“La pandemia non solo ha aggravato le violazioni prevalenti dei diritti umani- afferma il porporato gesuita al quale il Pontefice ha affidato la fondamentale questione dei migranti-. Ha anche fatto luce su molte strutture sociali peccaminose che operano nel mondo”. Interris.it ha chiesto al cardinale Michael Czerny di approfondire il pensiero di Papa Francesco su come sarà la vita dopo la pandemia. L’intervista al sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale è focalizzata sulle udienze del Pontefice a partire dal 5 agosto. Quando il Pontefice ha sollecitato i fedeli “ad affrontare insieme le questioni urgenti che la pandemia ha portato alla ribalta, soprattutto i mali sociali“.
Dopo la pandemia
“La vita dopo la pandemia” è il titolo del volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana (disponibile gratuitamente in formato digitale sul sito della Lev e su Vatican News). Raccoglie le riflessioni di Francesco sulla pandemia di coronavirus. Gli obiettivi del volume, spiega il cardinale Czerny, sono due. “Suggerire una direzione, delle chiavi di lettura e delle linee-guida per ricostruire un mondo migliore che potrebbe nascere da questa crisi dell’umanità” e “seminare speranza in mezzo a tanta sofferenza e smarrimento”.Qual è il messaggio principale che le conseguenze della pandemia hanno trasmesso alla società?
“I mesi della pandemia hanno rivelato in tutto il mondo le crepe dell’ingiustizia umana e del degrado ambientale. Il Covid-19 sta amplificando questi difetti fondamentali con conseguenze tragiche nella vita quotidiana della maggior parte delle persone, e con cambiamenti sempre più rapidi che sembrano non lasciare il tempo di adattarsi. Secondo il Santo Padre, la pandemia sta continuando a causare ferite profonde, smascherando le nostre vulnerabilità”.A cosa si riferisce?
“In questo contesto, il Papa indica il Vangelo della fede, della speranza e dell’amore che ci invita ad assumere uno spirito creativo e rinnovato”. Solo così saremo in grado, per il Papa, di trasformare le radici delle nostre infermità fisiche, spirituali e sociali e le pratiche distruttive che ci separano gli uni dagli altri, minacciando la famiglia umana e il nostro pianeta”.Può farci un esempio?
“L’insegnamento sociale della Chiesa ‘traduce’ le virtù della fede, della speranza e della carità in principi molto utili della vita cristiana nella società. Secondo il Pontefice, il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, il principio della cura per la nostra casa comune. Sono i principi per vivere la nostra fede cristiana in pubblico, nella società, ‘dal lunedì al venerdì’ si potrebbe dire”.
Quali sono gli atteggiamenti che aiuteranno l’umanità ad uscire più forte da questi tempi di crisi?
“L’emergenza Covid-19 sta mettendo alla prova la resistenza fisica, mentale e sociale di intere nazioni. Non possiamo guarire come società ‘se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti’. Papa Francesco dichiara che il coronavirus non è l’unica malattia da combattere, ma la pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie. A volte guardiamo gli altri come oggetti, da usare e scartare. In realtà, questo tipo di sguardo acceca e fomenta una cultura dello scarto individualistica e aggressiva, che trasforma l’essere umano in un bene di consumo”.Con quali effetti?
“È un grosso errore, un peccato veramente grave, trattare le persone come cose, come energia grezza, o peggio, come materie prime, non più di quanto dovremmo continuare a trattare la terra, la nostra casa comune, come se fosse semplicemente un magazzino inesauribile di materie prime e di energia grezza. Secondo Francesco, Dio guarda all’uomo e alla donna in un altro modo. Egli ci ha creati non come oggetti, ma come persone amate e capaci di amare; ci ha creati a Sua immagine e somiglianza. In questo modo ci ha donato una dignità unica, invitandoci a vivere in comunione con Lui, in comunione con le nostre sorelle e i nostri fratelli, nel rispetto di tutto il creato”.Cosa serve oggi all’umanità odierna?
“Oggi abbiamo bisogno di ‘occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente a quelli che soffrono’ e di orecchie in sintonia con il grido della terra. Il Santo Padre vuole che chiediamo al Signore di restituirci la vista (e l’udito!) per riscoprire che cosa significa essere membri della famiglia umana. E possa questo sguardo tradursi in azioni concrete di compassione e rispetto per ogni persona e di cura e custodia per la nostra casa comune”.Quale scelta fondamentale il Papa vorrebbe che facessimo in risposta a questi tempi?
“Fin dall’inizio della pandemia, il Santo Padre ha insistito nel mostrare ‘preferenza per i più bisognosi’. Inoltre, nessuno si salva da solo. Per Francesco questo implica il camminare assieme e il lasciarci evangelizzare da loro, che conoscono bene Cristo sofferente. E implica l’azione! Perché, per il Papa, se ci sono strutture sociali malate che impediscono loro di sognare per il futuro, dobbiamo lavorare insieme per guarirle, per cambiarle”.Come si esce dalla pandemia?
“Da una crisi non si esce uguali, dice Papa Francesco: o usciamo migliori o usciamo peggiori. Noi dovremmo uscire migliori, per migliorare le ingiustizie sociali e il degrado ambientale. Oggi abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso. Con l’esempio di Gesù, dobbiamo agire ora, per guarire le epidemie provocate da piccoli virus invisibili, e per guarire quelle provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali. Propongo che ciò venga fatto a partire dall’amore di Dio, ponendo le periferie al centro e gli ultimi al primo posto”.Francesco crede che l’umanità abbia la capacità di fare meglio?
“Nessuno si salva da una crisi come questa da solo. Secondo Francesco, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, con un’immensa capacità di amare. Ci dimentichiamo spesso di questo. Di fatto, siamo gli esseri più cooperativi tra tutte le specie, e fioriamo in comunità”.
Cosa ha portato nella vita pubblica l’emergenza sanitaria?
“La pandemia non solo ha aggravato le violazioni prevalenti dei diritti umani. Ha anche fatto luce su molte strutture sociali peccaminose che operano nel mondo. Questa è una piccola sorpresa per coloro che ne soffrono, ma può e deve essere un’occasione per aprire gli occhi a coloro che commettono questi peccati sociali. Quando i nostri occhi e le nostre orecchie si aprono in virtù della grazia di Dio. ‘Non possiamo stare a guardare! Con lo sguardo fisso su Gesù e con la certezza che il suo amore opera mediante la comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di generare qualcosa di diverso e di meglio. Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo'”.Qual è la sfida più grande che “la vita dopo la pandemia” pone?
“Le sfide sono molteplici, ma la nostra interdipendenza è quella che questa emergenza sanitaria globale ha messo maggiormente in evidenza: ‘siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme. Insieme, non da soli, insieme. Da soli no, perché non si può! O si fa insieme o non si fa’”.Quali sono gli impedimenti?
“Oggi si stanno costruendo troppe mura e troppe torri! Dividono, ma poi crollano. Ciò che ha bisogno di essere restaurato non è solo la nostra salute; ciò che ha bisogno di essere ricostruito non è solo l’economia; abbiamo bisogno di rivitalizzare le fondamenta stesse, lo spirito di comunità: ‘una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata… tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida’. Possiamo attendere l’insegnamento della prossima enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale, che sarà pubblicata all’inizio di ottobre”.Cosa possiamo attenderci dopo la pandemia, secondo le catechesi di papa Francesco?
“Essere profondamente scossi da ciò che accade intorno a noi è un bene; è necessario riconoscersi come parte di un’unica famiglia e sostenersi l’un l’altro. Ora è il momento di ridurre le crescenti disuguaglianze, di risolvere le ingiustizie in atto, di dare priorità alla salute fisica dell’intera famiglia umana e di prendersi cura della nostra casa comune!”.