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Diversamente Disabili, chi l’ha detto che non si può?

La Onlus Di.Di.Diversamente Disabili aiuta i giovani rimasti disabili dopo un incidente stradale a ritrovare la fiducia in se stessi e risalire sulle due ruote. La storia

Tornare in moto dopo un incidente che ha causato una disabilità permanente non è una cosa facile. Molte persone – e sono specialmente giovani – dal momento del trauma perdono fiducia in se stesse, voglia di relazionarsi con gli altri, vitalità: insomma, entrano in una forma di depressione che rende difficile il vivere.
Emiliano Malagoli, fondatore e presidente della Di.Di., anche lui diventato disabile dopo un incidente
Non è stato così per Emiliano Malagoli, che nel 2011 ha subìto un incidente in moto che lo ha costretto all’amputazione della gamba destra. Emiliano inoltre gareggiava in moto e dopo il grave fatto da subito ha cercato attraverso il web qualcuno o qualche realtà che lo aiutasse a tornare in sella. Diversamente. Ma non esisteva nulla di simile.
Ecco perché insieme a Chiara Valentini, nel 2013, ha fondato lui stesso la Onlus Di.Di., Diversamente Disabili. Emiliano ha vinto la sua scommessa ed è tornato in moto e persino in gara. E da allora aiuta centinaia di giovani a risalire sulle due ruote dopo un trauma, anche solo per un giorno, e tornare a guidare.

Una onlus che aiuta a riprendere in mano la propria vita

Ne parliamo con Chiara Valentini, segretario della Di.Di. Diversamente Disabili
Chiara come aiutate le persone a tornare in moto?
Competenza e passione per gli operatori della onlus Diversamente Disabili
“Il nostro obiettivo è quello di permettere a chi ha avuto un incidente sulle due ruote e ha conseguito una disabilità di tornare a guidare.
Siamo partiti dalla pista, ma non ci rivolgiamo solo a chi vuole provare l’emozione di una gara in moto seppure con la disabilità: in questi anni abbiamo  rimesso in moto più di 360 ragazzi.
Abbiamo anche organizzato un campionato nazionale e poi internazionale di motociclismo paralimpico. Ma portiamo avanti anche un progetto per le patenti speciali, grazie al quale i ragazzi possono tornare in strada sulla moto. Spesso infatti non si pensa che chi rimane coinvolto in un incidente magari usa le due ruote come mezzo per andare al lavoro o per spostarsi nelle grandi città: con la onlus Di.Di. Diversamente Disabili aiutiamo chi desidera tornare a guidare con una disabilità a riconquistare la patente. Abbiamo infatti delle moto adattate e omologate per sostenere l’esame della patente. Abbiamo un centro di informazioni dove reperire tutte le notizie su come poter ottenere la patente speciale, e seguiamo i ragazzi che ci chiedono aiuto in tutto l’iter. Ci sono tante complicazioni in più per ottenere una patente speciale: certificazioni, costose omologazioni sulle moto da intraprendere.
Oltre a tutto questo, ci occupiamo di fornire alle commissioni mediche delle Motorizzazioni tutta la documentazione e le leggi sulle patenti speciali”.
Oltre a questa interessante e utilissima attività, qual’è il vostro contributo nella prevenzione?
“Ci occupiamo di attività di educazione stradale nelle scuole, attività che spiegata da ragazzi che hanno una disabilità causata da un incidente stradale, è molto più impattante sugli studenti che ci ascoltano. Con la pandemia, nell’impossibilità di raggiungere le varie scuole dalla nostra sede di Anguillara, abbiamo dovuto attivare degli incontri online che hanno comunque avuto molto riscontro, con circa 5000 studenti che abbiamo incontrato via web in tutta Italia”.
Uno dei momenti di preparazione nei corsi di guida della Di.Di.
Quali sono state le esperienze più belle che avete fatto come Di.Di?
Tra le attività che ci entusiasmano di più ci sono sicuramente i corsi di guida ma anche la mototerapia, che spesso facciamo insieme a Vanni Oddera, il ‘papà’ di questa splendida iniziativa.
In questi casi portiamo in moto anche ragazzi con disabilità mentali, perché ci troviamo in pista, in un luogo sicuro con le dovute protezioni. Questa è una delle cose che ci dà più gioia, è un dare e avere.
Tra le altre belle esperienze c’è il fatto che per noi questa attività significa ridare la possibilità di tornare in moto a chi ha subìto un incidente, anche se fosse solo per il giorno del corso (il 60-70 % dei partecipanti non tornano comunque in moto); questo serve alla persona come per chiudere il cerchio dal giorno dell’incidente, è come riprendere in mano la propria vita e ricominciare da lì. Un giorno una mamma accompagnò il proprio figlio e poi piangendo ci disse: ‘Vi ringrazio, mi avete ridato mio figlio’.
E’ importante per la propria autostima, per riprendere in mano la vita: non vedi più gli ostacoli come prima, ma ti senti pronto a ricominciare”.
Vanni Oddera è l’inventore della Mototerapia, una pratica che riscuote grande successo
Che obiettivi avete per il futuro?
“Tutte le attività sportive programmate sono confermate: le gare del Campionato Europeo e Italiano si svolgeranno regolarmente e prevediamo in settembre altre giornate di mototerapia, probabilmente all’Autodromo dell’Umbria. Saremo inoltre sempre disponibili a incontrare gli studenti delle scuole per raccontare le nostre esperienze di Diversamente Disabili”.

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