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Tra Washington e Kabul è scattata l’ora del dialogo. Ma restano le incognite

Logo Interris - Bbc: "Checkpoint dei talebani sulla strada per l'aeroporto di Kabul"

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Senza dialogo non restano che le armi, ha dimostrato la Ostpolitik durante la guerra fredda. E così le diplomazie di Stati Uniti e Afghanistan hanno iniziato a confrontarsi in Qatar. I colloqui con i talebani a Doha sono stati “franchi”. A dirlo è il portavoce del Dipartimento di Stato. L’incontro tra una delegazione Usa e i rappresentanti talebani è avvenuto a Doha. “I colloqui sono stati franchi e professionali- spiega Ned Price-. La delegazione statunitense ha ribadito che i talebani saranno giudicati per le loro azioni. Non solo per le loro parole”. Questo incontro è una continuazione degli impegni presi con i talebani su “questioni di vitale interesse nazionale“, secondo l’amministrazione Usa. Il summit Washington-Kabul non comporta alcun riconoscimento. Né il conferimento di legittimità al governo. Qualsiasi legittimità dovrà essere “guadagnata con i fatti“. Dunque i talebani “devono dare prova di affidabilità”.

La via del dialogo

Quello a Doha è stato il primo incontro tra le parti da quando le truppe statunitensi hanno lasciato l’Afghanistan a fine agosto. La “due giorni” si è tenuta in Qatar. Dove una delegazione inter-istituzionale Usa si è recata per incontrare alti rappresentanti dei talebani. A Doha gli Stati Uniti hanno fatto pressione sui talebani. Affinché “rispettino i diritti di tutti gli afgani. Comprese le donne e le ragazze”. E formino un “governo inclusivo con ampio sostegno“, riferisce all’Agi un funzionario statunitense. Aggiungendo che “ci sono discrepanze tra le promesse dei talebani e quanto stanno facendo”. Perché “l’attuazione dei loro impegni non è uniforme“.

Preoccupazioni Usa

La delegazione statunitense si è concentrata sulle preoccupazioni in materia di sicurezza e terrorismo. E’ stato sollecitato alle autorità di Kabul il passaggio sicuro. “Per i cittadini statunitensi. Gli altri cittadini stranieri. E i nostri partner afghani che rimangono sul territorio”. I rappresentanti del presidente Joe Biden si sono  focalizzati anche sui diritti umani. Inclusa la “partecipazione significativa” di donne e ragazze in tutti gli aspetti della società afghana“. E due parti hanno anche discusso della fornitura da parte degli Stati Uniti di una solida assistenza umanitaria. Direttamente al popolo afghano“.

L’ottica di Kabul

Un bilancio, quindi, sufficientemente positivo per il primo incontro faccia a faccia dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan un mese e mezzo fa. Tra le richieste “relazioni positive” oltreché lo sblocco dei fondi internazionali. Il ministro degli Esteri del governo ad interim dei talebani, Amir Khan Muttaqi conferma che sono stati “colloqui dettagliati” tra delegazioni di “alto livello”.  A dialogare per conto della Casa Bianca sono stati uomini dell’intelligence. Di Usaid, l’agenzia statunitense per la cooperazione allo sviluppo. Del Dipartimento di Stato. La garanzia chiesta ai talebani riguarda appunto la prosecuzione del flusso di stranieri. Ossia dei cittadini (americani e non) che vogliono lasciare il Paese asiatico. Si è discusso anche della liberazione dello statunitense rapito Mark Frerichs.

La bandiera dei talebani

Impegno

Tra le priorità assolute di Washington c’è quella di ottenere l’impegno dei talebani. Affinché non facciano diventare, nuovamente, l’Afghanistan una roccaforte di al Qaeda O di altri gruppi estremisti. E la richiesta di migliorare l’accesso agli aiuti umanitari. Proprio nel momento in cui sembra inevitabile l’arrivo nel Paese asiatico di una fortissima recessione economica. Non ha fatto parte della delegazione inviata a Doha il rappresentante speciale degli Stati Uniti. Per anni Zalmay Khalilzad ha guidato il dialogo tra Usa e talebani. Ed è stato una figura chiave nei colloqui di pace. Nel team statunitense in Qatar, invece, il vice rappresentante speciale del Dipartimento di Stato, Tom West. E  Sarah Charles, principale funzionario umanitario dell’Usaid. A dialogare per la parte talebana i funzionari del governo.

Persecuzione

L’occupazione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti è durata due decenni. Fino all’evacuazione aerea organizzata in tutta fretta. 124 mila civili (tra americani, afgani e altre etnie) hanno lasciato il Paese nel momento in cui i talebani hanno preso il sopravvento. Ma migliaia di altri afghani alleati degli Stati Uniti sono stati lasciati nel paese. E sono a rischio di persecuzione. I talebani hanno promesso di essere più inclusivi rispetto al quinquennio in cui hanno guidato il paese (1996-2001). La Casa Bianca giudicherà il nuovo governo talebano in base ai fatti. E non alle parole.

 

Giacomo Galeazzi: