In Italia i clochard sono 96 mila secondo l’ultima rilevazione Istat. Nell’immaginario collettivo i clochard sembrano individui senza volto né identità. In Italia sono morti di freddo 28 senza fissa dimora in tre settimane. Il 2023 è iniziato con una strage di innocenti ai margini della società. In questa sconvolgente “Spoon river” si succedono tragedie sconosciute al mondo come quella di Younous Gueye Cherif, 52 anni, ucciso a Milano dalle temperature killer della notte gelida. Di lui tutto ciò che resta è un giaciglio di cartoni e coperte. A pochi passi dalla stazione percorsa ogni giorno da migliaia di pendolari. Fuori dal dormitorio del mezzanino di Milano Centrale sono decine i clochard che rischiano la vita. A soccorrerli sono gruppi solidali di volontari come i City Angels. Altri due senzatetto che si riparavano in strada come Younous sono morti nei giorni precedenti. In 22 giorni del nuovo anno le vittime di questa strage silente sono 28 in tutta Italia (9 in Lombardia).
Sos clochard
E’ morto di freddo a Milano anche il portiere della squadra dei rifugiati. Senza documenti era tagliato fuori da tutto. Ad uccidere Issaka Coulibay, 27 anni, è “stata la condizione di clandestino”, denunciano i suoi compagni del team St. Ambroeus. Michele Ferraris è il responsabile della comunicazione della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora. E ha dichiarato alla Stampa che “molti clochard muoiono per annegamento o investiti da un treno, da una macchina, da un autobus. Incidenti che una persona che vive una vita ordinaria e ha una casa il più delle volte non potrebbe neanche avere. Perché se un uomo cade da una scala non resta lì bloccato per due o tre giorni senza cure, senza aiuto. O nessuno vive in una tenda sul ciglio di un fiume. E annega se arriva l’acqua alta sorprendendolo nel sonno. Oppure ha un malore in strada per via dell’etilismo e nessuno se ne accorge finché è troppo tardi. Analizzando i motivi specifici di questi decessi, la causa dominante della morte dei clochard è la disperazione. La solitudine“.
Piani
Ferraris aggiunge che “i piani attivati nelle maggiori città italiane per combattere il freddo spesso funzionano. Ma coprono solo tre mesi. Per tutto il resto dell’anno servono interventi strutturali”. Finalizzati, per prima cosa, a permettere anche ai senzatetto di “avere innanzitutto una residenza fittizia”. Così da poter ottenere un documento d’identità che in tanti non possiedono. “In questo modo potranno avere un medico. Accedere ai servizi più basilari. Ottenere un reddito di cittadinanza. O anche semplicemente trovare un primo lavoro da cui ripartire”, precisa Ferraris. I dati dei decessi di clochard per freddo sono raccolti da Fio.Psd. La Federazione unisce 150 associazioni e le rappresenta sui tavoli istituzionali. I numeri (28 senzatetto morti nelle prime tre settimane del 2023) confermano il pesante trend del 2022. In cui sono morti 388 clochard. Molti di più dei 250 del 2021 e quasi il doppio dei 212 del 2020.
Fuga
Issaka Coulibay era scappato dalla miseria disperata del Togo inseguendo il sogno del calcio. Ha sperato fino all’ultimo di poter ottenere una regolarizzazione mai arrivata ed è morto di freddo in una terra di nessuno. A pochi metri dal campo di gioco della sua formazione. “Abbiamo appreso con estremo dispiacere della morte di Issaka Coulibay, il portiere di una squadra di amici che qualche volta è venuto ad allenarsi con noi negli scorsi anni- raccontano su Facebook i suoi compagni di squadra-. Issaka dopo anni di clandestinità è stato ritrovato senza vita in un capannone abbandonato in via Corelli. I giornali parlano di morte naturale a causa del freddo. Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere. Ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia. Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale. Se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti non staremmo scrivendo questo post. E lui, con una vita regolare, starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale”.
Morire di clandestinità
Prosegue la società sportiva dei rifugiati: “Issaka è morto di clandestinità. Perché quando non ti viene concesso di avere dei documenti sei costretto a vivere e a morire ai margini della società. Senza un permesso di soggiorno. Senza la possibilità di lavorare regolarmente. Senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina. O accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti. Eri un portiere fortissimo. Ti vogliamo ricordare così. In mezzo ai pali del torneo estivo del Pini. Mentre porti la tua squadra in finale. Che la terra ti sia lieve. Giustizia per Issaka, e documenti per tutte e tutti. La clandestinità uccide”. Le regole in vigore stabiliscono che il cittadino straniero può entrare in Italia se è in grado di documentare il motivo e le condizioni del soggiorno. Oltre alla disponibilità di mezzi sia per mantenersi durante il soggiorno sia per rientrare nel Paese di provenienza. Tranne i casi di ingresso per motivi di lavoro.
Norme in vigore
Durante il Giubileo della Misericordia papa Francesco rivolse ai clochard un accorato “mea culpa”. Disse il Pontefice: “Vi chiedo perdono per tutte quelle volte che noi cristiani ci siamo girati dall’altra parte“. Molti clochard sono clandestini. E la burocrazia diventa per loro un muro insormontabile. Non è ammesso in Italia, infatti, chi non soddisfa i requisiti previsti dalla legge in vigore. O è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale. O di uno dei Paesi con cui l’Italia ha siglato accordi per la libera circolazione delle persone tra le frontiere interne. La normativa di riferimento sull’immigrazione e la condizione dello straniero è il Testo unico sull’immigrazione. “Per entrare in modo regolare in Italia è necessario il passaporto o altro documento di viaggio e il visto di ingresso (per visita e/o turismo, per lavoro, per studio e/o ricerca, per famiglia, etc.), che va richiesto all’ambasciata o ai consolati italiani nel Paese d’origine o di residenza stabile del cittadino straniero extracomunitario– si legge sul sito del Viminale-. L’ingresso in Italia è consentito con visti per soggiorni di breve durata, validi fino a 3 mesi. E per soggiorni di lunga durata che comportano la concessione di un permesso di soggiorno (di lunga durata) con motivazione identica a quella del visto. Per soggiorni inferiori a tre mesi sono considerati validi i visti rilasciati da autorità diplomatiche di altri Stati con i quali l’Italia ha ratificato accordi, o in base a norme comunitarie”. Con i piani freddo e l’apertura di dormitori in tante città, a Torino come a Milano, Bologna, Roma. Nella capitale è stato attivato il numero verde della sala operativa sociale.