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La rivoluzione dell’economia circolare. Borgomeo: “La tutela dell’ambiente salva le aziende”

L'intervista di In Terris a Francesco Borgomeo, presidente del gruppo Saxa Gres e di Unindustria Cassino-Gaeta, sui temi dell'economia circolare e dell'importanza della salvaguardia del know how

La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo, si legge nel Vangelo. Quello che fa Francesco Borgomeo, laurea in filosofia, studi alla Sapienza e alla Pontificia Università Gregoriana, presidente del gruppo Sax Gres e da circa un anno di Unindustria Cassino-Gaeta, è qualcosa di molto simile: si occupa di interventi di salvataggio e di riconversione industriale, utilizzando materiali di scarto per creare qualcosa di nuovo nel rispetto dell’ambiente. Applica l’economia circolare alla green economy, salvando posti di lavoro e un certo “saper fare” nel settore delle superfici ceramiche.

Attualmente il suo gruppo, nato nel 2015, conta gli stabilimenti di Anagni, quelli dell’ex Marazzi Sud, di  Roccasecca, ex Ideal Standard, e in Umbria a Gualdo Tadino, ex Tagina. Gli impianti preesistevano alla nascita del gruppo e, a causa della crisi economica, erano in forti difficoltà. “Tali interventi di salvataggio e di riconversione sono stati motivati dal fatto che nelle aziende il valore delle persone è un fattore cruciale”, spiega l’imprenditore a In Terris. “Il made in Italy si basa sulle competenze di chi ha imparato a compiere quello specifico tipo di attività, e ciò rappresenta un bene cardine da non scalfire”.

“Il valore della persona”

Persone al centro, rispetto dell’ambiente, spirito di sacrificio e capacità di ripensare le categorie. Sono questi i quattro punti cardinali della sua attività. La strada che ha deciso di percorrere, la direzione scelta, è stata questa: “Se abbatto i costi dell’energia e delle materie prime il valore della persona diventa centrale. I tre fattori classici di produzione – materie prime, costo dell’energia e costi di produzione – sono sempre stati considerati incomprimibili, mentre con l’economia circolare questo si riesce a ottenere, permettendo così di ridare competitività alle aziende senza colpire le persone”. Ecco come: “Il recupero materiali di scarto permette di avere materie prime a bassissimo costo e se con la frazione organica facciamo biogas per far funzionare i forni degli stabilimenti,  riducendo il costo dell’energia, la fabbrica torna ad essere competitiva”.

Quello che resta centrale, comunque, è “il valore della persona”. “Non possiamo riconvertire un’azienda senza la partecipazione di tutti”, perché è dall’unione che nasce la forza. “Chi ha visto chiudere la sua fabbrica e fallire il sogno della sua vita, vede la morte in faccia. Se gli viene data l’opportunità di rilanciarsi è talmente motivato da essere capace di attraversare il deserto e scalare le montagne più alte”, racconta Borgomeo.

Com’è nata l’idea di ottenere ceramiche da materiali di scarto?

“Dapprincipio mi occupavo della produzione di piastrelle tradizionali, successivamente mi sono dedicato ai prodotti per esterni. Ho anche brevettato un sampietrino di gres porcellanato, il grestone, ottenuto dalla ceneri dei termovalorizzatori in sostituzioni delle pietre naturali. Così evitiamo di distruggere le montagne, oramai non più in Europa, in paesi lontani dove, in alcuni casi, c’è un intenso impiego del lavoro minorile. Con l’economia circolare si può salvaguardare la natura, evitare trattamenti disumani e favorire la riconversione e il salvataggio di aziende, evitando perdite di lavoro e di know how. Inoltre l’economia circolare permette di mettere in sicurezza anche i rifiuti, che diventano materia prima da trasformare. Sottratti a business spesso opachi, la fase di fine vita di questi diventa trasparente e tracciabile”.

Qual è il futuro dell’economia circolare?

“La sensibilità ambientale, di recupero e di riutilizzo, piuttosto che prendere materiali vergini dalla Natura, produrre, consumare e buttarli nelle discariche. Complessivamente, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per l’economia circolare e l’ambiente sono previsti una trentina di miliardi, che vanno ad aggiungersi alla programmazione comunitaria esistente. Serve un cambiamento culturale, ci vuole il coraggio dell’intero sistema, politico, istituzionale, amministrativo, industriale, per favorirlo”.

Il mondo delle imprese sta diventando più etico?

“La grande tematica del cambiamento climatico e la preoccupazione legata ai i rischi che corriamo per la situazione legata all’ambiente ci costringe a ripensare i modelli economici. La responsabilità etica dell’impresa è diventata un tema molto forte e le giovani generazioni hanno capito che economia e ambiente, economia ed etica devono avere una strada comune, devono convivere. Oggi la tecnologia permette di raggiungere gli stessi risultati di benessere senza penalizzare il pianeta, poi tutto è nelle nostre mani”.

Per gentile concessione di Francesco Borgomeo

Quanto sono importanti, per lei, i valori, come persona e come imprenditore?

“Queste operazioni di riconversione industriale e di riutilizzo dei rifiuti le abbiamo imparate dal Vangelo, la pietra scartata dai costruttori diviene pietra angolare. Tra l’altro, un’operazione come una riconversione industriale è difficile, faticosa e chiede tanto agli uomini, in termini di sacrifici. Il lavoro è fatica, tanto che addirittura in alcune zone del nostro Paese i due termini sono sinonimi. Dobbiamo pensare che il tema del sacrificio è positivo perché aiuta gli uomini a capire il valore delle cose che fanno. E’ grazie al sacrificio e al sapere affrontare le difficoltà con serenità che si ottengono risultati straordinari. Altra cosa molto importante è  la capacità di mettersi nei panni degli altri e trovare soluzioni per superare i problemi altrui. Questa a sua volta si traduce poi nella capacità di partecipare, di capire, di ascoltare e di porsi cristianamente al servizio degli altri nella propria comunità d’impresa. Questo dà una marcia in più, una squadra coesa che lavora serena è molto più forte”.

Per gentile concessione di Francesco Borgomeo

Com’è avvenuto il suo passaggio dalla filosofia al mondo delle imprese?

“Per definire un nuovo modello, serve la filosofia. A un certo punto ho cominciato a capire che alcuni paradigmi dell’impresa tradizionale stavano entrando in crisi. Prendere un’azienda che produce sanitari per trasformarla in una che realizza sampietrini utilizzando materia di recupero  al posto delle materie prime deriva anche dalla capacità di ripensare le categorie, una cosa che la filosofia ti dà. Prima si pensava, come paradigma, che industria e ambiente fossero in competizione, mentre ci accorgiamo che la tutela –  che consente di recuperare materie prime dai processi che prima inquinavano – dell’ambiente salva le aziende”.

Come il suo gruppo ha affrontato la pandemia?

“Si è lavorato tutti per non chiudere le aziende, utilizzando i guanti, indossando le mascherine e mantenendo il distanziamento. Sono riuscito a tenere aperti gli stabilimenti e la produzione è andata bene. Abbiamo vissuto momenti di difficoltà, anche perché nessuno sapeva cosa stava succedendo, ma oggi siamo qui, in piena serenità. Viviamo in una comunità e non si può pensare di avere i diritti senza i doveri, come il rispetto della salute degli altri. Ci si vaccina e se non riusciamo a far sì che tutti si vaccinino vogliamo il green pass, come strumento che ci aiuti a tutelarci”.

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