La voce degli ultimi

mercoledì, Marzo 12, 2025
13.4 C
Città del Vaticano
La voce degli ultimi
mercoledì Marzo 12 2025

Da vittima di una bomba a promotore della pace: la testimonianza di Nicolas

Uno degli “esempi civili” premiati da Mattarella con un’onorificenza, nel suo caso Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è un giovane di nemmeno 30 anni, Nicolas Marzolino

Nell'immagine: a sinistra foto di Hans da Pixabay, a destra Nicolas Marzolino in un incontro con le scuole (per gentile concessione dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra)

Da tre anni le notizie della guerra, con il suo distruttivo raccolto di devastazione e morte, sono tornate nella nostra quotidianità attraverso i bollettini dai vari fronti, i post sui social network, le dichiarazioni dei leader. Come un processo carsico, dopo un periodo in cui interessano in modo acceso l’opinione pubblica scivolano in secondo piano, prima di tornare ad avere di nuovo i titoli principali sui giornali e nei notiziari. Raramente finiscono in prima pagina quelle che raccontano di chi, una volta finito il conflitto, anche a distanza di anni, se non addirittura decenni, resta vittima di un ordigno bellico inesploso. Non si perde la vita, un arto o qualche altra parte del corpo, solo nei combattimenti o sotto le bombe e i missili perché la guerra lascia un’eredità pericolosa e dolorosa per chissà quanto tempo. Dire questa verità, spesso dimenticata, è quello che fa andando da anni nelle scuole a parlare con i ragazzi, ma non solo, Nicolas Marzolino, consigliere nazionale classe ’97 dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra e presidente della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta, ferito gravemente da una bomba a mano della Seconda guerra mondiale e oggi testimone e promotore di una coscienza della pace. Per il suo impegno, 26 febbraio scorso ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme agli altri “esempi civili”, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Interris.it lo ha intervistato.

L’intervista

Partiamo dalla fine. Cosa ha significato ricevere questo riconoscimento da parte del presidente Mattarella?

“E’ stato molto bello ed emozionante essere al Quirinale, il fatto che si tratti di un’onorificenza motu proprio, cioè decisa direttamente dal capo dello Stato, mi sprona a continuare e spero possa aprire nuove porte e nuove possibilità di collaborazione. Non ne eravamo al corrente perché la segnalazione è partita da altre associazioni del mio territorio, la Val di Susa, finché poche settimane prima della cerimonia mi hanno contattato da Roma”.

Il Presidente Sergio Mattarella consegna l’onorificenza di Cavaliere dell’OMRI conferita motu proprio a Nicolas Marzolino
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Torniamo all’inizio di tutto. Cosa ti è successo?

“Il 2 marzo 2013 ero in un terreno agricolo con due amici, Lorenzo e Stefano, per preparare la semina delle patate. Abbiamo trovato oggetto, rosso e nero, simile un lumino da camposanto, ma era una bomba a mano Breda in dotazione al regio esercito della Seconda guerra mondiale. Lo abbiamo preso e maneggiato quando poi è esploso, portandomi via la vista e la mano destra. Lorenzo è rimasto completamente cieco mentre Stefano, colpito da alcune schegge, ha subito un trauma psicologico tale che non ricorda più nulla di quello che è successo”.

Quanti incidenti e quante vittime di ordigni bellici inesplosi ci sono nel nostro Paese?

“In base ai dati di cui disponiamo e alle notizie delle cronache locali, la media è di una decina di episodi all’anno. L’ultimo morto c’è stato lo scorso 28 dicembre. Secondo il ministero della Difesa, nel quadriennio 2020-2023 sono stati rinvenuti oltre 130mila ordigni bellici inesplosi sulla terraferma e 190mila in mare”.

In guerra non si muore solo durante i combattimenti, i conflitti lasciano un’“eredità” pericolosa…

“Ci sono Paesi che non hanno tempo di finire una guerra che ne inizia un’altra, intere generazioni non hanno mai visto la pace. Finita la guerra, oltre al problema degli ordigni bellici inesplosi, ci vuole tempo per ricostruire le infrastrutture e le scuole ci vuole tempo. Un altro capitolo è l’inquinamento di ogni colpo d’artiglieria esploso, di ogni carro armato messo in moto, delle mine che rendono i campi e i terreni inutilizzabili”.

Com’è cambiata la tua vita?

“Dopo quell’incidente io e Lorenzo abbiamo ricominciato completamente al buio, col sostegno e l’aiuto delle famiglie, degli amici, della comunità e dell’associazione. Ci siamo dedicati allo sport – lui è diventato atleta paralimpico da medaglia a Parigi 2024 – e conoscere altri atleti con delle difficoltà ci ha dato motivazione. Abbiamo cominciato a sciare e siamo potuti andare in vacanza con gli amici. Io poi ho studiato e sono diventato massofisioterapista e osteopata. Nel frattempo, l’Anvcg mi ha chiesto di andare nelle scuole e portare la mia testimonianza ai giovani per sensibilizzarli, dato che sono la categoria più a rischio di ritrovamento di ordigni bellici inesplosi. Parlare di quello che mi era successo mi ha aiutato a superare il trauma”.

Lo scopo del tuo impegno è metterli in guardia dai rischi o cerchi di trasmettere un messaggio più ampio?

“Con l’associazione vogliamo creare una coscienza di pace, soprattutto alla luce dei 31 conflitti aperti e dei 60 mila morti nel mondo nel 2024. Viviamo in un mondo in cui si pensa che tutto sarà così per sempre, ma l’Ucraina è dietro l’angolo, i rapporti tra gli Stati sono sempre più violenti, il mondo si sta riarmando, mentre nella mia valle, in Val di Susa, l’ospedale non ha più il reparto nascite e per partorire bisogna arrivare fino a Torino. Le studentesse e gli studenti che incontro nelle scuole sono coloro che un domani faranno delle scelte, per cui proviamo a piantare un seme che magari fiorirà”.

I giovani ti ascoltano? Trovi che stiano acquisendo consapevolezza su questi temi?

“In generale la società è molto distratta e ci sono molta solitudine e difficoltà a fare rete, al tempo stesso tra i ragazzi trovi delle cose molto belle, c’è chi s’interessa e vuole dare una mano nell’associazione. Inoltre, con la pagina Instagram @propagandadipace proviamo a fare informazione pubblicando video brevi per catturare la loro attenzione in un mondo dove è un continuo scrolling”.

Oltre alla testimonianza, hai scelto anche un altro modo di aiutare le vittime civili di guerra. Ce ne parli?

“Siamo al lavoro per sviluppare una protesi bionica da mandare nelle zone di conflitto, magari attraverso canali umanitari. Tutto è partito da un gesto di vera amicizia. Un ragazzo poco più giovane di me, Andrea Grandis, che è stato per diverso tempo la mia guida sulle piste dell’atletica leggera. Lui è un perito elettronico e ha realizzato per me, con i materiali che aveva a disposizione, una protesi bionica della mano, in grado di aprirsi e di chiudersi. Ho deciso allora di sostenere il suo talento e con l’associazione gli abbiamo permesso di ottenere una borsa di studio. Siamo arrivati al terzo grado di prototipi, che devono essere molto resistenti e facilmente riparabili, e l’obiettivo è farli arrivare al Centro di riabilitazione ‘Paola Biocca’, ad Amman, in Giordania, a cui ha contribuito anche l’Anvcg, e mi auguro anche altrove. Se si fanno le cose con un fine non egoistico si raggiunge il successo, quello vero: essere utile agli altri”.

Articolo precedente

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario