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Al servizio di sei papi. Le memorie di un diplomatico vaticano

"Francesco ĆØ stato scelto dalla Provvidenza per questo nostro tempo, in un mondo schiavo della tecnologia e dellā€™indifferenza al bisogno dell'altro e in un pianeta a rischio di enormi problemi ambientali", afferma monsignor Hilary C. Franco

Dal profondo sud segregazionista alla Santa Sede. L’Istituto italiano di cultura di New York ha ospitato la presentazione del libro di monsignor Hilary C. Franco “Six Popes: A Son of the Church Remembers” (Humanix Books). Nel volume “Sei papi: un figlio della Chiesa ricorda” il prelato racconta la sua intensa esperienza pastorale nel profondo sud degli Stati Uniti all’inizio degli anni ’60. Il suo lavoro a Roma nelle sessioni del Concilio Vaticano II che ridefinirono la Chiesa. Per poi ripercorrere il tempo trascorso al servizio della Chiesa nelle missioni diplomatiche a Washington D.C. e alle Nazioni Unite. Monsignor Franco condivide i ricordi di alcune delle personalitĆ  piĆ¹ affascinanti che ha conosciuto nel corso degli anni. Presidenti degli Stati Uniti. Capi di Stato stranieri. E santi come Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta. Da Belmont, il suo quartiere nel Bronx, monsignor Hilary C. Franco si ritrovĆ² a lavorare con le figure piĆ¹ autorevoli e influenti della Chiesa cattolica. FrequentĆ² da giovane il piĆ¹ importante seminario di Roma, divenendo, di lƬ a poco, assistente speciale dell’arcivescovo Fulton Sheen.
Vaticano
Foto di chris robert su Unsplash

Dagli Usa al Vaticano

Consigliere della Missione permanente della Santa Sede all’Onu, il prelato ha rievocato i passaggi piĆ¹ importanti del suo lungo servizio nella Chiesa universale con la giornalista Deborah Castellano Lubov, direttore editoriale e corrispondente dal Vaticano e da Roma per Exaudi (e, prima, per Zenit). Autrice del saggio ā€œThe Other Francisā€ (ā€œL’Altro Francescoā€) con interviste alle persone piĆ¹ vicine al Papa e prefazione del Segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin (finora pubblicato in 5 lingue). E’ anche analista vaticana per Nbc e Msnbc. Segue il Papa nei viaggi apostolici nel mondo. “La storia ĆØ sempre stata una delle mie materie preferite. Da quando mi convinsi che Cicerone aveva ragione a dire che la storia ĆØ maestra di vita- spiega monsignor Franco-. A un certo punto della mia vita mi sono accorto che volente o nolente, avevo attraversato un bel tratto di storia. Oltretutto anche molti amici me lo rammentavano, quindi ho sentito in coscienza che forse avrei dovuto condividere coi posteri quel che avevo vissuto nella mia lunga vita”. Ā Per quanto riguarda la rete diplomatica vaticana sono 95 i nunzi attualmente in attivitĆ  per il mondo. Inoltre oggi sono una novantina le cancellerie di ambasciate con sede a Roma. I Paesi rimanenti sono rappresentati in genere da diplomatici residenti in altre capitali europee. Con papa Francesco sono diventati residenti gli ambasciatori ā€œnon residentiā€ di Armenia, Azerbaigian, Belize, Ghana, Malaysia, Palestina, Sud Africa e Svizzera. Il decano del Corpo diplomatico ĆØ Georgios Poulides, a Roma dal 2003 come ambasciatore di Cipro. Cristiano ortodosso, ĆØ il primo non cattolico a ricoprire lā€™incarico.
Ā vaticanoFoto di Guy da Pixabay

Sei papi

Racconta monsignor Hilary C. Franco a Exaudi: “Sarebbe impossibile per me individuare la persona che piĆ¹ mi ha colpito. Ognuna di queste personalitĆ  ha avuto un impatto speciale su di me. E mi ha lasciato qualcosa diventato parte della mia persona. Son convinto che i papi, i presidenti e i santi che ho avuto il privilegio di incontrare o servire ebbero tutti una chiamata speciale dallā€™alto. Utilizzando talenti che, nonostante le loro fragilitĆ  e i loro limiti umani, avrebbero fatto la storia contemporanea“. Il prelato statunitense rievoca “le diverse personalitĆ  dei papi. Devo dire che tutti sono stati veramente ‘coi piedi per terra‘, perchĆ© avevano tutti a cuore le necessitĆ  del popolo di Dio nel loro particolare momento storico. Impartendo le direttive necessarie a superare situazioni mondiali molto difficili. Basti pensare allā€™impatto dellā€™azione di San Giovanni Paolo II sulla caduta del regime sovietico“. Allā€™inizio del ā€™900 erano una ventina i Paesi che avevano rapporti con la Santa Sede: ora sono 184. “Nel campo delle relazioni bilaterali la Santa Sede intrattiene ormai pieni rapporti diplomatici con quasi tutti gli Stati dellā€™orbe- analizza Gianni Cardinale, vaticanista di Avvenire– Lo scorso anno ĆØ arrivato finalmente quello con lā€™Oman, segno di un ulteriore rafforzamento della diplomazia vaticana nel delicato quadrante mediorientale. Allā€™inizio del 2023 infatti sono stati nominati due nunzi residenti negli Emirati Arabi Uniti e in Giordania. Essi si aggiungono a quelli storicamente presenti in Egitto, in Israele e Palestina, in Libano, in Siria, in Iran, in Iraq e in Kuwait“. Nellā€™area rimane un solo Paese, lā€™Arabia Saudita, a non avere rapporti diplomatici con Oltretevere. Eppure nel 1900 erano appena una ventina i Paesi che avevano rapporti diplomatici con la Santa Sede. Diventati 49 nel giugno 1963, nellā€™agosto 1978 ammontavano giĆ  a 89 e nel 2005 erano 174. Con Benedetto XVI sono arrivati a 180. E con papa Francesco sono diventati ora 184 (piĆ¹ Unione Europea e Ordine di Malta).
Vaticano
Foto di Simone Savoldi su Unsplash

Amore per la Chiesa

“Io credo che ogni papa, essendo una persona umana, sia diverso dallā€™altro, ma per qualche motivo sento che la Provvidenza, lo Spirito di Dio, suscita un determinato pontefice secondo le necessitĆ  dei tempi – dichiara monsignor Franco a Exaudi-. E qui si potrebbe citare ognuno dei papi del XX secolo che sembrano essere stati scelti per quel loro particolare momento storico. Anche Francesco ĆØ stato scelto per questo nostro tempo, in un mondo schiavo della tecnologia e dellā€™indifferenza al bisogno dell”altro’ e in un pianeta a rischio di enormi problemi ambientali. Il segno che caratterizza tutti i papi che ho visto e servito nella mia lunga vita ĆØ il loro amore per Dio, per la Chiesa e per il Popolo di Dio”. Gli ultimi Stati ad allacciare pieni rapporti con Oltretevere sono stati il Sud Sudan (2013), la Mauritania (2016), Myanmar (2017) e lā€™Oman. Nel 2016 poi le ā€œrelazioni specialiā€ intrattenute con lo Stato di Palestina, definito cosƬ ufficialmente dalla Santa Sede successivamente alla risoluzione Onu 67/19 del novembre 2012 che gli ha concesso lo status di osservatore permanente, sono diventate rapporti diplomatici a pieno titolo dopo lā€™entrata in vigore dellā€™Accordo globale firmato nel giugno 2015. “Tra i Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici cā€™ĆØ anche la Cina-Taiwan dove perĆ² dal 1972 non risiede piĆ¹ un nunzio, ma un semplice ‘incaricato dā€™affari ad interim’- ricostruisce Gianni Cardinale-. Nei colloqui in corso con la Cina che hanno portato allo storico Accordo provvisorio e parziale sulle nomine episcopali del settembre 2018, rinnovato per un ulteriore biennio nel 2020 e poi ancora nellā€™ottobre 2022, non sembra sia stata ancora affrontata la questione dei rapporti diplomatici. Anche se alla Santa Sede non dispiacerebbe poter aprire un ufficio informale a Pechino”.

vaticanoFoto di Edgar Winkler da Pixabay

Missione all’Onu

A proposito del suo lavoro nellā€™ufficio della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Franco evidenzia che “noi siamo una delle 193 delegazioni alle Nazioni Unite non come rappresentanti di una religione. Siamo presenti allā€™Onu come rappresentanti di uno stato, lo Stato della CittĆ  del Vaticano, ufficialmente ‘Santa Sede’, pur senza diritto di voto. San Giovanni Paolo II insisteva nel dire che non avremmo dovuto avere diritto di voto. Per evitare in definitiva di prendere posizione su questioni molto delicate. I nostri interventi in difesa dei valori piĆ¹ importanti, come i diritti umani, la vita, la pace sono sempre bene accolti dallā€™Assemblea Onu. E veramente ĆØ stata fatta la storia quando i papi hanno fatto visita allā€™Onu a New York, ad iniziare da san Paolo VI, 4 ottobre 1965, la prima visita di un papa allā€™Onu e negli Usa, fino alla visita di Papa Francesco il 25 settembre 2015. E tutti, compresi san Giovanni Paolo II che venne due volte e Papa Benedetto XVI, hanno ribadito il messaggio lanciato la prima volta allā€™Assemblea Onu da San Paolo VI: ‘mai piĆ¹ la guerra!‘. Un caso particolare ĆØ quello del Vietnam, dove giĆ  dal 2011 veniva nominato un rappresentante vaticano non residenziale.

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Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash

Diplomazia del Vaticano

Lo scorso anno ĆØ stato siglato lā€™Accordo sulla presenza ad Hanoi di un ā€œrappresentante pontificio residenteā€, il che, ha spiegato il cardinale segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin non ĆØ “solo un traguardo”, bensƬ “un nuovo inizio”. Nel segno Ā«del reciproco rispetto e della reciproca fiducia Ā» tra Santa Sede e la Repubblica socialista del Vietnam. Il porporato ha anche specificato che tale Accordo crea una Ā«res nova in iureĀ» nella diplomazia vaticana. Infatti, precisa Gianni Cardinale, “il rappresentante pontificio residente, pur non essendo formalmente un nunzio ā€“ visto che tra le due parti ancora non ci sono pieni rapporti diplomatici ā€“ avrĆ , al pari di esso, ‘il compito di rafforzare le relazioni amichevoli tra Santa Sede e governo’ e potrĆ  ‘partecipare agli incontri ordinari del Corpo diplomatico e ai ricevimenti, nonchĆ© avere incontri personali con i diplomatici‘. Il 23 dicembre 2023 lā€™arcivescovo Marek Zalewski, da ā€œnon residenteā€ quale era dal 2018, ĆØ stato nominato rappresentante pontificio residente ad Hanoi. Per quanto riguarda il Kosovo, il cui riconoscimento avverrĆ  quando il suo status internazionale sarĆ  meno controverso”. La Santa Sede, inoltre, “si ĆØ per ora limitata a nominare un delegato apostolico nella persona del nunzio in Slovenia. E quando il Pontefice riceve le autoritĆ  kosovare, di norma queste udienze non si rendono pubbliche ufficialmente nel Bollettino o sullā€™Osservatore Romano“, conclude Gianni Cardinale.

 

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