sono legate a questa pratica?

“Ci sono questioni di carattere medico, pensiamo ai dati che stanno emergendo riguardo ai rischi – anche a lungo termine – per i figli nati da PMA rispetto ai bambini concepiti naturalmente. Ci sono molte evidenze scientifiche a riguardo per cui è meglio – per la salute del figlio – che il concepimento avvenga se possibile naturalmente. Inoltre, ci sono problematiche di carattere etico e morale dovute al fatto che, sempre analizzando la relazione del Ministro della Salute al Parlamento, il 91% degli embrioni prodotti non nasce. Stiamo parlando di figli allo stadio embrionale. Questo ha delle ripercussioni etiche evidentemente importanti”.

Questo è uno dei motivi per cui la Chiesa condanna questa pratica?

“Certamente. Partendo dal modello di riferimento, ossia quello della bioetica personalista, stiamo parlando di produzione e perdita di figli allo stadio embrionale, quindi di vite umane. Aggiungo anche un altro aspetto: ai credenti non sono proposti soltanto dei “no”, ma è offerto alle coppie cristiane un ‘sì’ più grande, a un percorso naturale, un ‘sì’ alla vita attraverso un percorso di autentica medicina che permette il concepimento in maniera rispettosa della dignità della coppia e del figlio”.

Molte delle coppie che non riescono a concepire, sembrerebbero cadere in un tunnel senza uscita, in un’ossessione che li logora. Seguire un percorso come quello della medicina per la procreazione naturale potrebbe essere un aiuto anche in questo caso?

“Certo, nella mia esperienza c’è questo. L’obiettivo è quello di concepire, ma alla coppia viene chiesto di prendersi cura della propria salute, a 360 gradi, anche dal punto di vista psicologico. Proprio per evitare questo tipo di problematica a cui lei faceva riferimento, la presenza di un supporto e dell’accompagnamento psicologico è fondamentale”.

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