Street bullyng: boom di risse, percosse, lesioni. Sos baby gang

Le caratteristiche delle famiglie dei giovani devianti presentano tendenze comuni: dinamiche familiari disfunzionali come la mancanza di comunicazione aperta, l'isolamento e la mancanza di sostegno emotivo

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Foto di Tom und Nicki Löschner da Pixabay

Boom di bullismo di strada. La povertà è in aumento. L’Istat rileva che nel 2023 le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui. Le caratteristiche delle famiglie dei giovani devianti presentano tendenze comuni: dinamiche familiari disfunzionali. Come la mancanza di comunicazione aperta. L’isolamento e la mancanza di sostegno emotivo. La bassa supervisione e il controllo genitoriale. L’inadeguatezza educativa per mancanza di capacità o risorse. Il conflitto familiare. La violenza domestica e gli abusi. Le condizioni socioeconomiche sfavorevoli. Dopo recenti casi di cronaca si è tornato a parlare del fenomeno della devianza giovanile di gruppo (le cosiddette baby gang). L’insegnante Samuele Animali, vicesindaco di Jesi ed educatore, analizza la questione discussa nell’ultimo Consiglio comunale della città marchigiana. “Nella percezione dell’opinione pubblica il fenomeno è ricostruito come un’entità omogenea e definita, molto allarmante e in costante crescita- afferma il professor Animali-. Questa impressione non è confermata dai dati. Nelle nostre zone la devianza giovanile non risulta stabilmente legata a organizzazioni criminali, né specializzata in reati come furti o rapine“.

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Fonte: Unicef

Boom di casi

“Si tratta di gruppi di minorenni o di giovani adulti privi di una struttura definita, prevalentemente dediti ad attività occasionali violente (ad esempio risse, percosse e lesioni) o devianti – sottolinea Samuele Animali-. Il recente report del Dipartimento per la giustizia minorile smentisce uno stato emergenziale. Il numero di minorenni e giovani adulti in carico agli uffici di servizio sociale dal 2007 al 2022 si dimostra pressoché stabile. Guardate in particolare quelli relativi al distretto di corte d’appello di Ancona. I dati smentiscono anche l’impressione che si tratti esclusivamente di persone di origine straniera. Vero è invece che costoro vengono puniti più duramente. A parità di reato, vengono applicate più frequentemente misure cautelari detentive, in particolare il carcere; rimangono dietro le sbarre per più tempo e sono più spesso sanzionati con una condanna, più raramente vengono destinati a misure in comunità-alloggio, in famiglia e in libertà (messa alla prova)”. Le azioni di contrasto “partono necessariamente dalle forze di polizia. Che fanno la loro parte con impegno e professionalità“. Ma, si chiede Animali, “siamo certi di voler affidare il problema della sicurezza solo alle forze dell’ordine? Oppure alle telecamere? Una copertura a tappeto esercitata dalle forze polizia sarebbe impossibile, diseducativa ed estremamente costosa, oltre che un limite per la libertà e l’autodeterminazione. Avete presente com’è una società militarizzata?”. Possono essere decisive in fase di indagine e per alcune tipologie di reati (per esempio i vandalismi). Ma non rimuovono le cause. Spostano il fenomeno in luoghi diversi, modificano i comportamenti. Qualcuno andrà in giro travisato (basta un cappuccio) e d’altra parte c’è chi pur di farsi riconoscere posta le bravate sui social.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sistema carcerario

“In caso di aggressioni si tratta quasi sempre di persone già conosciute, per cui essenziale (questo va rimarcato) è la denuncia tempestiva all’autorità giudiziaria. Che poco ha a che vedere con la ‘segnalazione‘ o il post sui social. Senza denuncia o querela non si può pretendere un’efficace azione di contrasto – osserva Samuele Animali-. In questo momento il carcere tende a riprodurre insicurezza. Non è vero che non ci sono conseguenze. Magari non sono immediate, ma possono essere pesanti, specie in caso di atti reiterati. E però la carcerazione, specie applicata a giovani maggiorenni, essendo più afflittiva che volta al recupero (per le condizioni del nostro sistema carcerario), non fa altro che promuovere le carriere devianti, moltiplicando le minacce per la sicurezza. Perché prima o poi escono. I minori, dopo la ‘messa alla prova‘, tornano a commettere reati in percentuale molto inferiore (22%) rispetto a coloro che invece sono stati condannati (63%)”. Secondo le analisi più attendibili sono i rapporti problematici con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico. Le difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale. Un contesto di disagio sociale o economico. Non va dimenticato nemmeno il ruolo che svolgono l’abuso di sostanze o altri tipi di dipendenze. “Lo sport rappresenta un fattore rilevante nella lotta al disagio, come strumento di socializzazione – aggiunge Animali-. Attraverso lo sport i ragazzi possono sviluppare le loro abilità motorie, oltre che il senso di responsabilità nei confronti della squadra e di aiuto reciproco. Inoltre, può risultare un canale attraverso il quale l’aggressività viene espressa e depurata dei suoi contenuti distruttivi. O rendendo tale forza distruttrice linfa per la ricostruzione della propria identità”.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Centri giovanili

Prosegue Animali: “Una parte essenziale del lavoro educativo ce lo giochiamo a scuola, sia come quantità di tempo che ci dedichiamo, sia come qualità delle strategie possibili e del personale dedicato. La dispersione scolastica può essere l’anticamera della devianza come di molte altre manifestazioni di disagio psicofisico e sociale”. Spazi pubblici e privati “concepiti per incoraggiare l’incontro, il confronto e la libera espressione di adolescenti e preadolescenti che vivono spesso in contesti ad alto rischio di esclusione sociale”, evidenzia il professor Animali. Tali spazi “offrono anche attività di sostegno scolastico e attività laboratoriali, fornendo un’alternativa alla cultura della strada e un aiuto concreto nell’affrontare problemi sia nell’ambiente scolastico sia in quello familiare”. Un modello di intervento “particolarmente incisivo”. Sono gli operatori stessi a “muoversi verso il territorio e le persone che lo abitano”. Solo qualche esempio di misure che sono state adottate a Jesi anche per fronteggiare questo fenomeno. E cioè “potenziamento dell’attività di contrasto e della presenza sul territorio da parte delle forze di polizia. Nuove assunzioni nella polizia locale. Progetti contro la dispersione nelle scuole, aperture pomeridiane. Installazione mirata di nuove telecamere. Promozione della ‘comunità educante‘, ‘Jesi educa’. Nuove attrezzature per la pratica sportiva libera e non competitiva nei parchi. Avviamento gratuito alla pratica sportiva. Spazi aggiuntivi per Cag e centro pomeridiano. Programmi di sostegno alla genitorialità a cura di scuole, asp e ast. Prevenzione delle dipendenze. Attenzione alla coesione sociale e lavoro con le comunità di origine straniera”.

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Samuele Animali. Fonte: Comune di Jesi (An)

Integrazione

“Credo che la rappresentazione per cui la nostra città sarebbe particolarmente insicura, almeno in rapporto con altre realtà, sia piuttosto ideologica e smentita dai numeri. Ma si tratta di una percezione che va rispettata e di un fenomeno che va fronteggiato, anche a prescindere dalla sua diffusione – spiega Samuele Animali-. Questa sensibilità particolare dell’opinione pubblica determinata da sconcertanti fatti di cronaca può essere occasione per riflettere sul modello di città e di convivenza che si vuole costruire e sugli approcci appropriati per affrontare i problemi di integrazione di tutti i giovani. Si tratta di bilanciare l’azione dei molti fenomeni che hanno modificato le manifestazioni del disagio giovanile. Di cui questo della devianza è solo un aspetto. Potremmo citare le dipendenze, l’abbandono scolastico, disturbi alimentari, vari tipi di fragilità“. Questa riflessione dunque “va accompagnata dall’investimento in servizi e in risorse professionali. Con la consapevolezza che politiche sociali efficaci richiedono impegni onerosi e i con risultati che si manifestano a medio termine“.