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Casini: “Chiara Corbella Petrillo, una morte che parla di Vita”

La riflessione della presidente del Movimento per la vita italiano Marina Casini sulla chiusura della fase diocesana relativa alla causa di canonizzazione di Chiara Corbella Petrillo

Ho seguito con gioia e commozione la chiusura della fase diocesana relativa alla causa di canonizzazione di Chiara Corbella, un fulgido esempio di donna e madre testimone della verità e dell’amore: ogni figlio è sempre figlio sin da quando è concepito e anche se, in corso di gravidanza, si scopre che è malato. E l’amore si fa più profondo, puro, intenso. Un figlio è un figlio da amare immensamente, anche quando la sua vita si scontra con la malattia della madre. E l’amore si rigenera ancora più profondo, puro, intenso.

Le prime due gravidanze

Chiara raggiunge il vertice dell’eroismo femminile. Per due volte i medici hanno diagnosticato nei confronti dei figli che Chiara cullava nel grembo, malformazioni incompatibili con la vita ed hanno insistentemente suggerito l’aborto. Ma Chiara, insieme al marito Enrico, ha resistito alle pressioni dicendo che una madre resta vicina al figlio specialmente quando lui è malato. Così sono nati prima Maria Grazia Letizia, sopravvissuta per mezz’ora dopo il parto, e poi Davide Giovanni che ha avuto lo stesso destino di felicità, perché entrambi sono stati battezzati e subito sono entrati in comunione con Dio, nel Suo Amore Infinito.

Una morte che parla di Vita

Arriva poco dopo il terzo figlio, Francesco, sano, ma questa volta durante la gravidanza per Chiara sopraggiunge un tumore, la cura del quale avrebbe danneggiato Francesco. Ed ecco un’altra avanzata dell’amore: Chiara ha dice sì al suo bambino, vuole preservarne la vita e la salute e posticipa le cure per sé a dopo la nascita. Volerà in Cielo a 28 anni, quando Francesco ha circa un anno. Una morte che parlato di Vita e di bellezza della Vita piena. Come ha detto il marito, Chiara anche nel momento massimo della prova, ormai prossima alla morte terrena, «ha rivelato una caratteristica di Dio, a cui tante volte non pensiamo: Dio è un Dio felice. E un’altra caratteristica che grazie a Chiara possiamo intravedere di Dio è che Dio non è solo felice, ma è anche un Dio dolce».

Eroismo femminile

Chiara ha raggiunto davvero il vertice dell’eroismo femminile, peraltro ancora oggi manifestato in molti casi estremi da donne ricordate sui mezzi di informazione non con brevi necrologi, ma con articoli pieni di ammirata commozione. Madri che hanno anteposto al proprio benessere, e persino alla propria vita, la vita del figlio che portavano in seno. Insieme a Chiara Corbella vogliamo rendere onore alle donne di cui conosciamo il nome scrivendolo dopo quello di Santa Gianna Beretta Molla: Maria Cristina Cella Mocellin, Stefania Dal Cer, Tonia Accardo, Antonia Chiarantoni, Roberta Magnani, Rita Fedrizzi, Paola Breda, Mariantonietta Perretta, Anna Negri, Wanda Neglia, Luisella Longoni, Tommasella Manferrari, Lorena Polita, Palmira Vita, Rossana Portaro, Felicita Merati Barzaghi, Carla Levati Ardenghi, Rosy Annigoni, Elena Furlan, Angela Currulli, Caterina Morelli, Azzurra Carnelos.

Ammirazione

L’eroismo per queste donne è stato motivato dal riconoscere nel concepito un essere umano e va sottolineata l’ammirazione per loro. Se il concepito fosse soltanto un “grumo di cellule” come dicono coloro che pretendono il riconoscimento di un diritto all’aborto, queste donne dovrebbero essere considerate folli e non esemplari. L’ammirazione è dunque la prova di un generale riconoscimento del concepito come uno di noi e dell’eroismo materno come un segno dell’amore posto sull’inizio della vita umana.

Dimensione trascendente

Meditando sulla storia di Chiara Corbella mi è venuta in mente una riflessione di mio padre, che aderisce perfettamente alla vita di Chiara. Risale al 1990: «Mi vado sempre più convincendo che la lotta per il diritto alla vita non sarà vinta dai politici o dagli organizzatori o dai filosofi. Sarà vinta dai Santi. Perché se ciò che diciamo è vero, allora sulla vita dell’uomo la lotta è tra potenze che ci superano. Essa ha dimensioni trascendenti. Il nemico della gloria di Dio è nemico della vita umana. Come potremo vincerlo con forze umane?». Ecco, Chiara ha lasciato che la grazia ricevuta nel Battesimo portasse frutti in un cammino di santità, ha lasciato che tutto nella sua vita fosse aperto a Dio e ha fatto vincere la vita.

Motore di rinnovamento

La canonizzazione di Chiara Corbella Petrillo salverà certamente molti bambini, perché il suo esempio risveglierà l’innato coraggio di tante madri con gravidanze non desiderate o con qualche difficoltà. Altre cause di canonizzazione sono in corso riguardo a personalità che possono svolgere un benefico influsso nella società. Si pensi a Jerome Lejeune, lo scienziato che può essere di esempio per i medici e ricercatori; a Giorgio la Pira, la cui ferma posizione riguardo alla legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia dovrebbe stimolare il coraggio dei politici; a Chiara Lubich, il cui pressante invito all’unità deve coagulare la collaborazione di tutte le associazioni e movimenti di ispirazione cristiana nel promuovere il riconoscimento del valore della vita nascente; a Don Oreste Benzi, il cui fermissimo impegno contro l’aborto ha stimolato la formazione di un’associazione accogliente presso tutti gli emarginati. Insieme a quello straordinario di Chiara, il loro esempio ci insegna che la difesa della vita dei bambini concepiti è davvero il motore di un nuovo generale rinnovamento.

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