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Combattere la corruzione lavorando su un’etica del bene comune

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La corruzione è un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i paesi, minando le istituzioni e lo stato di diritto, distorcendo i mercati e i processi elettorali. In definitiva, questo fenomeno priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico”. Nel presentare la Giornata internazionale contro la corruzione, che ricorre ogni anno il 9 dicembre, il segretariato delle Nazioni Unite mette in luce subito le conseguenze più nefaste di questo fenomeno sociale.

D’altra parte la relazione tra ricchezza e trasparenza è stata evidenziata anche dall’organizzazione “Transparency International”, che ha incrociato l’indicatore che misura la corruzione percepita dei singoli Paesi europei con il Pil pro-capite di quest’ultimi. In questo modo si è visto che i Paesi meno corrotti sono anche quelli che generano maggiore ricchezza per tutti i cittadini. Alcuni esperti fanno notare che non si può parlare di rapporti di causa-effetto, ovvero non si può dire se è la corruzione che genera la povertà o se sono le società povere e le economie più deboli ad essere più esposte e contaminate, per ovvi motivi, dai fenomeni corruttivi. Tuttavia il nesso comprovato tra efficienza, benessere, trasparenza e onesta non può essere ignorato nella lettura di questa piaga.

Sicuramente la corruzione ha delle radici antropologiche antiche quanto il mondo, Papa Francesco, che ha sempre usato parole di fuoco contro di essa, in una recente intervista si è riferito così a quella presente all’interno della Chiesa: “Purtroppo la corruzione è una storia ciclica, si ripete, poi arriva qualcuno che pulisce e rassetta, ma poi si ricomincia in attesa che arrivi qualcun altro a metter fine a questa degenerazione”. “La Chiesa – ha aggiunto il Pontefice – è e resta forte ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli”. Francesco in occasione delle Giornata del 2019 aveva inoltre ribadito che “la corruzione avvilisce la dignità della persona e frantuma tutti gli ideali buoni e belli”, un cancro che “con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti”. Il magistero della Chiesa inquadra quindi la corruzione non solo nella dimensione del peccato e del peccatore ma anche facendo emergere lo sfondo delle pesanti ripercussioni sociali.

Per combattere la corruzione bisogna infatti lavorare su un’etica del bene comune, facendo incontrare i principi valoriali del singolo con gli sforzi per conseguimento del benessere collettivo. Il momento storico che stiamo vivendo chiede uno scatto in questa direzione, basta pensare ai fondi per la sanità al prossimo all’utilizzo dei 200 miliardi di euro assegnati all’Italia dal Recovery Fund, per il rilancio dell’economia post pandemia. Una montagna di soldi mai vista prima destinata ad infrastrutture, digitalizzazione e riconversione ecologica dei sistemi produttivi.

Gli strumenti per vincere questa sfida ci sono già tutti. In quest’ultimo decennio il Paese si è dotato di una vasta legislazione anticorruzione (dalla Severino del 2012 alla Spazzacorrotti del 2019) e ha istituito l’Autorità nazionale anticorruzione. La normativa e gli organismi per il contrasto alla corruzione vanno integrati ad un’azione continua basata su tre principi ineludibili: trasparenza, partecipazione e meritocrazia.

Le pubbliche amministrazioni devono assomigliare ogni giorno di più ad una casa di vetro. Il cittadino, il professionista e il ricercatore devono verificare e conoscere meglio le pubbliche amministrazioni, effettuare statistiche, studi e controlli sui loro siti web. In pratica i pubblici poteri devono rispondere al principio di pubblicità della loro azione, attraverso la quale la P.A. non solo si giustifica nei confronti dell’opinione pubblica su che cosa fa e su come lo fa, ma conduce anche una strategia di ascolto che dalle critiche della stessa opinione pubblica individua gli spunti per il miglioramento dell’organizzazione.

In questo modo associazioni di categoria e i singoli cittadini partecipano al processo di controllo su assunzioni, stipendi, procedure di gara, bilancio e capitoli di spesa. A tutto questo si deve aggiungere un sistema meritocratico che premia le capacità e l’impegno dei soggetti veramente meritevoli di ricoprire importanti incarichi pubblici. Non è mai troppo tardi per chiedere conto dei talenti sprecati.

Marco Guerra: