“L’Italia, nonostante i passi avanti compiuti con la diminuzione dei volumi finanziati da Cassa Depositi e prestiti (Cdp) e Sace, risulta essere ancora – precisano le organizzazioni – il primo finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il quinto a livello globale”. Invece, “numerosi firmatari della Cetp, Paesi storicamente molto attivi nel finanziamento di progetti fossili all’estero, hanno rispettato l’impegno preso alla Cop26, implementando politiche efficaci che interessano le rispettive istituzioni finanziarie pubbliche. Tra questi si possono menzionare il Regno Unito, la Francia, il Canada e, anche se con margini di miglioramento, la Germania e la Spagna”. “La riduzione dei finanziamenti internazionali per l’energia fossile, tuttavia, non si è tradotta in un incremento del sostegno finanziario per l’energia pulita”, notano le organizzazioni, evidenziando che “nel 2023 i firmatari originari della Cetp hanno supportato progetti di energia pulita all’estero per un totale di 21,3 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 26 miliardi di dollari del 2022. Questo trend suggerisce la necessità di migliorare le politiche e porsi obiettivi più ambiziosi per rispettare gli impegni presi”. Per le organizzazioni, “è auspicabile che i finanziamenti all’energia pulita mettano al centro i bisogni delle persone e delle comunità, senza aggravare la situazione debitoria dei Paesi del Sud globale. E per questa ragione erogati per lo più sotto forma di doni. E programmando una crescita dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Una situazione debitoria spesso causata proprio dagli investimenti fossili e dai contratti che le multinazionali energetiche concordano con i governi dei Paesi esportatori, con clausole che danno priorità ai profitti privati piuttosto che all’equilibrio della finanza pubblica, agli investimenti necessari per combattere povertà e disuguaglianze, e ai ristori per le perdite e ai danni causati dal cambiamento climatico”. Secondo le organizzazioni della società civile italiana aderenti all’appello, “l’interruzione dei finanziamenti pubblici esteri all’energia fossile favorirebbe anche un’implementazione più giusta, equa e trasparente di alcune strategie governative. A partire dal Fondo italiano per il clima e il Piano Mattei per l’Africa”.
Dal G7 a Cop29
La salvaguardia del pianeta parte delle città. Per questo si è svolto il G7 Sviluppo Urbano Sostenibile presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e coordinato dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri. “Città resilienti, net zero, circolari e non clima-alteranti, città giuste e inclusive, città digitali e intelligenti: sono i temi che abbiamo affrontato nel G7, consapevoli che una politica urbana integrata è la dimensione corretta per affrontare in modo sistematico e coordinato le sfide poste dalle tre transizioni globali”, spiega il titolare del Viminale. Si è tenuto presso Palazzo Altemps, a Roma, il vertice del G7 dedicato allo Sviluppo Urbano Sostenibile. Il confronto tra i ministri competenti dei paesi del G7 e le istituzioni internazionali coinvolte si sono focalizzati sulle politiche urbane da adottare per affrontare le sfide poste dalle transizioni ecologica, demografica e digitale.
Città più inclusive
Sono intervenuti i ministri dei Paesi del G7, il commissario europeo con delega specifica, i rappresentanti dell’OCSE, della Banca Europea per gli Investimenti e di Urban7, l’organismo di coordinamento delle città dei Paesi G7. Durante il vertice, i ministri del G7 e i loro ospiti hanno avuto l’opportunità di discutere una serie di temi cruciali per il futuro delle città. E cioè l’adozione di pratiche innovative per la riduzione delle emissioni inquinanti, l’impiego di risorse energetiche rinnovabili e lo sviluppo di città più inclusive, orientate verso modelli di crescita sostenibile, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. In questo contesto, l’Ocse ha presentato i risultati delle sue analisi sulle migliori pratiche in ambito di politiche urbane. Ofrendo una base per un confronto costruttivo tra le delegazioni. A conclusione dei lavori la Dichiarazione della Presidenza Italiana, frutto del lavoro tra i Paesi membri, ha delineato le azioni congiunte future per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile, sintetizzando le principali sfide e gli impegni condivisi dal G7, punto di partenza per le future presidenze del G7. Con un’attenzione particolare alla prossima presidenza canadese del 2025.
Transizioni globali
Aggiunge il ministro Matteo Piantedosi: “Abbiamo affrontato in continuità con le precedenti presidenze, quella tedesca nel 2022 e quella giapponese nel 2023, i temi delle città resilienti, città net zero, città circolari e non clima-alteranti, città giuste e inclusive, città digitali e intelligenti. La dichiarazione racchiude e sintetizza i principali impegni condivisi nell’ambito di ogni tematica affrontata, pur conservando una coerenza con quelle adottate negli anni precedenti, presenta diversi elementi di novità”. Al termine del vertice del G7 il titolare del Viminale ha richiamato la necessità di “una politica urbana integrata è la dimensione corretta per affrontare in modo sistematico e coordinato le sfide poste dalle tre transizioni globali”. Il gruppo di lavoro G7 Urban opera quest’anno sotto la presidenza italiana e coordinato dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri. Risulta determinante al riguardo l’esperienza del Dipartimento nella programmazione di piani e strategie urbane nell’ambito della politica di coesione europea e nazionale. Attraverso l’impegno nel lavoro preparatorio per l’elaborazione di politiche innovative. Sono state così esaminate le politiche nazionali sullo sviluppo urbano. Discutendo le modalità con cui i diversi paesi affrontano le sfide del cambiamento climatico, dell’economia circolare, della mobilità sostenibile, nonché dell’edilizia e dell’inclusione abitativa.
Priorità d’azione
Prosegue Piantedosi: “Abbiamo evidenziato le priorità d’azione che riteniamo necessarie e più idonee per rispondere alle sfide che la transizione ecologica, i cambiamenti sociodemografici e la rivoluzione digitale ci stanno imponendo”. Tra i temi di maggior interesse l’uso sostenibile delle risorse scarse, la riqualificazione energetica nelle aree urbane, la questione dell’abitare, intesa come diritto alla casa, la cultura come strumento di sviluppo economico e integrazione sociale, la pianificazione e gestione delle smart city, e con esse il tema dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme per la gestione dei dati. Sottolinea il ministro dell’Interno: “Per questo, abbiamo ritenuto significativo chiudere con un impegno ad attivare, individuandole, delle possibili azioni comuni. Si tratta di un primo impegno concreto ad andare oltre le affermazioni di principio. Si riconosce come i nostri 7 paesi sperimentino sfide comuni, ma offrano spesso risposte diverse, legate alle specificità locali”.