Gli episodi di cronaca degli ultimi mesi hanno evidenziato che, i fenomeni di bullismo, hanno subito un incremento ad ogni latitudine della nostra penisola, arrivando a toccare numeri molto elevati di casi, soprattutto tra quella che viene definita “Generazione Z”, ossia quella di coloro che sono nati dopo il 1995. Tutto ciò è profondamente legato ai profondi cambiamenti che stanno avvenendo all’interno delle nostre società e all’avvento di nuove tecnologie le quali, in alcuni casi, hanno dato vita a forme inedite di questa problematica a carattere sociale. Interris.it, al fine di comprendere meglio le radici di questo fenomeno e le motivazioni alla base del suo aumento, ha intervistato il dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta libero professionista, membro ordinario della Società italiana di Psichiatria, della Società italiana di Psicoterapia medica, della Società Italiana di Psichiatria Forense, della Società Italiana di Criminologia e della Società Italiana di Scienze Forensi.
L’intervista
Dottor Marcassoli, come possiamo definire il fenomeno del bullismo?
“Il bullismo può essere definito come una particolare forma di aggressività avente caratteristiche specifiche che la contraddistinguono da generici atti di prepotenza, ovvero l’intenzionalità, la sistematicità, l’asimmetria di potere tra i soggetti coinvolti. Tale fenomeno, ha una connotazione intenzionale, prolungata nel tempo e basata su un rapporto di forza sbilanciato in cui, uno o più soggetti, esercitano il potere in modo malintenzionato su altre persone, causando loro danni fisici o psicologici. Il bullismo, inoltre, può avere diverse forme: può essere fisico, verbale e online, il quale è meglio conosciuto come ‘cyberbullismo’ ed è sempre più diffuso nel periodo storico che stiamo vivendo.”
Il bullismo, in ogni sua forma, è in aumento. Quali sono le sue caratteristiche attuali?
“Il fenomeno del bullismo, in Italia e in Europa, è in aumento. Gli ultimi dati ci dicono che, un minorenne su sei in età scolare, ne è stato vittima. In particolare, oltre all’aumento dei casi di cyberbullismo, i casi di cronaca più recenti, ci dicono che, sempre più episodi di violenza psicofisica tra i giovanissimi coetanei stanno coinvolgendo un numero considerevole di studenti e studentesse, soprattutto nelle modalità faccia a faccia. Ci troviamo davanti a un problema educativo: il bullismo attuale è costituito dall’esasperazione di alcuni modelli comportamentali negativi, riconducibili sia a fattori individuali che a dinamiche di gruppo. Basti pensare che, tra i giovani appartenenti alla cosiddetta ‘Generazione Z’, ovvero di coloro che sono nati tra il 1995 e il 2010, il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi, oltre il 60%, ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. Le conseguenze di questi numeri allarmanti sono la perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri, seguita spesso da ansia sociale, attacchi di panico e desiderio di isolamento. Occorre intervenire per scongiurare uno scenario peggiore.”
In che modo è necessario intervenire per tutelare i più giovani?
“Serve un’alleanza virtuosa tra le famiglie e le istituzioni educative per arginare questo fenomeno ad ogni livello, favorendo l’ascolto e il confronto con i più giovani. Occorrono poi regole più stringenti al fine di neutralizzare la violenza in ogni sua forma, dialogando con tutti gli attori in campo. Dobbiamo creare un ponte con le giovani generazioni per far sì che, nessuno di loro, resti solo. È nostro dovere tutelare il diritto ad una crescita serena e all’integrità di tutti coloro che stanno per affacciarsi al mondo adulto.”