Dagli Usa al Vaticano
Sei papi
Amore per la Chiesa
“Io credo che ogni papa, essendo una persona umana, sia diverso dall’altro, ma per qualche motivo sento che la Provvidenza, lo Spirito di Dio, suscita un determinato pontefice secondo le necessità dei tempi – dichiara monsignor Franco a Exaudi-. E qui si potrebbe citare ognuno dei papi del XX secolo che sembrano essere stati scelti per quel loro particolare momento storico. Anche Francesco è stato scelto per questo nostro tempo, in un mondo schiavo della tecnologia e dell’indifferenza al bisogno dell”altro’ e in un pianeta a rischio di enormi problemi ambientali. Il segno che caratterizza tutti i papi che ho visto e servito nella mia lunga vita è il loro amore per Dio, per la Chiesa e per il Popolo di Dio”. Gli ultimi Stati ad allacciare pieni rapporti con Oltretevere sono stati il Sud Sudan (2013), la Mauritania (2016), Myanmar (2017) e l’Oman. Nel 2016 poi le “relazioni speciali” intrattenute con lo Stato di Palestina, definito così ufficialmente dalla Santa Sede successivamente alla risoluzione Onu 67/19 del novembre 2012 che gli ha concesso lo status di osservatore permanente, sono diventate rapporti diplomatici a pieno titolo dopo l’entrata in vigore dell’Accordo globale firmato nel giugno 2015. “Tra i Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici c’è anche la Cina-Taiwan dove però dal 1972 non risiede più un nunzio, ma un semplice ‘incaricato d’affari ad interim’- ricostruisce Gianni Cardinale-. Nei colloqui in corso con la Cina che hanno portato allo storico Accordo provvisorio e parziale sulle nomine episcopali del settembre 2018, rinnovato per un ulteriore biennio nel 2020 e poi ancora nell’ottobre 2022, non sembra sia stata ancora affrontata la questione dei rapporti diplomatici. Anche se alla Santa Sede non dispiacerebbe poter aprire un ufficio informale a Pechino”.
Missione all’Onu
A proposito del suo lavoro nell’ufficio della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Franco evidenzia che “noi siamo una delle 193 delegazioni alle Nazioni Unite non come rappresentanti di una religione. Siamo presenti all’Onu come rappresentanti di uno stato, lo Stato della Città del Vaticano, ufficialmente ‘Santa Sede’, pur senza diritto di voto. San Giovanni Paolo II insisteva nel dire che non avremmo dovuto avere diritto di voto. Per evitare in definitiva di prendere posizione su questioni molto delicate. I nostri interventi in difesa dei valori più importanti, come i diritti umani, la vita, la pace sono sempre bene accolti dall’Assemblea Onu. E veramente è stata fatta la storia quando i papi hanno fatto visita all’Onu a New York, ad iniziare da san Paolo VI, 4 ottobre 1965, la prima visita di un papa all’Onu e negli Usa, fino alla visita di Papa Francesco il 25 settembre 2015. E tutti, compresi san Giovanni Paolo II che venne due volte e Papa Benedetto XVI, hanno ribadito il messaggio lanciato la prima volta all’Assemblea Onu da San Paolo VI: ‘mai più la guerra!‘. Un caso particolare è quello del Vietnam, dove già dal 2011 veniva nominato un rappresentante vaticano non residenziale.
Diplomazia del Vaticano
Lo scorso anno è stato siglato l’Accordo sulla presenza ad Hanoi di un “rappresentante pontificio residente”, il che, ha spiegato il cardinale segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin non è “solo un traguardo”, bensì “un nuovo inizio”. Nel segno «del reciproco rispetto e della reciproca fiducia » tra Santa Sede e la Repubblica socialista del Vietnam. Il porporato ha anche specificato che tale Accordo crea una «res nova in iure» nella diplomazia vaticana. Infatti, precisa Gianni Cardinale, “il rappresentante pontificio residente, pur non essendo formalmente un nunzio – visto che tra le due parti ancora non ci sono pieni rapporti diplomatici – avrà, al pari di esso, ‘il compito di rafforzare le relazioni amichevoli tra Santa Sede e governo’ e potrà ‘partecipare agli incontri ordinari del Corpo diplomatico e ai ricevimenti, nonché avere incontri personali con i diplomatici‘. Il 23 dicembre 2023 l’arcivescovo Marek Zalewski, da “non residente” quale era dal 2018, è stato nominato rappresentante pontificio residente ad Hanoi. Per quanto riguarda il Kosovo, il cui riconoscimento avverrà quando il suo status internazionale sarà meno controverso”. La Santa Sede, inoltre, “si è per ora limitata a nominare un delegato apostolico nella persona del nunzio in Slovenia. E quando il Pontefice riceve le autorità kosovare, di norma queste udienze non si rendono pubbliche ufficialmente nel Bollettino o sull’Osservatore Romano“, conclude Gianni Cardinale.