“Spesso un’esplorazione sessuale spontanea tra ragazzi, uno scambio di foto provocanti, un filmato privato portano alla creazione di veri e propri archivi di immagini private da condividere sulla rete. Ciò porta anche ai cosiddetti stupri virtuali su social di gruppo- afferma a Interris.it la dottoressa Alessandra Belardini, Direttore II Divisione Servizio Polizia Postale. In forte espansione, anche tra i minorenni, è il reato di “revenge porn” che punisce la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti a scopo di vendetta”.
Sos Rete
L’inarrestabile diffusione dell’uso di Internet ha messo in evidenza i punti di debolezza della Rete, con riferimento soprattutto alla sicurezza informatica. La Polizia postale e delle comunicazioni è in prima linea nella prevenzione e nel contrasto della criminalità informatica “a garanzia dei valori costituzionali della segretezza della corrispondenza e della libertà di ogni forma di comunicazione”.
Perché al giorno d’oggi la tecnologia può rappresentare una minaccia per i minori?
“La Rete costituisce per i giovani un’indiscussa risorsa e non va assolutamente vista in termini negativi. Almeno fin quando uno smodato utilizzo dei devices da parte dei minori, costantemente connessi alle piattaforme social come TikTok, Kik, oppure ad app di messaggistica istantanea come Telegram, rischi di renderli particolarmente vulnerabili ai rischi presenti sul Web”.
A cosa si riferisce?
“Spesso l’utilizzo di questi canali rende più semplice manifestare i propri disagi. Di conseguenza crea l’opportunità per i malintenzionati di realizzare approcci finalizzati a comportamenti illeciti. Lo scenario si è ampliato in modo esponenziale nell’ultimo decennio. Ciò consente alla Polizia Postale di rilevare l’esistenza non soltanto di episodi emergenziali e sporadici. Ma anche di fenomeni di più ampia diffusione, quale lo sfruttamento sessuale dei minori online”.
Ciò che emerge dalle ultime inchieste configura un’escalation dal punto di vista dei pericoli virtuali?
“I malintenzionati, ossessionati dalla ricerca di materiale pedopornografico in rete, migrano continuamente da una piattaforma all’altra. Si comportano così nel tentativo di sfruttare tutte le opportunità che la tecnologia offre per nascondersi in modo sempre più efficace. Utilizzano circuiti di file sharing, con e-mail, forum tematici e più recentemente le darknet e la messaggistica istantanea come Telegram”.
Può farci un esempio?
“Sta dilagando l’uso di questi strumenti da parte di minori, così come l’utilizzo delle nuove piattaforme di gioco online. Ciò permette una crescente possibilità di contatto tra i minori e soggetti a loro interessati. Così si espongono soggetti sempre più giovani al concreto pericolo di finire nella rete di questi individui senza scrupoli”.
Quali sono le principali insidie virtuali?
“La Polizia Postale presta particolare attenzione al fenomeno del grooming. Si tratta dell’adescamento online introdotto a seguito della ratifica della convenzione di Lanzarote con legge 172 del 2012. Ciò ha realizzato un’anticipazione della soglia di punibilità. Ad essere prese in considerano sono le condotte connesse all’abuso sessuale sui minori e perpetrate da parte di adulti. Sono persone dotate di particolari capacità affabulatorie. Inducono giovani e giovanissimi a compiere azioni sessuali. E a fruire di immagini pornografiche, a produrre foto e filmati intimi e condividerli con loro. A volte, dietro minaccia di diffondere online immagini intime già carpite alle piccole vittime (sextortion), in altri casi dietro compenso economico (ricariche telefoniche)”.
In Internet i minori possono trasformarsi in “orchi”?
“L’abbassamento dell’età media degli internauti ha sicuramente comportato l’incremento di condotte criminose da parte degli stessi minori. Occorre evidenziare l’emersione non solo di casi emergenziali e sporadici, ma anche di veri e propri fenomeni di grande allarme sociale. Primo fra tutti il cyberbullismo. Nel maggio 2017 è stata adottata la legge numero 71. Definisce il fenomeno secondo una formula aperta ma precisa. Vengono sottolineati, infatti, gli effetti enormemente lesivi. E le modalità tecniche per veicolare le aggressioni, vessazioni, soprusi in danno di coetanei”.
Chi ne risponde?
“I minori con meno di 14 anni non possono essere considerati imputabili. Non sono realmente responsabili delle proprie azioni. Sono effettivamente incapaci di valutare l’impatto di quello che fanno. Nei loro confronti, quindi, è necessario realizzare un’opera di recupero. Comprensione e ravvedimento al fine di orientare correttamente il loro futuro operato. Questi giovani possono essere definiti vittime del sistema. ma sicuramente mai orchi”.
Quali consigli possono essere utili ai genitori?
“Svolgiamo attività preventiva su tutto il territorio italiano. Le iniziative includono incontri nelle scuole. La campagna itinerante “una vita da social” vede impegnato il nostro personale. Ciò all’interno di un truck allestito come un’aula didattica multimediale. L’obiettivo è incontrare minori, insegnanti e genitori. Andiamo anche nelle piazze per sensibilizzare e prevenire la diffusione dei rischi connessi alla navigazione in rete”.
Come si svolge il confronto?
“In questi “momenti” di incontro con i genitori, gli operatori sottolineano quanto sia fondamentale il dialogo con i propri figli. Serve a responsabilizzarli sull’uso sei social network. Così si offre un porto sicuro in cui approdare laddove possono temere di essersi imbattuti in un pericolo. Cioè in qualcosa che non riescono a comprendere ed affrontare da soli”.
Come si può chiedere aiuto?
“La Polizia postale offre il proprio supporto anche tramite il commissariato online. E’ portale dedicato a cui possono rivolgersi i genitori ed i minori che abbiano necessità di interfacciarsi con operatori specializzati. Un modo per richiedere aiuto o semplici suggerimenti”.
E’ una rincorsa ad tecnologia in continua evoluzione?
“In virtù dell’abbassamento dei minori che usano device informatici, i genitori dovranno trovare nuove modalità per comunicare con i propri figli. Così possono renderli consapevoli dei pericoli dovuti anche alla mancanza di strumenti idonei. Spesso non sanno valutare eventuali situazioni di rischio in cui potrebbero imbattersi. E’ consigliabile un maggiore controllo concreto dei cellulari in uso ai propri figli. Bisogna verificare la cronologia delle ricerche effettuate e dei siti web visitati. Conoscere le diverse password di accesso. Controllare che non vengano installate applicazioni non idonee alla loro età”.
Perché in rete si tengono condotte che nella vita reale non si sognerebbe di avere?
“L’uso di cellulari, tablet e computer si frappone tra mondo virtuale e mondo esterno. Ciò contribuisce ad alimentare un’illusione di anonimato e di irrealtà. Schermati da un monitor, pensiamo che quello che succede in rete rimanga “limitato” in quel mondo virtuale. Ci illudiamo che nulla abbia a che fare con la nostra vita reale. A questo proposito occorre però fare un’aggiunta”.
Quale?
“L’utilizzazione dell’espressione scritta e non verbale potenzia la risonanza affettiva delle conversazioni. E la proiezione fantastica sulle stesse. E’ evidente l’effetto di amplificare il trasporto emotivo delle potenziali vittime e di ridurne le sane strategie di protezione. In poche parole, la percezione di muoversi in un mondo “virtuale” rende sicuramente più disinibiti. E fa allentare quei freni inibitori che, solitamente, ci fanno muovere con cautela. Si perde un fondamentale argine. E si cade in comportamenti che non avremmo laddove sapessimo di lasciare una qualche traccia”.