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Città d’arte deserte e bonus anti-crisi. Intervista al presidente degli albergatori

Sos del presidente nazionale di Federalberghi, Bernabò Bocca a Interris.it: "Per uscire da una crisi senza precedenti servono prestiti a lungo termine e superbonus agli hotel. La questione fondamentale è la ripresa del trasporto aereo globale"

Intervistato da  Interris.it,  per radiografare la crisi Covid, il presidente degli albergatori italiani parte da uno sguardo prospettico sul turismo. “Il problema è la pandemia e se ne esce con il vaccino, non con i lockdown- sostiene-. Non esistono, invece, difficoltà di percezione del prodotto. Il marchio turistico Italia resta forte nel mondo. Non c’è inversione di tendenza. Quando il Covid sarà sconfitto dalla vaccinazione, i turisti di tutto il mondo torneranno nelle città s’arte italiane quanto e più di prima della pandemia“. E qui, però, sta il nodo più difficile da sciogliere. E’ di ieri il report a tinte fosche di Bankitalia. Rispetto a un anno fa, il crollo del turismo straniero a ottobre è stato devastante: -70%.crisi

Quando finirà la crisi

“La Boeing, cioè il più grande gruppo aerospaziale al mondo, ha comunicato un crollo negli ordini di nuovi aeroplani– evidenzia Bernabò Bocca-. Ciò fotografa la drammatica situazione del trasporto aereo internazionale. Le compagnie non investono perché non sanno quando finirà questa crisi. La nostra preoccupazione è capire quanto tempo bisognerà ancora aspettare per riavere il flusso turistico”. Tanto più che per il turismo italiano “la componente extraeuropea è fondamentale. Si tratta di turisti con una rilevante capacità di spesa. Se mancano loro la lacuna è incolmabile. Sicuramente riprenderanno prima le presenze di turisti nazionali e continentali, ma i bilanci si fanno con il fatturato, non con le presenze”.    crisi

Vuoto pneumatico

“Oggi Roma, Firenze, Venezia e Milano sono a gambe per aria, c’è il ‘vuoto pneumatico’. Sono città importanti che vivono di turismo straniero e gli stranieri non vengono e nemmeno gli italiani con le restrizioni“, avverte il leader di Federalberghi. “Durante le festività natalizie gli alberghi sono rimasti aperti per legge ma è stato come se restare chiusi“, afferma a Interris.it il presidente nazionale degli albergatori Bernabò Bocca. E prosegue: “Gli americani hanno già detto che non torneranno fino alla 2022. Cominceranno a muoversi di pari passo con il procedere delle vaccinazioni. Ma l’anno prossimo resteranno dalla loro parte dell’Oceano. E le città d’arte senza gli americani fanno poca strada, dovremo puntare per sopravvivere sul mercato europeo e nazionale che non saranno mai abbastanza. E soprattutto si parla della prossima fine primavera-estate. E bisogna che le imprese ci arrivino“.

Interventi necessari

Emergenza crisi, dunque. Puntualizza Bocca: “Abbiamo bisogno di interventi che ci possano aiutare. Non possiamo più aspettare. E non sono più giustificabili incontri e tavoli in cui si parla di tutto e di più. E poi le nostre richieste, proposte e suggerimenti rimangono totalmente inascoltati. Serve un tavolo in cui le imprese dicano i provvedimenti che sono necessari e poi il governo decida ma sulla base di queste richieste. Invece siamo sempre a rincorrere, vengono decise cose che non ci servono e non abbiamo chiesto. E poi siamo a rincorrere e a cercare di correggere con gli emendamenti su cui poi ci viene detto che non ci sono più soldi. Lo abbiamo visto con il bonus vacanze, con il decreto ristori con il tetto di 150 mila euro, tutti provvedimenti che al nostro settore poco possono dare e poco hanno dato”.crisi

Ristori

Sulla strategia anti-crisi aggiunge Bocca: “Il governo ha tenuto aperti gli alberghi per escluderci dai ristori. Ai ristoratori chiusi sono stati dati 640 milioni di euro, a noi nulla. Quindi non ci chiudono per non doverci dare i soldi”. Prosegue Bocca: “Lo diciamo da tempo. Quasi tutti hanno chiuso o stanno chiudendo. Durante le ultime vacanze non era proibito assembrarsi per le strade (quello era consentito). Ma non si poteva andare in un albergo in un’altra regione. Se bisognava chiudere, era meglio chiudere ma bisognava fare come gli altri Paesi che chiudono e danno i soldi. Invece qui la tattica è non chiudere gli alberghi per non dare i ristori”. E “non serve a niente dire che si può portare la cena in camera, perché tanto non viene nessuno in albergo dalla stessa regione. E’ come se io a Roma sperassi di avere clienti in arrivo da Pomezia”.crisi

L’assenza degli stranieri

Specifica Bocca: “Durante le festività natalizie eravamo chiusi di fatto perché lerestrizioni rendevano impossibile raggiungere gli hotel da fuori regione. In pratica è come se ci avessero chiuso ma non riceviamo un euro di ristori. Chi viene chiuso viene pagato, chi resta aperto no. Con gli spostamenti tra regioni vietati, negli alberghi per le ferie poteva venire solo chi vive nella stessa regione. In pratica nessuno. E gli stranieri non sono venuti perché poi devono fare la quarantena. Per le due settimane turisticamente più importanti dell’anno era permesso muoversi solo per certificate ragioni di salute o di lavoro. Ma ad avere motivi di lavoro per spostarsi durante le vacanze natalizie erano pochi italiani“.

Pandemia

Recovery Fund

Il presidente degli albergatori evidenzia a Interris.it che “interventi importanti per il turismo non ci sono in questa legge di bilancio, non ci sono stati nei ristori. E nemmeno ci saranno nel Recovery Fund su cui riponevamo tante speranze. Si parla di 3,1 miliardi (cioè l’1,6% dei 196 previsti dal piano). Ma divisi tra turismo e cultura e orientati più sulla cultura. Manca proprio una consapevolezza della gravità della crisi che sta colpendo un intero settore. Aziende che nel 2020 hanno cali di fatturato dell’80% non sono nella condizione di reggere. La situazione si complica e soprattutto si allunga. Con nuovi lockdown non solo da noi ma nei paesi circostanti e la soluzione ce la porterà solo il vaccino“, ribadisce Bocca.Crisi

Priorità

Quanto al Recovery Fund, secondo Bocca, “non solo le risorse di cui si parla sono esigue, non solo si dà priorità alla cultura invece che al turismo e ci sentiamo presi in giro. Parlare di borghi oggi è davvero anacronistico. E’ come aver tirato fuori oggi una scheda di due anni fa quando la situazione del turismo era tutta straordinaria. E soffrivamo per l’overtourism nelle città d’arte e bisognava orientare un po’ di turisti verso i borghi. Chiediamo da mesi che il bonus del 110% sia esteso alle imprese ricettive. Per far ripartire l’economia e l’occupazione negli alberghi perché altrimenti a marzo avremo centinaia di migliaia di persone per la strada. Se gli alberghi iniziano importanti attività di ristrutturazione questo significa muovere tutto un indotto e dare posti di lavoro“.

Allarme chiusure

Quando si chiude un albergo, “se è una struttura di dimensioni medio grandi, ti costa comunque 40 mila euro tra manutenzione, vigilanza, tasse, utenze e compagnia bella”, chiarisce il presidente di Federalberghi, che di hotel ne ha una dozzina. Se la situazione non cambierà va incontro quest’ anno a una perdita di circa 5 milioni di euro in totale, dopo aver già visto il proprio fatturato contrarsi dell’80% nel 2020 per effetto dei lockdown. Per i ristori “c’è il limite dei 150 mila euro, ma non ad albergo, a ragione sociale. Quindi, nella migliore delle ipotesi, riceverò 150 mila euro per dodici strutture, poco più di diecimila euro a struttura”. Di questo passo “i costi fissi faranno inabissare il settore”. Chi ha i ricavi azzerati “e deve fare i conti con l’affitto, anche solo con il 40% dell’importo per effetto delle agevolazioni, oggi è sull’orlo del baratro“. Si può uscire da questa situazione, osserva Bocca, “concedendo alle imprese prestiti di lungo termine, a 15 anni, per fare provvista di cassa per poter pagare gli stipendi e le altre spese. E soprattutto estendendo il superbonus al 110% agli alberghi per permetterci di realizzare nel tempo in cui rimaniamo fermi strutture adatte a rispondere alle esigenze delle clientela che verrà“.crisi

Venezia deserta per la crisi

Intanto a Venezia i caffè storici di piazza San Marco, con i tavolini accatastati sotto il campanile, hanno deposto le armi prima delle chiusure obbligate dalla zona arancione. Senza turismo, inutile aprire per i pochi residenti, che tra l’altro hanno perso l’abitudine di prendere il caffè in piazza, dove prima del Covid c’erano fiumi di turisti a soffocare la città. Chiusi Palazzo Ducale, il Correr e la Biblioteca Marciana, l’ultimo “rifugio” di San Marco resta la sua Basilica, che con i mosaici illuminati dal sole risplende per i fedeli. Le messe si celebrano ogni giorno. “La più bella piazza del mondo è deserta– racconta Carlo Alberto Tesserin, procuratore di San Marco-. Un luogo-simbolo, carico di storia infinita e di enormi preoccupazioni per il domani. Un domani difficilissimo da interpretare perché dobbiamo vincere le due colossali difficoltà di Venezia: l’acqua alta e l’epidemia. Dobbiamo dimostrare che Venezia ha il diritto di essere tutelata, di avere risposta ai suoi problemi. Ma non possiamo presentarci con piazza di San Marco quasi abbandonata. Questo è il momento di crederci ancora di più“.Crisi

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