Le strade che portano a Roma, dove si trova la Santa Sede, sono almeno sette. Una meta che attira milioni di persone da tutto il mondo, fedeli come semplici turisti, per la sua storia millenaria, il suo patrimonio artistico e culturale e perché è una meta spirituale di un’importanza fondamentale per la vita di tanti. Queste sette strade sono i primi itinerari censiti nel progetto “Cammini della fede”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), che mira a tracciare una rete delle vie che promuovono esperienze di fede e a fornire a camminatori e pellegrini strumenti come una WebApp che indica lungo il tragitto i punti di interesse ecclesiale (pie), dove trovare accoglienza – i posti per mangiare e dormire – e le comunità ospitanti, i luoghi di culto e di arte, gli eventi come feste e tradizioni che mantengono vive la fede e la devozione popolare locale. A chi farà almeno cento chilometri a piedi o duecento in bici, senza per forza arrivare fino a Roma, sarà riconosciuto un certificato di percorrenza che darà diritto a ricevere il “Testimonium”.
I Cammini “giubilari”
I percorsi definiti “giubilari”, perché proposti nell’anno del Giubileo, sono la via Francigena del nord, la via Francigena del sud, la via di Francesco, la via Lauretana, la via Amerina, la via Romea Strata e la via Matildica. Questi attraversano 76 diocesi, dove si trovano quasi 800 pie finora inseriti dai 67 referenti diocesani, affiancati dall’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport (Unts) e dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. La presentazione ufficiale avverrà alla fiera “Fa la cosa giusta”, che si terrà a Milano dal 14 al 16 marzo. Dopodiché, via alle richieste di inserimento, che spettano ai vescovi dei luoghi. Questo è il principale criterio per identificare un itinerario come Cammino di fede. Gli altri sono la meta spirituale, i simboli religiosi e le figure di santi, l’effettiva percorrenza da parte di pellegrini per cui siano previste strutture di accoglienza ecclesiale e di alloggio e la partecipazione all’associazione “Ad Limina Petri”, che si occupa della formazione degli operatori dell’accoglienza.
Pregare, mangiare, dormire, annotare
Oltre a raccogliere i cammini in una piattaforma, scopo dell’iniziativa è accompagnare e assistere chi si mette in viaggio, grazie a un’applicazione web. “E’ strutturata in tre aree che corrispondono alle esigenze fondamentali per un pellegrino, cioè pregare, mangiare e dormire”, spiega a Interris.it don Marco Fagotti, Aiutante di studio dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, “così lungo il tragitto si possono individuare i punti di interesse ecclesiale, dove soddisfare i bisogni principali e poter visitare chiese, basiliche, monumenti artistici ecclesiastici”. I camminatori trovano sull’app i tracciati disponibili, le tappe con i relativi punti di interesse e, dopo aver effettuato l’iscrizione e scelto l’itinerario, possono avviarsi inquadrando il QR-code alla tappa di partenza del tracciato, solitamente un totem messo a disposizione da una chiesa. I pellegrini potranno alimentare l’essenza spirituale dei propri passi sempre grazie all’app, con “liturgie, scritti e preghiere da leggere e da ascoltare”, e annotando i pensieri e le riflessioni nel “diario personale digitale che nell’attuale epoca social potrà essere condiviso, in tutto o in parte, con gli altri utenti”, illustra l’Aiutante di studio Unts.
Ospitalità
Il cammino è un’alternanza di solitudine e di incontro. “Il pellegrino non ha bisogno soltanto di bei luoghi, ma anche di sentirsi a casa in una comunità pronta ad accoglierlo”, evidenzia il religioso. Traccia un parallelo tra il percorso sinodale intrapreso dalla Chiesa, “per imparare sempre di più e sempre meglio a camminare insieme”, e quello stare insieme che è l’accoglienza. “In senso conviviale, l’ospitalità non è un mero affare economico, ma un vero e proprio scambio, un movimento di ricchezza circolare che si può chiamare condivisione”, chiarisce don Fagotti. “È proprio su questo che vogliamo spenderci: l’importanza di incontrare una comunità accogliente”. Per i gestori dei punti di interesse sono state previste delle pillole di informazione e di formazione sull’ospitalità pellegrina in forma di video gestiti da “Ad Limina Petri”.
Esperienza spirituale
Oggi si viaggia e si cammina tanto, per l’Italia e per il mondo, per prendersi cura del proprio benessere psicofisico, vedere altri posti, fare nuove esperienze, sentirsi liberi e talvolta per trovare risposte a quesiti esistenziali. Un Cammino della fede ne propone una peculiare. “Camminare è un aspetto che appartiene profondamente all’uomo, soprattutto nella possibilità di decidere la propria meta. In questo caso nasce un vero viaggio, fisico ma che può diventare un viaggio alla ricerca di sé, di senso”, dice don Fagotti. Senza una destinazione, l’umanità si muove come smarrita. “L’uomo ha bisogno di riproporsi una meta, perché smarriti lo siamo già abbastanza” – continua – “i Cammini della Fede ce ne propongono una religiosa, proponendo di mettere Dio come punto di arrivo di tutto il cammino della nostra vita”. Il viaggio, “in particolare quello a piedi, un vero lasciare tutto il superfluo per scoprire chi siamo davvero”, è allora “una vera esperienza spirituale”, considera il religioso.