“La cremazione di un defunto ‘non è vietata dalla Chiesa’ se non è fatta per una scelta di contrarietà alla fede. Lo afferma il Dicastero (allora Congregazione) per la Dottrina della Fede nella istruzione Ad resurgendum cum Christo del 15 agosto 2016 circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Tale documento – che è stato firmato dall’allora prefetto, cardinale Gerhard Müller, e dall’arcivescovo segretario, il gesuita Luis F. Ladaria, S.I., dopo l’approvazione pontificia, conferma anche che la pratica debba avvenire ‘dopo la celebrazione delle esequie’. Tuttavia si precisa che ‘la Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti’”, è quanto afferma don Simone Caleffi, teologo e docente di teologia alla Lumsa, intervistato da Interris.it. “In ogni caso, ‘non può permettere atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia come una tappa nel processo della reincarnazione, sia come la liberazione definitiva della ‘prigione del corpo’. In questo caso, a norma del diritto canonico, l’autorità ecclesiastica deve negare le esequie. ‘In assenza di motivazioni contrarie alla dottrina cristiana, invece, la Chiesa, dopo la celebrazione delle esequie, accompagna la scelta della cremazione con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma di scandalo o di indifferentismo religioso’”.
L’intervista
Don Simone, alcune persone dopo la cremazione del proprio caro defunto scelgono di disperdere le ceneri nell’ambiente. E’ consentito?
“’Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista’ il Vaticano vieta ‘la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo’”.
E’ invece permesso tenere le ceneri in casa?
“’Le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nei cimiteri’ e ‘la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita’. Non permessa a maggior ragione la conversione delle ceneri ‘in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione’”.
Noi cattolici, nella professione di fede, affermiamo di credere nella resurrezione della carne: dobbiamo temere la cremazione?
“’Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa – si legge nel documento vaticano – non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi’”.
Chi viene cremato può andare in paradiso?
“Certamente sì, ma il punto non è questo. Il problema, a mio avviso, è tutto intramondano. Mi spiego: viviamo in una società che piano piano o a grandi passi, secondo un’altra opinione, è diventata particolarmente individualista. La fede cristiana invece è essenzialmente comunitaria. Per cui la motivazione delle norme legate a come trattare il corpo dopo la morte riguardano questo aspetto: più il versante di chi resta, rispetto a quello di chi è entrato nell’eternità. ‘La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana’, afferma sempre il documento vaticano”.
In passato la Chiesa non approvava la cremazione, poi ha ammesso anche questa procedura: come mai questo cambiamento?
“Esso è avvenuto a causa del moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti e disperdere le loro ceneri in natura, per motivi economici, suggeriti dal minor costo della dispersione, e per dare indicazioni circa la destinazione delle ceneri, una volta scaduti i termini per la loro conservazione. In conclusione, come scritto in una risposta al cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, data dall’attuale prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, cardinale Victor Manuel Fernàndez, ‘le ceneri dei defunti, procedono da resti materiali che sono stati parte del percorso storico vissuto dalla persona, al punto che la Chiesa ha particolare cura e devozione circa le reliquie dei Santi. Questa attenzione e memoria ci porta anche a un atteggiamento di sacro rispetto verso le ceneri dei defunti, che conserviamo in un luogo sacro adatto alla preghiera e alle volte vicino alle chiese dove si recano le loro famiglie e vicini’. Data, dunque, una mutata sensibilità nel cuore dei fedeli, ‘è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale’. ‘Inoltre, posto che venga escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista e che le ceneri del defunto siano conservate in un luogo sacro, l’autorità ecclesiastica, nel rispetto delle vigenti norme civili, può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto’”.