Oggi, 10 Maggio, si celebra la Festa della Mamma, una ricorrenza civile conosciuta in Italia e in molti altri Paesi del mondo in onore di tutte le madri, anche non biologiche, della maternità (nel senso ampio del termine) e dell’influenza positiva che le mamme apportano alla società. Il termine “mamma” ha molteplici significati, così come sono innumerevoli le mamme nel mondo. In Terris ha deciso di intervistarne alcune particolarmente significative per onorare la festa a loro dedicata che quest’anno ricorre in un momento difficile per tutta l’umanità: la pandemia dovuta al Covid-19.
Le mamme “modello”
In questa disamina, che non vuol certo essere esaustiva, abbiamo chiesto a quattro mamme come stanno vivendo questi mesi di emergenza e come hanno vissuto la quarantena appena terminata. La prima intervistata è una donna in dolce attesa e un volto noto della Tv: è Eleonora Daniele, giornalista professionista e conduttrice e capo autore del programma di Rai 1 Storie Italiane. Dopo, c’è la forte testimonianza di Teresa, una madre che sta affrontando il cammino di guarigione da una gravissima malattia di sua figlia Erika. Poi abbiamo Rosita, una gioiosa madre di casa-famiglia con ben sette figli; a seguire, lo sfogo crudo di una mamma di 3 ragazzi separata e senza lavoro che chiede l’anonimato. Infine, l’augurio a tutte le donne da parte di una mamma speciale, spirituale: Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita di Cascia.
L’intervista a Eleonora Daniele
Salve Eleonora, a breve partorirai una bambina, Carlotta. Come hai vissuto questi nove mesi, alcuni dei quali segnati dall’emergenza sanitaria?
“Ho vissuto bene questa gravidanza, ormai a termine, ovviamente con tutte le precauzioni del caso. Non ho vissuto questi ultimi mesi con particolare ansia o preoccupazione: ho portato avanti la gestazione in modo normale, in serenità, nonostante la pandemia”.
Qual è stato l’aspetto maggiormente difficile che hai vissuto in quarantena?
“L’aspetto peggiore è stato avere i miei familiari lontani: mia madre abita a Padova e mi è dispiaciuto non poter vivere insieme a loro questa mia gravidanza. Vedo mia madre solo via Skype e mi manca non poterla abbracciare. Un sentimento comune a molti italiani che hanno i parenti in un’altra regione in questa Fase 2”.
Quali cambiamenti pensi abbia portato alla società la pandemia?
“Penso che il coronavirus non abbia portato nulla di positivo. Le persone hanno paura, i problemi economici c’erano anche prima e ora sono nettamente aumentati. Penso però che abbia scoperchiato delle situazioni già critiche, tipo i tagli alla sanità fatti negli anni passati. Alla sanità, alla ricerca, al personale medico e paramedico vanno ripristinati i fondi necessari. Altrimenti abbiamo visto le conseguenze: quando i posti letto nelle terapie intensive non ci sono, la gente purtroppo perde la vita. Questo ha messo in luce la pandemia”.
Come è andata questa stagione televisiva?
“Allora, all’inizio dalla partenza di settembre è andato tutto bene. Certo, nessuno avrebbe mai pensato che a marzo sarebbe scoppiata la pandemia. Marzo e aprile sono mesi quasi di chiusura, invece abbiamo dovuto affrontare un lockdown in tutto il mondo. Dinanzi a una cosa così grande la priorità diventa una sola: dire al Paese cosa sta succedendo. Personalmente, ho potuto raccontare ed essere a fianco di tante persone che hanno bisogno di aiuto, come alcune famiglie indigenti che stiamo cercando di aiutare; ho riportato anche la storia dell’imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare il pizzo al quale purtroppo hanno tolto la scorta; insomma, ho portato all’attenzione del pubblico la storia di tante persone in difficoltà – non solo per il covid – cercando così di essere loro d’aiuto attraverso l’ascolto e il racconto”.
Sei una donna di fede. Quanto è importante il Signore nella tua vita?
“La fede è qualcosa di molto personale e prezioso. Il fatto che nella mia vita mi siano venute a mancare delle figure importanti come mio padre e mio fratello [deceduto nel 2015 a 44 anni, ndr] ha accresciuto in me l’attaccamento alla fede, il credere in qualcosa di superiore. Poi, adesso che sta arrivando la mia bambina, Carlotta, la fede è diventata ancora più importante perché mi fa sentire più protetta”.
Che cosa augureresti alle mamme che come te stanno per partorire?
“Alle future mamme dico: pensate positivo! Pensate che tutto questo finirà presto e potremmo presto tornare ad essere più sereni”.
Hai un messaggio finale da lasciarci?
“Sì. Pensiamo anche ai ragazzi disabili, ai ragazzi autistici, alle loro famiglie. Spero che arrivino dei fondi governativi importanti anche per le loro famiglie che in questo momento di grande crisi sono un po’ abbandonate a loro stesse”.
La mamma “risorta”
Si può risorgere senza essere mai morti? Sì, per comprendere questo paradosso basta ascoltare la testimonianza di vita di Teresa, mamma di Erika, un’adolescente a cui, a soli 15 anni e mezzo, è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta. La ragazza – oggi 18enne – è stata presa in cura dal Dipartimento di Onco–Ematologia e Terapia Cellulare e Genica dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, sotto la direzione del prof. Franco Locatelli. In questi due anni e mezzo di lotta Erika ha affrontato un primo ciclo di chemioterapia, un trapianto di midollo osseo, un secondo ciclo radio-chemioterapico perché nel 2018 la malattia si è ripresentata e un trapianto di cellule staminali dal padre grazie al quale ha debellato la leucemia. Mesi e mesi di ricoveri, analisi, controlli, viaggi da Latina a Roma più volte a settimana…senza contare gli effetti della chemio nel corpo e nella psiche di una ragazza adolescente strappata dagli amici e dalla scuola da un tumore al sangue. Un calvario affrontato tenacemente da tutta la famiglia coadiuvata dallo staff del Bambin Gesù: il prof. Locatelli, il dott. Giuseppe Maria Milano e la dott.ssa Stefania Gaspari. Oggi Erika sta bene, torna in ospedale una volta a settimana per controllarsi, ma la sua vita è ripresa regolarmente, almeno fino all’arrivo della pandemia. “Per noi – racconta a In Terris la mamma – la quarantena è stata difficile per diversi motivi. Per Erika, dopo mesi di ricoveri bloccata in una stanza d’ospedale lontana da amici e compagni, è stato davvero faticoso rimanere chiusa in casa. Era di pessimo umore a causa dell’isolamento. In questo, è stata molto aiutata dal progetto Play4you. Per quel che mi riguarda, io l’ho vissuta con paura. Avevo il terrore che potessi contagiarmi e contagiare mia figlia. Uscivo solo per fare la spesa in tutta fretta e vedevo tante persone, troppe, al supermercato senza mascherine ed ero terrorizzata di portare il virus in casa per colpa della superficialità di qualcuno. Infatti, Erika non ha ancora un sistema immunitario normale, è ad altissimo rischio di contrarre il virus e anche di morire. Nessuno può capire quanto temiamo e quanto sia pericoloso il coronavirus se non ha vissuto la nostra stessa sofferenza, fortunatamente conclusasi con la ‘resurrezione’ della guarigione”. “Come tutte le madri che hanno rischiato o rischiano di perdere un figlio – conclude Teresa – vivo questa Festa della Mamma giorno per giorno, godendomi il dono della vita ogni secondo. E’ festa quando mia figlia sta bene; se lei sta male, non è mai festa, il calendario non c’entra. Perché la vita, così come la salute, non è una cosa scontata, neppure nei giovani”.
La mamma di casa-famiglia
“Tutti insieme appassionatamente in nove sotto un tetto”. E’ passata così la quarantena di mamma Rosita Mammarella, 47 anni, e papà Enrico Masini, genitori di una casa-famiglia riminese della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. I due hanno sette figli naturali. La maggiore, Chiara, ha 23 anni e si è appena laureata in logopedia a Ferrara. Poi c’è Giovanni, 21 anni, che studia biologia ad Ancona; Federica, 17 anni, quarto anno di liceo; Giuseppe, 15 anni, primo ginnasio; Pietro, 11, quinta elementare; poi c’è Giacomo che ha 7 anni e fa la seconda; infine Agnese, due anni e mezzo che sta a casa con la mamma, che tutti affettuosamente chiamano Rosy. La quarantena li ha rifatti tornare a vivere tutti e nove sotto lo stesso tetto in una casa non grandissima ma in campagna, con molto spazio all’aperto. “A noi é andata bene anche se la casa non è grande – inizia a raccontare a In Terris Rosy – la notte dormiamo 3 persone per stanza; io e mio marito teniamo in camera nostra l’ultima nata, di 2 anni e mezzo, perché non ci sono altri spazi. La mancanza di spazio vitale e di privacy, soprattutto per i più grandi, è certamente stato lo scoglio maggiore, ma abbiamo molto spazio fuori, in giardino, il tempo è stato clemente perciò siamo stati fortunati. Inoltre, stiamo tutti bene in salute!”. Un’altra difficoltà “tecnica” dell’essere in tanti è stata la scuola on line: “In casa ci sono 5 figli che fanno lezione su due computer vintage (per usare un eufemismo) di cui uno si è poi rotto! Provvidenzialmente, il comune ci ha dato un tablet per seguire le lezioni in sostituzione del pc che si è fuso”. “Il delirio – prosegue il racconto ridendo Rosy – è trovare una stanza o un luogo un po’ più silenzioso per concentrarsi sullo studio, nonostante i due piccoletti che imperversano per tutta casa. Alla fine, con un po’ di spirito di adattamento (anzi, tanto…) tutti e cinque i figli-studenti si sono incastrati e seguono regolarmente le lezioni. C’è molto da trafficare, ma con un piano strategico e una certa organizzazione oltre all’aiuto reciproco si va avanti bene”. Come vive la Festa della Mamma una madre con 7 figli? “La situazione in Italia è segnata dal coronavirus, molte famiglie hanno perso una persona cara o hanno vissuto periodi di ricovero in ospedale. Qui nelle campagne riminesi abbiamo vissuto la quarantena isolati dal mondo, ma non tra di noi. Il fatto di essere una famiglia numerosa ci ha molto aiutato: non abbiamo mai sofferto di solitudine. La festa della mamma – conclude Rosy col sorriso – la vivo serenamente, perché in questa quarantena mi sono goduta la famiglia e i figli al 100%”.
La mamma “in nero”
“Da schifo!“. E’ questa, in stretto napoletano, la sintesi di come Susanna – nome di fantasia – vive la festa della mamma 2020. Susy ha 53 anni, 3 figli di cui due all’università e uno alle medie, è senza lavoro ed è separata. Avendo lavorato come badante o donna delle pulizie solo saltuariamente – e perciò “in nero” – Susanna è una delle tante mamme “invisibili” che non riceverà nessun contributo statale. Suo marito, che pagava le spese di casa lavorando in una sala slot in un’altra città, a causa del lockdown è fermo da fine febbraio. In sintesi: una famiglia di 5 persone tra cui un minore che da oltre due mesi e mezzo è senza un’entrata economica. E lo Stato langue. “Sono settimane che mio marito – si sfoga Susanna su In Terris – aspetta la cassa integrazione. Ma ancora nulla. Noi siamo senza entrate da settimane. Io faccio fatica anche a fare la spesa, riesco a comprare lo stretto necessario intaccando i pochi risparmi messi da parte negli anni. Tutto è fermo, ma le bollette dell’acqua, del gas, della luce, l’affitto e le tasse vanno pagate comunque. Sono due mesi che non paghiamo le utenze, sono già arrivati i solleciti, prima o poi ci staccano tutto. Ma come possiamo pagare se lo Stato non ci aiuta? Dove sono i sussidi e i soldi promessi a quanti, come mio marito, hanno perso il lavoro? Io gli ho detto di andare a incatenarsi davanti ai palazzi di governo della sua città fin quando non gli danno quanto gli spetta. Altrimenti, senza fondi, non so proprio come potremo andare avanti. Più che una festa – conclude amaramente Susanna – questa è una tragedia“.
La madre spirituale
“Ad ogni mamma del mondo, auguro di essere fiera custode del miracolo della vita, quella che il Signore ci dona e che mai come ora sappiamo avere un valore inestimabile. La maternità è un dono divino insito in ogni donna, non riguarda solo la sfera fisica. Molte mamme non danno alla luce i propri figli, eppure sono la luce della loro vita”. A fare questo augurio è una madre speciale: Suor Maria Rosa Bernardinis, Priora del Monastero Santa Rita di Cascia. “Il virus ci mostra le fragilità delle nostre società e le mamme, che sono genitrici di speranza per l’umanità, vanno protette e sostenute. I governanti – sottolinea suor Maria Rosa – hanno il dovere di garantire sempre maggiori tutele alle madri, in particolare a quelle che lavorano, e alle famiglie, per permettere loro di crescere in serenità i semi del nostro avvenire”. Noi di In Terris ci uniamo a suor Maria Rosa augurando tanta felicità a tutte le mamme del mondo!