Con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno si apre la “stagione” della legge di bilancio, lo strumento attraverso cui lo Stato definisce gli obiettivi di spesa pubblica, il complesso di risorse da utilizzare per garantire ai cittadini i beni e i servizi pubblici come sanità, previdenza e istruzione. Il primo passo consiste nell’approvazione, entro il 27 settembre di ogni anno, della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), il testo che contiene la revisione delle stime e degli obiettivi programmatici del Def presentato ad aprile, in base all’andamento del quadro macroeconomico. La Nadef è la cornice all’interno della quale si scriverà la manovra dell’esecutivo.
Tempi e tappe della manovra
Dopo l’approvazione della nota, l’Italia dovrà presentare entro il 15 ottobre alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio, in cui si illustrano l’obiettivo di saldo di bilancio e la proiezione di spese ed entrate per l’anno successivo, su cui la l’esecutivo comunitario renderà noto il suo parere il 21 novembre. La tappa seguente è la presentazione del disegno di legge di bilancio in Parlamento, da approvare in via definitiva entro il 31 dicembre. Il rispetto delle scadenze è importante per evitare che, in caso di ritardo, dal 1° gennaio scatti l’esercizio provvisorio, ovvero la gestione dell’ordinaria amministrazione per un periodo di tempo che non può superare i quattro mesi.
L’intervista
Per comprendere meglio che legge di bilancio ci attende, Interris.it ha intervistato Lorenzo Castellani, docente universitario alla Luiss Guido Carli.
A cosa è dovuta la limatura, nella Nadef, delle previsioni di crescita contenute nel Def della primavera scorsa?
“L’economia internazionale subisce dei rallentamenti. Dopo due anni buoni, tra il 2022 e la prima metà del 2023, ci si aspetta un anno e mezzo di crescita a rilento. Questo perché una gran parte del mondo industriale ha visto una riduzione degli ordini, per via del rialzo dei tassi e dell’inflazione dovuta al costo delle materie prime e dell’energia, e la produzione rallenta. Ancora, l’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sull’Italia è oggi un po’ un’incognita. Al di là della contrattazione con Bruxelles, finora andata bene con la terza e la quarta rata, non abbiamo ancora una stima ben precisa degli effetti dell’utilizzo dei fondi per l’attuazione dei progetti scritti nel piano”.
Si delinea una manovra “tecnica” o politica?
“Una manovra politica ma nei limiti della prudenza e con spazi molto ristretti. I mercati sono tranquilli e da fuori non si sentono arrivare voci particolari. Il deficit programmatico si aggira intorno al 5,3-5,4%, in aumento rispetto alle previsioni iniziali per assorbire la spesa del Superbonus”.
Un approccio in continuità con la precedente finanziaria?
“Lo stesso, prudenza e gradualità. Il presidente Meloni e il ministro Giorgetti non vogliono attirare critiche da parte della Commissione europea o avere una reazione dei mercati che porti a un aumento dei tassi di interesse. L’importante è che il quadro macroeconomico e di finanza pubblica annunciato sia recepito positivamente dall’estero”.
Quali saranno i principali obiettivi della legge di bilancio?
“Il governo è attento ai redditi medio-bassi e a quelle fasce sociali più deboli all’interno dell’economia di mercato, come partite Iva, impiegati e operai. Il taglio al cuneo fiscale va in quella direzione. Ci sono poi alcune modifiche sul lato pensionistico, come il rifinanziamento di Opzione donna e migliorie a Quota 103, oltre che delle assunzioni nella pubblica amministrazione. La spesa ordinaria e la spesa per interessi non lasciano però molti altri spazi. Pare si riaffacci l’idea di alcune privatizzazioni e di una leggera spending review, occorrerà capire se il combinato disposto tra queste due funzionerà”.