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Gaza, bambini malati di cancro in Italia e nessuna deportazione dalla Striscia: asse Chiesa-governo italiano

Scenari geopolitici e iniziative di solidarietà. Ministro Tajani: "Grazie al cardinale Pizzaballa e a don Aldo Buonaiuto per l'arrivo dei piccoli pazienti oncologici"

Gaza anno zero. Non ci dovrà essere “nessuna deportazione”, afferma il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ai margini della cerimonia per i Patti lateranensi, parlando del progetto del presidente Usa di trasferire la popolazione della Striscia. “Si è accennato alla questione medio orientale”, ha spiegato il cardinale Parolin parlando dei temi affrontati ieri nel bilaterale con il governo italiano. Alla domanda più specifica sul progetto di Donald Trump di trasferire la popolazione palestinese, il segretario di Stato vaticano ha risposto: “La popolazione palestinese deve rimanere nella sua terra questo è uno dei punti fondamentali della Santa Sede. Nessuna deportazione, anche perché qualcuno ha sottolineato dalla parte italiana come questo creerebbe tensione nell’area“. Intanto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha accolto a Ciampino l’aereo C-130J dell’Aeronautica Militare con a bordo 15 minori palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza, per la maggior parte pazienti oncologici.
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PAPA FRANCESCO E ANTONIO TAJANI, VICEPREMIER E MINISTRO DEGLI ESTERI, IN VATICANO. CREDIT: IMAGOECONOMICA VIA ANTONIO TAJANI

Collaborazione per Gaza

“Questo è un risultato straordinario ottenuto dal governo italiano. Sono i primi bambini con il cancro che ricevono una simile assistenza”, ha affermato il titolare della Farnesina che ha ringraziato tra gli altri il patriarca Pizzaballa e il sacerdote di frontiera della Comunità papa Giovanni XXIII, don Aldo Buonaiuto-. Tutti hanno operato in sinergia, nessuno si è tirato indietro, tutti hanno cercato di dare il massimo per aiutare questi bambini”. Dopo aver visitato e portato un saluto ai bambini sul C-130J, Tajani, con poche parole rotte dall’emozione, ha descritto ai giornalisti la difficile condizione di salute dei minori, assicurando che “saranno accolti a braccia aperte come i tanti altri bambini che abbiamo accolto, malati o feriti, nelle operazioni precedenti”, ma soprattutto che verranno curati “nei migliori ospedali d’Italia”. Nel frattempo gli ultimi segnali sulla crisi di Gaza indicano una possibile svolta che potrebbe scongiurare la ripresa delle ostilità. Israele, dopo alcuni giorni di ambiguità, ha chiarito che non ha alzato la posta e che si aspetta da Hamas il rilascio di tre ostaggi vivi sabato, così come concordato a metà gennaio. Non tutti i rapiti, al contrario di quanto era filtrato da fonti governative e come richiesto anche da Donald Trump. Allo stesso modo la fazione palestinese ha confermato il suo impegno a liberare gli ostaggi secondo “il calendario previsto”. Lo scenario resta comunque incerto, perché lo Stato ebraico ha ribadito la minaccia di rientrare in guerra se lo scambio di sabato saltasse.
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Il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin e don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Giovanni XXIII

Il futuro di Gaza

Il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Ahmed Aboul Gheit, “ha ribadito la posizione unitaria del mondo arabo contro ogni tentativo di deportare i palestinesi dalla loro terra. Evidenziando che ciò rappresenta una flagrante violazione delle norme del diritto internazionale su cui si fonda l’ordine internazionale contemporaneo“. Lo riferisce il sito della Lega araba aggiungendo che, in un discorso tenuto oggi al Cairo, Aboul Gheit ha evidenziato inoltre “che tali azioni mirano a liquidare la causa palestinese, considerata la questione centrale del mondo arabo”. Nel frattempo oltre 350 rabbini e diversi attivisti e creativi ebrei del Nord America hanno criticato il piano del presidente Donald Trump di impossessarsi Gaza sottoscrivendo un’inserzione sul New York Times. Nel gruppo ci sono anche l’attore Joaquin Phoenix, il premio Pulitzer Tony Kushner e la regista Naomi Klein. “Trump – si legge nell’inserzione – ha chiesto la rimozione di tutti i palestinesi da Gaza. Gli ebrei dicono no alla pulizia etnica”. Il presidente americano ha ribadito in più occasioni la sua volontà di assumere il controllo di Gaza e sfollare i palestinesi. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avuto ieri sera un incontro con i vertici dell’esercito e funzionari della sicurezza presso il quartier generale del Comando sud dell’Idf, vicino al confine con la Striscia di Gaza. Secondo quanto riporta il Times of Israel, che cita un funzionario israeliano, l’incontro va avanti da oltre 4 ore ed esamina piani operativi dell’Idf “per vari scenari”. Israele ha minacciato di tornare in guerra a Gaza se Hamas non rilascerà gli ostaggi sabato, cosa che il gruppo ha detto che farà. 
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Foto di Mohammed Ibrahim su Unsplash

Situazione sbloccata

Nella Striscia si segnala l’arrivo del primo leader europeo dopo oltre un decennio, Roberta Metsola, che ha voluto testimoniare personalmente l’impegno dell’Ue sul fronte umanitario e per una pacificazione della regione. Gli spiragli sulla ricomposizione della frattura tra Israele e Hamas sono emersi dal Cairo, dove i mediatori egiziani e qatarini hanno facilitato i negoziati. Secondo fonti palestinesi, la situazione si è sbloccata perché Israele ha detto che rispetterà gli impegni sul sostegno umanitario ai civili di Gaza. Per esempio non ostacolando l’arrivo degli aiuti. Un altro forte tema di attrito riguardava il numero degli ostaggi da liberare sabato. Ma anche questo ostacolo sarebbe stato superato. Lo ha chiarito il portavoce dell’esecutivo israeliano: “Esiste un quadro in atto per il rilascio dei nostri ostaggi e quel quadro chiarisce che tre ostaggi vivi devono essere rilasciati dai terroristi di Hamas” il 15 febbraio. Quindi sono state ignorate le richieste dell’ultradestra di ottenere tutti e subito i rapiti indietro, apparentemente per evitare un’escalation militare che avrebbe messo a rischio le decine di persone ancora bloccate nella Striscia. Il portavoce israeliano allo stesso tempo ha inviato un ennesimo avvertimento ad Hamas: “Se non rispetta l’accordo e non rilascia i nostri ostaggi entro sabato a mezzogiorno, il cessate il fuoco finirà, abbiamo già ammassato truppe dentro e intorno a Gaza“. Il governo israeliano valuta i piani operativi “per vari scenari”. Sulla tenuta del cessate il fuoco resta anche l’incognita sui mezzi pesanti richiesti da Hamas per liberare Gaza dalle macerie.
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Foto di Emad El Byed su Unsplash

Nella Striscia

Media egiziani hanno riferito che decine di macchinari, tra cui bulldozer e attrezzature edili, si sono allineati al valico Rafah, ma il portavoce di Netanyahu ha chiarito che non entreranno a Gaza. Proprio a Rafah è arrivata la presidente dell’europarlamento Roberta Metsola, che poi ha attraversato il confine  E’ la prima leader europea ad essere entrata nella Striscia in oltre un decennio. La visita, è stato spiegato dal suo entourage, “ha lo scopo di sottolineare il ruolo fondamentale dell’Ue nel sostenere gli sforzi umanitari a Gaza e l’impegno dell’Ue a continuare a sostenere il cessate il fuoco e l’accordo per lo scambio di ostaggi”. Metsola era stata anche la prima leader europea ad andare in Ucraina durante l’invasione russa. A Rafah, tra l’altro, è già tornata operativa la missione Eubam, a cui partecipa anche l’Italia con i carabinieri. Sul terreno, intanto, la tregua resta fragile. L’esercito israeliano ha affermato di aver “identificato” un razzo lanciato dall’interno di Gaza, che è ricaduto all’interno del territorio palestinese, provocando una vittima (si tratterebbe di un minorenne). Il lanciarazzi è stato distrutto dall’Idf.

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Gaza. Credit: IMAGOECONOMICA VIA IDF US

Riflesso-Iran

L’intelligence degli Stati Uniti ritiene che Israele colpirà i siti nucleari iraniani nei prossimi mesi e Teheran ha già annunciato una risposta. Non si abbassa la tensione tra la Repubblica islamica e lo Stato ebraico, dopo che nel 2024 c’erano stati in due occasioni attacchi missilistici reciproci tra i due paesi e Israele aveva ucciso a Teheran il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, mentre infuriava la guerra a Gaza. “Il nemico minaccia di colpire il nostro impianto nucleare. Venite e colpitelo, è il cervello dei nostri appassionati esperti che l’ha costruito. Se ne colpite 100, i nostri esperti ne costruiranno 1.000“, ha detto il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, dopo che il Wall Street Journal aveva rivelato che Israele sta considerando attacchi significativi sui siti nucleari iraniani durante quest’anno. Con l’obietto di trarre vantaggio dalla debolezza di Teheran, causata anche dall’uccisione dei leader di gruppi alleati in Medio Oriente, come Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza. Le agenzie di intelligence di Washington sono giunti a questa conclusione durante gli ultimi giorni dell’amministrazione guidata dall’ex presidente Joe Biden, secondo dirigenti a conoscenza del rapporto citati dal quotidiano. Per i servizi americani Israele avrebbe spinto l’amministrazione di Donald Trump a sostenere i futuri raid. Considerandolo più propenso a unirsi a un attacco rispetto a Biden. E un secondo rapporto sull’intenzione di colpire le strutture atomiche iraniane è stato consegnato al presidente americano.

Donald Trump
Foto © Imago/Image

Effetto Trump

Trump ha chiarito che preferirebbe arrivare ad un accordo con l’Iran, evitando eventuali attacchi di Israele, con il sostegno degli Usa. Secondo il presidente americano è possibile impedire all’Iran di ottenere l’arma atomica “o con le bombe o con un pezzo di carta scritto”, e propenderebbe per un accordo con Teheran evitando gli attacchi ma la Repubblica islamica è già sul piede di guerra, non crede che Trump abbia intenzione di negoziare, come ha detto il presidente Pezeshkian, e lo accusa di mettere a repentaglio la stabilità regionale con la sua retorica. “Qualsiasi atto di aggressione avrà gravi conseguenze”, ha scritto in una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’Onu l’ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, Saeed Iravani, mentre la Guida suprema, Ali Khamenei, aveva già lanciato minacce contro possibili attacchi da parte di Washington o avvallati dagli Stati Uniti. “Se gli Usa violano la sicurezza della nazione iraniana, risponderemo senza esitazione”, ha tuonato Khamenei, definendo poi “necessario” uno sviluppo del settore della Difesa iraniana, in particolare a livello missilistico, “per essere al massimo livello di prontezza e difesa contro i nemici“, che secondo il leader “hanno paura del potere difensivo dell’Iran”.

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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e don Aldo Buonaiuto (@ per gentile concessione)

Bambini di Gaza

“Grazie per essere qui ad accogliere questi bambini palestinesi malati oncologici che vengono in Italia per essere curati insieme alle loro famiglie. Saranno curati all’Umberto I di Roma, al Regina Margherita di Torino, altri saranno curati a Firenze e a Milano“, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ieri sera ha accolto all’aeroporto di Ciampino i minori palestinesi evacuati da Gaza per essere curati in Italia. “La macchina della solidarietà italiana è stata molto veloce perché soltanto una ventina di giorni fa abbiamo avuto la richiesta del Cardinale Pizzaballa – durante l’incontro che ho avuto con lui a Gerusalemme – e da don Aldo Buonaiuto sacerdote della comunità Giovanni XXIII per fare in modo di far uscire da Gaza e portare qui questi bambini malati oncologici”, ha proseguito. “Abbiamo lavorato con l’Autorità Nazionale Palestinese, con il governo israeliano e con tutta la macchina della solidarietà italiana – ha aggiunto Tajani – Ringrazio naturalmente il governo: il ministro Bernini che si è messa subito a disposizione con l’Università Sapienza, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che poi accoglierà i bambini che andranno al Regina Margherita“. “È stata un’operazione che ha avuto, grazie alla credibilità dell’Italia, dei tempi molto rapidi. E quando ci sono malattie così gravi, non si può perdere tempo. Gli italiani ancora una volta si dimostrano solidali e sensibili, soprattutto ai bambini che soffrono. Grazie alla solidarietà di tutti, cercheremo di allungare la vita di questi bambini palestinesi”, ha detto Tajani. Ad accogliere i bambini anche la rettrice della Sapienza Università di Roma Antonella Polimeni e il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria Umberto I Fabrizio d’Alba. “È in momenti come questo che la missione civile dell’università si esprime a pieno, ed è un onore per me sapere che le nostre professionalità sono in prima linea a sostenere le popolazioni duramente colpite nel corso dei conflitti – sottolinea la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni – I bambini, che hanno bisogno di terapie oncologiche urgenti, saranno presi in cura dai medici della Clinica pediatrica e saranno affiancati da mediatori linguistici e culturali del nostro ateneo, per agevolare quanto più possibile la loro permanenza in questo nuovo contesto e durante un percorso di cura comunque difficile”.
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Foto di valelopardo da Pixabay

Piano terapeutico

I bambini sono stati  portati al Policlinico dove li attendeva un’équipe medico-sanitaria per la prima accoglienza e poi il trasferimento in reparto dove potranno seguire con continuità il loro piano terapeutico. “Il ‘nostro’ Policlinico – aggiunge il direttore generale Fabrizio d’Alba – ha predisposto dei percorsi di presa in carico di questi piccoli pazienti coinvolgendo tutti i professionisti della clinica pediatrica. All’equipe onco-ematologica pediatrica guidata dalla Professoressa Loredana Amoroso si affiancheranno gli anestesisti, gli ematologi, i chirurghi pediatrici, i radiologi interventisti e tutto il personale infermieristico. Insieme mobilitati per questo speciale ricovero umanitario come ogni giorno con professionalità e umanità, lo sono nel prendersi cura dei pazienti più piccoli”.  “Una gioia vedere il primo gruppo di piccoli pazienti oncologici provenienti dalla striscia di Gaza atterrare a Ciampino – dichiara il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca – Verranno presi in carico dalla Clinica Pediatrica del Policlinico Umberto I, una vera eccellenza del nostro sistema universitario e sanitario. Ringrazio la rettrice Antonella Polimeni e il direttore generale Fabrizio d’Alba per tutto ciò che il nostro servizio sanitario regionale continuerà a fare per garantire il diritto universale alla salute a tutti, in modo particolare ai più fragili negli scenari più complessi del mondo”. Una delegazione della Sapienza, partita lo scorso 6 febbraio per la città di Ashdod nell’ambito dell’iniziativa “Food for Gaza”, aveva condotto una ricognizione sul territorio dei bisogni più urgenti e di azioni mirate a favore della popolazione materno infantile del territorio.
 

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