“Il dolore patito e condiviso con noi dalle donne vittime della tratta e della prostituzione schiavizzata ci aiuta a crescere nella nostra sensibilità e attenzione contro quella ‘cultura dell’indifferenza’ di cui parla spesso Papa Francesco, a cui questa casa rifugio è dedicata”.
Sono le parole del Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin, in visita presso la “Casa tra le Nuvole di Papa Francesco”, struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII dedicata al recupero delle ragazze vittime della tratta e della prostituzione schiavizzata gestita da don Aldo Buonaiuto.
Il Cardinal Parolin è stato accolto da mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, dal Prefetto di Ancona, Darco Pellos; dall’assessore della Regione Marche con delega alle pari opportunità, Chiara Biondi e da numerose autorità civili e militari.
Don Buonaiuto: “La presenza di Sua Eminenza Parolin rappresenta la presenza stessa del Papa, della Chiesa”
“Grazie Eminenza per aver accolto questo nostro invito – esordisce don Aldo Buonaiuto introducendo il Cardinal Parolin -. La sua presenza qui oggi è per noi un dono immenso. Perché rappresenta la presenza stessa del Papa, della Chiesa, in questo luogo speciale dove vengono accolte da tanti anni le giovani vittime di tratta. Un grande ringraziamento al Santo Padre che con il suo sostegno concreto ha permesso la realizzazione della ristrutturazione e dell’ampliamento di questa casa. Grazie anche a nome di tutte le ragazze, sia quelle presenti oggi, sia quelle passate qui nell’arco degli anni, diverse centinaia”.
“Il dramma della prostituzione coatta è terribile e attuale. Sono ancora oltre 100mila le donne e le ragazze anche minorenni costrette a prostituirsi sulle strade in Italia. Oltre a un numero indefinito di ragazze chiuse nei locali, nei night, negli appartamenti, negli alberghi. E’ una piaga vasta, diffusa, che ci deve far sentire insopportabile questa ingiustizia. Non c’è da scherzare su tale dramma, non è da prendere a cuor leggero. Queste vittime sono le ‘Donne crocifisse’ di cui parlo nel mio libro che racchiude la presentazione di Papa Francesco. Il Santo Padre è venuto nel 2016 a conoscere di persona queste giovani donne, alcune segnate nel corpo e nella mente per sempre”.
“Ragazze che, come esse stesse raccontano, hanno prima subito la povertà e la malattia nelle famiglie d’origine. E poi il dramma dell’essere state ingannate con la promessa di un lavoro onesto in Italia, per poi scoprire di essere diventate ‘merce’. E al loro ‘No’, sono state picchiate, torturate, segregate, buttate in strada con la forza. In questa casa rifugio ne vivono diverse, tutte scappate dal racket. Da qui riparte la loro vita. Moltissime negli anni ne sono uscite dopo aver concluso il loro percorso e ora hanno una famiglia e un lavoro. Una nuova vita”.
“Oggi è la prima volta, dopo 23 anni di attività, che questa struttura si apre parzialmente ad una iniziativa sociale essendo una casa rifugio protetta e riservata. Non facciamo pubblicità di questo luogo. Ma dopo la recente ristrutturazione realizzata grazie alla donazione del Santo Padre, era giusto dare una testimonianza di speranza. La Sua presenza qui Eminenza – conclude don Aldo – è dunque un grandissimo dono per tutti noi e, in particolar modo, per queste figlie che hanno bisogno della vicinanza e della solidarietà di tutti”.
La testimonianza di una donna vittima di tratta
“Sono stata convinta da una signora del mio Paese di origine, la Nigeria, ad intraprendere un viaggio che mi avrebbe portato in Europa per, a suo dire, dare una svolta alla mia vita. E soprattutto a quella dei miei familiari: eravamo molto poveri e in casa non avevamo neanche il cibo per mangiare ogni giorno”. Così ha esordito Myriam – nome di fantasia – raccontando in lacrime il dramma e l’orrore che ha dovuto subire nel lungo periodo del suo calvario sulle strade della Francia. Poi, l’inaspettata gravidanza. Ma lei, grazie alla sua fede, decide di tenere il figlio nonostante fosse la conseguenza dell’ennesima violenza subita sulle strade. Una notte Myriam scappa da quell’inferno e si ritrova in Italia.
Qui, casualmente, presso una stazione ferroviaria, incontra una sua connazionale che, vedendola piangere, le si accosta e le chiede come mai si trovasse da sola al freddo, in quello stato e con un neonato in braccio. La giovane donna era stata accolta nella Casa tra le Nuvole anni prima ed aveva vissuto in prima persona quel percorso che poi l’aveva portata ad avere una nuova vita, un marito, figli e lavoro. Così ha ospitato Myriam per qualche giorno e l’ha messa in contatto con don Buonaiuto che l’ha accolta nella casa protetta insieme al suo bambino.
Questa ed altre storie hanno commosso tutti i presenti così come i doni che le giovani donne hanno dato al Segretario di Stato: una corona del rosario realizzata a mano con i colori della Città del Vaticano, un quadro che rappresenta la vita della comunità e una bellissima filigrana raffigurante la Vergine Maria.
Sono stati belli anche gli interventi di alcuni volontari a partire da quello di Marina, membro di comunità che, insieme a suo marito Sergio vivono nella Casa tra le Nuvole condividendo da tanti anni la vita insieme a queste ‘figlie’ rigenerate dall’amore. L’incontro con don Oreste Benzi e don Aldo Buonaiuto ha rivoluzionato la loro vita: dopo aver riconosciuto la vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII, si sono messi a totale disposizione in una vita di condivisione diretta accanto a coloro che avevano perso tutto.
Anche il noto giornalista Giacomo Galeazzi è intervenuto consegnando a Sua Eminenza Parolin il premio “In Terris – la voce degli ultimi” in quanto (si legge nelle motivazioni) “apostolo di verità inseparabile dall’amore di Cristo e protettore degli umili”. Il vaticanista ha poi raccontato la sua ventennale esperienza di volontario anche a favore della testata digitale In Terris che ha visto formarsi tanti giovani al giornalismo grazie anche al suo contributo.
Parolin: “Il dolore delle vittime della tratta contro la cultura dell’indifferenza”
“Vi dico la sincera verità – esordisce il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin – dopo aver ascoltato le testimonianze delle ragazze vittime della tratta e della prostituzione coatta, che in questa casa hanno trovato un rifugio, vorrei solo tacere e fare silenzio. E permettere che le loro storie, le loro lacrime, le loro sofferenze scendessero nel profondo del nostro cuore e ci scuotessero. E’ un esercizio che invito tutti i presenti a fare, anche se siete sicuramente già sensibili a questi argomenti. Il dolore patito da queste donne e questi momenti di condivisione, ci aiutano a crescere nella nostra sensibilità e attenzione contro quella ‘cultura dell’indifferenza’ di cui parla spesso Papa Francesco, al quale è dedicata questa casa rifugio”.
“Faccio un saluto a tutti i presenti, a partire dal Vescovo Francesco Massara: grazie per essere venuto ad accogliermi. Poi a don Aldo, che conosco ormai da tempo. Saluto inoltre le tante autorità intervenute oggi. Mi fa piacere vedere così tante autorità civili e militari in questa casa speciale: è segno dell’importante collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni, la Chiesa e il mondo del volontariato. Uniti al servizio del bene comune contro questi fenomeni criminali che degradano la persona e la dignità umana. Un saluto e un grazie anche agli operatori, al papà e alla mamma di questa struttura che dedicano 24 ore su 24 a servizio delle accolte. Grazie anche ai tanti volontari. Ma voglio soprattutto ringraziare e salutare le ragazze qui presenti. Un saluto grande, cordiale, paterno”.
“Sono davvero felice di aver partecipato oggi a questo momento insieme. Era stato desiderato da lungo tempo: con don Aldo ne avevamo parlato almeno un anno fa, ma non si era mai potuto realizzare. Qui è concretamente possibile vedere quante forze di bene sono attive nel nostro mondo. Esistono anche fenomeni raccapriccianti, come quelli testimoniati dalle ragazze vittime, ma ci sono anche tante forze di bene. E questo, oltre a riempire di gioia, dà speranza. Questa casa è proprio questo: una casa di sofferenza ma anche di speranza dove si può iniziare un nuovo cammino; e dove soprattutto è possibile incontrare coloro che tendono la mano, persone che aiutano la gente a risollevarsi. Come raccontava una ragazza nella sua testimonianza: quando era costretta a prostituirsi in strada, nessuno mai si fermava per chiederle ‘Perché piangi?’. Chiedevano solo: ‘Quanto vuoi?’. Al contrario, Don Oreste Benzi, quando incontrava di notte le donne vittime del racket nei vari marciapiedi italiani, la prima cosa che le chiese fu: ‘Quanto soffri?‘. Esistono dunque delle forze di bene che si chinano sulle persone cadute, le fanno risorgere, le aiutano a tornare a camminare. Sono l’espressione diretta dell’amore del Signore.
Vorrei concludere con un incoraggiamento, anche se voi non ne avreste bisogno perché avete un grande sponsor: Papa Francesco che vi conosce personalmente, che vi segue e che ha anche aiutato per la ristrutturazione e l’allargamento di questa casa. Avete già dunque chi vi incoraggia. Però anche io voglio farvi un incoraggiamento: andate avanti su questa strada con tanto coraggio, nonostante le tante difficoltà che si possono incontrare. Don Aldo prima citava l’ampiezza di questo fenomeno: oltre 100mila donne costrette sulle strade. C’è davvero tanto da fare, ognuno nel proprio piccolo o grande contributo, a seconda del ruolo che svolgiamo nella nostra vita, per contrastare il vile fenomeno della tratta e riduzione in schiavitù di migliaia di giovani donne, poco più che bambine. E aiutarle ad uscire da questa tragedia infinita. Prego per tutti voi e anche voi pregate per me!”.
Ai saluti delle autorità è seguito l’intermezzo musicale del maestro Diego Trivellini che, attraverso un brano tratto dalla colonna sonora del film “Mission”, ha portato i presenti ad immaginare un mondo migliore dove non esistano più uomini e donne ridotte in schiavitù né carnefici pronti a sfruttarli.