La malattia da virus SARS-Cov2 ha causato finora circa 3 milioni di morti in tutto il mondo.
Sebbene il piano vaccinale proceda in molti Paesi, è auspicabile che si trovino anche altri modi per uscire da questa pandemia, tra cui delle cure contro il Covid-19. Abbiamo chiesto al dott. Stefano Benedetti, medico di Medicina interna, che cosa prevede attualmente il piano di cure contro il virus che da 14 mesi attanaglia l’umanità intera.
Dott. Benedetti, ci sono delle cure efficaci contro il Covid?
Attualmente il trattamento non è uniformemente standardizzato perché gli studi clinici hanno dato spesso risultati contrastanti.
Ad oggi solo i cortisonici hanno dimostrato in modo inconfutabile di ridurre la mortalità.
La maggior parte delle persone infettate dal SARS-Cov2 sviluppa una malattia lieve o moderata che non richiede terapie particolari.
Alcune persone però sono ad elevato rischio di sviluppare forme di polmonite grave che richiede il ricovero ospedaliero con tassi di mortalità elevati, in particolare parliamo di soggetti fragili affetti da pluripatologie. Tra questi ad esempio soggetti cardiopatici diabetici e persone con malattie respiratorie o tumori.
In quali casi possiamo considerare un paziente “grave”?
Si considera grave un paziente che presenta insufficienza respiratoria con una saturazione di ossigeno misurabile anche a domicilio con un comune saturimetro, inferiore al 93%.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce gravi i soggetti che presentano sintomi riconducibili a polmonite come ad esempio febbre, tosse, respiro veloce ed affannoso con una saturazione misurata al saturimetro inferiore al 90%; in queste persone è opportuno eseguire esami del sangue e radiologici come la radiografia del torace o la TC.
Nei pazienti ospedalizzati è comune l’ uso di cortisonici, antibiotici ed eparina ma anche di farmaci off-label ovvero medicinali utilizzati per fini non previsti dalla scheda tecnica del farmaco (ad esempio il plasma da convalescente, il baricitinib ed il tocilizumab). Questi ultimi vanno usati con prudente valutazione rischio/beneficio, caso per caso.
Cosa sappiamo con precisione sugli anticorpi monoclonali?
Per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali, in questo caso si possono ottenere dei benefici significativi poiché essi agiscono direttamente sul virus, il setting di Utilizzo è chiaramente Ospedaliero.
Gli antibiotici classici funzionano contro il virus?
Il virus determina nei soggetti gravi e/o defedati una tendenza alla coagulazione del sangue ed in questi soggetti va sempre instaurata una terapia con eparina ad un dosaggio profilattico. Gli antibiotici possono essere utili in caso di coinfezioni batteriche e sebbene alcuni Medici di Famiglia consigliano l’antibioticoterapia a tutti i soggetti Covid, questa pratica sembra essere non corretta. È pur vero che alcune classi di antibiotici in cui rientra a pieno titolo la famosa Azitromicina esercitano effetti immunomodulanti ed antinfiammatori indiretti, e per questo vanno tenuti sempre in considerazioni seppur valutati anch’essi caso per caso.
In tutti i pazienti che non hanno bisogno di ossigeno (respirano bene) non vanno di solito prescritti i farmaci che abbiamo finora menzionato.
Cosa ci dice invece degli antivirali?
Tra gli antivirali l’unico approvato in Italia è il Remdesivir che risulta efficace se usato precocemente nei soggetti gravi soprattutto quando la “carica virale” è presumibilmente molto alta.
I farmaci utilizzati contro l’ HIV hanno dato risultati ambigui e non sembrano essere raccomandati.
Che dire invece della famosa Idrossiclorochina?
Questa sostanza è stata troppo osannata, anche a livello demagogico da alcuni politici di dubbia moralità e scarsissime competenze in ambito medico.
Ebbene l’idrossiclorochina, sebbene inizialmente sembrasse in uno studio francese essere molto efficace, attualmente non è raccomandata (due studi importanti chiamati Recovery, che dimostra l’utilità del cortisonico Desametasone e lo studio Solidariety, non hanno mostrato efficacia) ed il suo utilizzo è limitato a casi specifici.
Che cosa è invece il plasma convalescente?
Consiste nel trasferimento passivo di anticorpi neutralizzanti mediante plasma (parte liquida del sangue) donato da pazienti guariti da Covid19. È una pratica talvolta macchinosa e complicata, riservata anche essa a casi selezionati.
Quale orientamento terapeutico è il migliore?
La migliore strategia di terapia attualmente è quella dell’approccio graduale sulla base della compromissione della capacità respiratoria.
La mortalità dei pazienti ospedalizzati è di circa il 20% e di questo bisogna assolutamente tenere conto.
Se volessimo parlare di prevenzione contro il Covid, esistono degli integratori efficaci in questo senso?
Molta notorietà è stata data negli ultimi mesi all’ integrazione con vitamina D – zinco – vitamina C – lattoferrina – echinacea – multivitaminici e chi più ne ha più ne metta.
È stato visto ad esempio che i neonati, che notoriamente presentano elevati livelli di lattoferrina nel sangue, siano molto poco inclini ad ammalarsi di Covid, mentre soggetti con bassi livelli di vitamina D possono avere evoluzione più grave dell’infezione da Coronavirus.
Ci sono ancora molti studi in corso a riguardo della supplementazione e del ruolo dei nutraceutici nella prevenzione e trattamento di questa temibile infezione.
Personalmente ritengo sempre giusta l’integrazione di vitamina D nei soggetti con dimostrata carenza (è possibile fare un esame del sangue per verificare se si è mancanti di tale vitamina) ma rendiamoci conto che megadosi di tale supplemento possono causare tossicità.
Nell’ambito di sane abitudini di vita e a scopo preventivo, in attesa di studi specifici possono essere consigliate integrazioni moderate con nutraceutici, per mantenere un ottimale stato di salute generale e previo parere medico in caso si assumano farmaci o si soffra di malattie cardiache/epatiche o renali.