Caro bollette, strategia energetica, guerra del gas, le fonti rinnovabili e il nucleare. Tutti argomenti che Interris.it ha trattato con Amedeo Testa, segretario generale della Flaei-Cisl, che rappresenta i lavoratori delle azione elettriche, a partire dall’Enel.
In quale contesto l’Italia subisce questa crisi ucraina?
“L’Italia è un Paese che ha una strutturale interdipendenza energetica dall’estero, circa l’85% del nostro fabbisogno è soddisfatto da fonti straniere. Noi prendiamo gas e petrolio da aree politicamente instabili. Le cose non cambieranno nemmeno con le rinnovabili perché non abbiamo materie prime per fare pannelli. Questo è il motivo per cui dovevamo fare scelte molto diverse”.
Che cosa intende?
“Non avendo nucleare e avendo scelto di decarbonizzare molto velocemente abbiamo come unica fonte il gas, oltre che le rinnovabili. L’Italia ha fatto un errore strategico di non pensare a mix di combustibili che la mettesse a riparo. Il nucleare è una fonte che usano tutti a livello mondiale e noi che non l’abbiamo partiamo già svantaggiati”.
Quali ulteriori conseguenze porterà la crisi ucraina?
“La dico in maniera semplificata: quando sei attaccato solo ad un ‘tubo’ – quello del gas – non hai grandi poteri negoziali e sei esposto in maniera pesantissima. Gli aumenti di questi giorni fanno parte delle dinamiche di mercato quando ci sono situazioni di difficoltà. Quando ad un certo punto si dice l’Occidente andrà tutto a rinnovabili, chi ha il gas cerca di speculare quanto più possibile fin quando può. Poi c’è una speculazione di chi vuole guadagnarci a breve termine oltre le normali dinamiche di mercato”.
Quindi nei prossimi giorni i prezzi dell’energia continueranno ad aumentare?
“Non posso dirlo con sicurezza ma se saranno applicate dure sanzioni alla Russia è facile immaginare che avremo ulteriori ritorsioni che peseranno sul prezzo del gas. Le bollette sono comunque aumentate già da un paio di mesi. Il problema è che, come nazione, non abbiamo molte armi a breve termine per porre rimedio a questa situazione. Il gas da estrarre nell’Adriatico, che come soluzione vediamo molto positivamente, risolve il problema della nostra dipendenza in maniera comunque insufficiente, possiamo calmierare i costi aumentando l’acquisto dall’Africa e dal Medio Oriente, ma rimarremo una nazione molto esposta a questo genere di problema. Sicuramente può aiutare stringere ulteriori accordi con la Libia e l’Iran. Mettiamoci in testa poi che le rinnovabili, al momento, non stanno risolvendo alcun problema, sono costate 250 miliardi di incentivi in 20 anni ed hanno già contribuito ad alzare il costo delle bollette e non sono in grado di produrre energia in maniera continuativa visto che sono legate ad elementi naturali come sole, acqua e vento”.
Le ripercussioni saranno su tutti i settori merceologici?
“Indubbiamente, le crisi industriali che vediamo in Italia sono principalmente crisi energetiche. Quando un imprenditore paga il doppio del suo concorrente straniero alla fine chiude bottega. Gli impatti del costo dell’energia sono devastati, possono esserci aumenti di qualsiasi prodotto merceologico, compreso il caffè al bar. Non abbiamo mosse immediate perché una seria riconversione energetica richiede almeno trent’anni. Non abbiamo nemmeno abbastanza rigassificatori per utilizzare il gas liquido. Siamo esposti ai 4 venti”.
La fusione nucleare, pulita e sicura, è stata già sperimentata, se si arriverà a produrla su vasta scala potremmo tornare al nucleare?
“Nessuno può dirlo con certezza, perché la ricerca è ancora in embrione, ci vorranno molti anni ancora per capirne la fattibilità. Se si arriverà a costruire centrali nucleari a fusione avremo energia pulita a pochissimo prezzo. E’ la soluzione che tutti adotteranno, spero che non faremo errore ferale di rifiutare anche questa tecnologia”.