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Cardinal Lojudice: “La carità non ha confini”

L’intervista di Interris all’arcivescovo di Siena sull’accoglienza del padre e del figlio siriani ritratti nello scatto “Hardship of Life”

Quel padre mutilato e quel bambino senza gli arti, protagonisti dello scatto vincitore del Siena International Photo Awards (Sipa) diventato l’immagine simbolo della tragedia del decennale conflitto in Siria, sono arrivati a Siena insieme al resto della famiglia, la madre del piccolo e le altre due bambine, grazie a un gesto di solidarietà davvero senza confini, e sono stati accolti in un appartamento della Caritas dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, che già ha accolto sette nuclei familiari di profughi provenienti dall’Afghanistan. A Interris.it l’arcivescovo metropolita di Siena cardinal Augusto Paolo Lojudice ha detto: “Il Papa ci ha indicato da sempre il nostro obiettivo: andare nelle periferie esistenziali qui in Italia e fuori. La famiglia El Nezzel (questo il nome della famiglia siriana, ndr) è una delle accoglienze che la Chiesa porta avanti spesso nel silenzio e nella fattiva dedizione agli ultimi”. E adesso per loro, che dal ministero degli Esteri hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari inizia una nuova vita, fatta di terapie curative, riabilitazione e integrazione sul territorio italiano.

I segni della guerra

Munzir El Nezzel e suo figlio Mustafa, di cinque anni, ritratti dal fotografo turco Mehmet Aslam nello scatto Hardship of life mentre giocano sorridenti in un campo profughi, sono tra quei 3,6 milioni di persone che nel tragico fenomeno della diaspora siriana dovuta alla guerra civile (al 2020 cinque milioni e mezzo hanno lasciato il loro Paese, secondo stime dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni unite) sono riparate nella vicina Turchia. Erano fuggiti lì da Idlib, nella regione nord-occidentale del Paese, nel 2019, tre anni dopo che Munzir aveva perso una gamba per l’esplosione di un ordigno in un attacco chimico del regime siriano in un mercato. Frangente nel quale la moglie Zeynep, allora in stato di gravidanza, potrebbe aver inalato gas sarin che di conseguenza potrebbe esser stato la causa della patologia che affligge il piccolo, unitamente all’assunzione di farmaci, la tetramelia. Cioè, la mancanza di tutti e quattro gli arti.

foto tratta dal sito arcidiocesi.siena.it

“Una storia di amore e carità”

Una storia in cui convivono dolore e speranza, che ha colpito e commosso il mondo dopo che la foto è stata premiato al festival internazionale di fotografia che si tiene annualmente nella città del Palio. “Dopo la pubblicazione della foto del papà e del bambino  – continua il cardinale – il Siena International Photo Awards ha lanciato una campagna di raccolta fondi e mi è stato chiesto se potevamo ospitarli. Ho detto subito sì ed  è partita così questa straordinaria storia fatta di amore e carità”.

La “macchina dell’accoglienza”

Una storia resa possibile dalla collaborazione della Farnesina, per il viaggio e per i permessi di soggiorno. Gli El Nezzel risiedono nel centro Caritas di Arbia, “uno dei poli della solidarietà della nostra diocesi dove facciamo l’accoglienza alle famiglie fragili”, spiega l’arcivescovo di Siena, dove ricevono vitto, assistenza e il sussidio previsto per i profughi, i pocket money, dopo un periodo di quarantena. Accanto a loro, illustra ancora il cardinale Lojudice, vivono altre famiglie accolte e due operatori della Caritas, Paolo e Maria. Inoltre gli El Nezzel hanno sempre a disposizione una traduttrice ed è previsto anche il servizio di uno psicologo. “Il nostro obiettivo dopo questa prima fase, oltre alle cure necessarie per il papà e il piccolo Mustafa, è quello di avviare un percorso di integrazione a partire dall’insegnamento della lingua italiana. Il nostro primo step è l’inserimento scolastico  dei bambini ed avviare anche al mondo del lavoro la mamma”. Per Munzir e Mustafa inizierà anche il percorso curativo e riabilitativo nel Centro Protesi Vigorso dell’Inail a Budrio, vicino a Bologna, dove saranno seguiti da un’équipe. Al piccolo saranno fornite gambe artificiali ed entrambi seguiranno delle terapie. “Soprattutto per Mustafa sarà un cammino lungo, ma non ci dobbiamo scoraggiare”, aggiunge l’arcivescovo.

foto tratta dal sito arcidiocesi.siena.it

La solidarietà dei senesi

Non sono soltanto enti e istituzioni a prodigarsi per il presente e per il futuro di questa famiglia. “Il cuore dei senesi è veramente grande, in pochi giorni hanno saputo mettere in moto una macchina incredibile di solidarietà con la raccolta di fondi e la donazione di ogni genere di regali, tra cui anche un cellulare comprato dai ragazzi di una parrocchia di Montalcino”, racconta il cardinale Lojudice. Questa vicenda insegna allora “che la carità non può e non deve avere confini” e anche l’importanza “del ruolo dei media nella storia di Mustafa, determinante per raccontare la sua storia. Mi auguro che continuino a portare alla ribalta a tante altre storie di sofferenza e di speranza”.

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