“La condivisione salverà il mondo, dall’eredità di don Benzi la via per un futuro sostenibile” (Sempre Editore). E’ questo il titolo del libro-intervista che Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal servo di Dio don Oreste Benzi, ha realizzato con il giornalista Alessio Zamboni. Un libro nel quale Ramonda, alla guida dell’Apg23 dal gennaio 2008, racconta cosa ha significato per lui raccogliere l’eredità lasciata da don Benzi. Anni non sempre facili, segnati dalla pandemia e dallo scoppio della guerra in Ucraina. Le emergenze attuali che si intrecciano alle emergenze già esistenti.
La prefazione del libro
La prefazione del libro è scritta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei che spiega come Ramonda “ad un certo punto è stato chiamato a diventare padre, punto di riferimento di una grande famiglia, la Comunità Papa Giovanni XXIII. Un compito difficile, dovendo succedere, da laico, a un sacerdote come don Benzi che molti considerano già santo, ma da cui non si è tirato indietro”. “L’umanità tutta, e la Chiesa con essa, si trova ad affrontare sfide epocali – scrive ancora il cardinale Zuppi –: ha le risorse per affrontarle e vincerle, ma rischia di autodistruggersi se non si decide con urgenza a superare vecchi schemi nella ricerca di una via per assicurare a tutti i popoli uno sviluppo dignitoso e compatibile con l’ecosistema del pianeta in cui viviamo. Alla logica della contrapposizione, della polarizzazione, di un approccio ideologico Ramonda contrappone una parola chiave, tutta umana, che non si può vivere senza mettersi in gioco: condivisione. È attorno a questa che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha costruito la sua storia dimostrando che è possibile costruire una società diversa, in cui i più fragili non sono scarti ma pietre preziose che rendono migliore la vita per tutti”
L’intervista
Interris.it ha intervistato il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda.
Presidente Ramonda, come è nata l’idea di scrivere questo libro?
“Dalla voglia di raccontare questi quindici anni dopo la morte di don Oreste Benzi, di raccontare la Comunità, quali poveri ha incontrato, a quante persone ha aperto le sue porte, come ha affrontato le crisi sociali, dalla crisi economica alla pandemia, per arrivare alla guerra. E’ un racconto della vita di una comunità internazionale come la nostra, riconosciuta dalla Santa Sede, e del suo responsabile”.
Qual è stata la cosa più difficile che hai dovuto affrontare e quale quella più bella in questi quindici anni in cui sei stato responsabile generale dell’Apg23?
“L’aspetto più impegnativo è portare avanti l’eredità che ha lasciato don Oreste, ossia un insieme di persone, bambini, adolescenti e giovani, sia membri dell’Apg23 sia accolti. In questi quindici anni abbiamo quasi raddoppiato i Paesi in cui siamo presenti: sono 47. Dobbiamo portare avanti la vita concreta, bisogna tener conto delle singole persone ma anche avere uno sgaurdo di insieme, insomma, cercare di raggiungere un equilibrio. Le gioie sono state tante, soprattutto vedere le persone che danno la vita nelle case famiglia, nelle Capanne di Betlemme, nelle comunità terapeutiche, nelle famiglie aperte, nelle cooperative… La gioia è vedere che queste persone che formano l’Apg23 sanno chinarsi sulle sofferenze di questa umanità, non solo mettendo la spalla sotto la croce, ma risollevando quanti si trovano in stato di bisogno dando risposte, dignità”.
Il 13 gennaio 2008 sei stato scelto dai membri della Comunità Papa Giovanni XXIII come loro responsabile generale. Cosa hai provato quando sei stato eletto?
“Ho provato stupore, meraviglia. Era un’eradità molto coinvolgente e impegnativa. Io che mi sentivo inadeguato – ma mi sento così ancora adesso – ho accolto questo servizio con responsabilità. Tutti dovevamo rimboccarci le maniche, camminare bene insieme, formare una rete e tenere sempre aperta la porta della nostra Comunità perché potessimo dialogare con il mondo”.
A maggio 2023 l’assemblea della Comunità Papa Giovanni XXIII dovrà indicare un nuovo responsabile generale in quanto hai superato il limite di dieci anni fissato dal Decreto di Papa Francesco per chi governa le associazioni internazionali di fedeli. Una porta che si chiude o un nuovo inizio?
“E’ un regalo che Papa Francesco ha fatto a tutti i responsabili delle associazioni internazionali di fedeli. E’ una grazia per me e la mia casa famiglia. Oramai, la Comunità è cresciuta, è matura, è pronta per un rinnovamento, un ricambio generazionale. L’Apg23 sarà in grado di indicare una persone che sarà in grado di portare avanti il compito per cui è stata scelta. Come diceva il nostro fondatore ‘Chi verrà dopo di noi, farà meglio di noi'”.
Vuoi fare un augurio al tuo successore?
“Si voglio augurare la stessa cosa che don Oreste augurava a chi sarebbe venuto dopo di lui: di essere uomo o donna di preghiera, di saper incontrare i fratelli là dove vivono e di avere molta fiducia nella Divina Provvidenza e Dio”.