Torna sabato 18 novembre l’appuntamento con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Banco Alimentare durante la quale si potranno acquistare alimenti non deperibili da donare alle persone in difficoltà, aiutate dalle organizzazioni partner territoriali convenzionate con le 21 sedi Banco Alimentare.
In più di 11.000 supermercati in tutta Italia, oltre 140.000 volontari di Banco Alimentare, riconoscibili dalla pettorina arancione, inviteranno ad acquistare prodotti a lunga conservazione come olio, verdure o legumi in scatola, polpa o passata di pomodoro, tonno o carne in scatola e alimenti per l’infanzia. Tutti gli alimenti donati saranno distribuiti alle 7.600 organizzazioni partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare. (mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori, centri d’ascolto, unità di strada, etc..) che sostengono circa 1.700.000 persone.
Per l’occasione, Interris.it ha intervistato il dottor Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare la quale sostiene annualmente, grazie alle donazioni della colletta, circa 1 milione 700mila persone in difficoltà economica.
L’intervista a Giovanni Bruno
Qual è l’importanza della giornata per la colletta alimentare?
“La giornata per la colletta alimentare è importante sotto molteplici aspetti. Il primo: è importante perché raccogliamo il cibo per quanti hanno difficoltà a reperirlo. Oltre un milione e mezzo di persone vengono sostenute attraverso le 7.600 organizzazioni e partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare. Donare è un gesto semplice ma estremamente concreto per tutte quelle persone che sono in difficoltà economica nella nostra società. Un numero sempre maggiore, come evidenziato dai rapporti annuali Istat sulla povertà in Italia. Inoltre, la colletta ha in sé un valore molto forte che è il richiamo al gesto della condivisione, della solidarietà, che è la trama vera di una società. Soprattutto in un momento come quello attuale, fatto di contrapposizioni, polarizzazioni, guerre… il donare un pacco di pasta o altro è un piccolo ma significativo segno di solidarietà. E dunque un piccolo contributo nella costruzione della pace”.
È aumentato il numero delle persone che chiedono aiuto al Banco Alimentare rispetto agli scorsi anni?
“Sì. I dati Istat riferiti al 2022 hanno visto un incremento rispetto al 2021. I dati convenzionati con il Banco Alimentare registrano un aumento della domanda anche quest’anno: siamo passati da 1.690.000 persone nel 2022 a 1.750.000 persone aiutate nel 2023. E sono in crescita anche gli enti caritativi che chiedono di convenzionarsi con noi”.
Anche la disponibilità di cibo è in aumento?
“No, purtroppo. La previsione è quella di ulteriori riduzioni di disponibilità di cibo rispetto agli anni scorsi. In parte per i processi di ottimizzazione delle aziende che devono fare i conti con gli aumenti dei prezzi delle materie prime, delle tariffe energetiche, eccetera. E che cercano il più possibile di razionalizzare, di ridurre le eccedenze alimentari. Quindi, quello che resterebbe invenduto si sta riducendo. Dall’altra, sono in calo anche gli acquisti fatti con i fondi non nostri, acquisti che l’agenzia del Ministero fa con i fondi europei o con i fondi nazionali a causa dell’aumento dell’inflazione che si traduce nell’avere meno prodotti”.
La povertà in Italia è diventata a suo dire un problema strutturale?
“Credo di sì. Quando sono iniziate le rilevazioni nel 2003 c’erano 1.800.000 persone in povertà assoluta. Oggi siamo arrivati a 5.000.000. Quindi, in 17 anni i poveri non solo non sono calati, ma sono addirittura triplicati! Non aspetta a noi ipotizzare strategie, ma credo che il problema di fondo sia il lavoro. Non solo la mancanza assoluta di lavoro, ma anche il lavoro non adeguatamente pagato che mette in difficoltà le famiglie”.
È diminuito lo spreco di cibo?
“E’ diminuito lo spreco dei privati, in gran parte perché sono diminuite le possibilità di acquisto delle famiglie. Quindi, è un virtuosismo costretto più che voluto o ricercato”.
Come educare le persone a sprecare di meno?
“Quello che fa il Banco Alimentare è un grande lavoro di educazione. In primis, sul rispetto del cibo: rispetto del prodotto, del lavoro dell’uomo, delle risorse impiegate per produrre il cibo, dell’ambiente in cui viene prodotto. Un grande lavoro di educazione anche nell’insegnare a leggere le etichette, nel distinguere fra ‘scade il’ e ‘scade preferibilmente entro’, che è una cosa assolutamente fondamentale perché sono due cose diverse. Poi, educare a mettere in atto tutti quegli accorgimenti semplici, banali, quali l’assaggiare le cose prima di buttarle; molto dipende da come sono state conservate. Bisogna infine combattere l’idea dello spreco, sensibilizzando sui bisogni dei poveri”.
Come si possono sensibilizzare le persone a donare?
“Molti ci dicono: ‘io non ho grandi possibilità, quindi non dono’. Invece, donare anche solo una scatoletta di tonno o di legumi, magari che per noi potrebbe essere un gesto ‘insignificante’, può salvare il pasto di una famiglia. Da 27 anni la giornata nazionale della colletta alimentare ha proprio questo obiettivo. Ricordare a noi stessi, ai volontari, che andare al supermercato ad invitare le persone a donare una scatola di tonno può aiutare tante famiglie. Quindi la scatoletta di tonno, o il vasetto di omogeneizzati piuttosto che il pacchetto di pasta, sono assolutamente importanti e rispondono a quel valore fondamentale che dicevamo all’inizio: la solidarietà. Invito tutti a fare la colletta alimentare quest’anno. E a quanti non possono recarsi al supermercato, ricordo che è possibile donare la spesa anche online su alcune piattaforme dedicate consultando il sito www.colletta.bancoalimentare.it“.