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Bonardo (Legambiente): “Che mondo sarà senza più i ghiacciai alpini”

L'intervista di Interris.it a Vanda Bonardo, responsabile di Alpi Legambiente e della campagna "Carovana dei Ghiacciai", sulla salute dei ghiacciai alpini italiani, austriaci e svizzeri e su come dovrà cambiare la montagna per colpa del riscaldamento globale

A causa del riscaldamento globale i ghiacciai alpini si stanno riducendo a vista d’occhioEntro 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi. Un fenomeno preoccupante che si sta verificando ovunque nel mondo. Il rapido ritirarsi delle fronti glaciali non comporta solo perdita di paesaggi e biodiversità ma equivale alla sparizione di importanti riserve di acqua dolce e causa instabilità sui versanti con pesanti rischi per le infrastrutture di alta quota.  

I ghiacciai alpini sono dunque destinati a sparire. Non solo quelli italiani, ma anche i ghiacciai austriaci e svizzeri sono destinati a sciogliersi per il troppo caldo. Lo rileva Legambiente nel bilancio finale della IV edizione della campagna internazionale ‘Carovana dei Ghiacciai 2023’ – con un monitoraggio compiuto dal 20 agosto al 10 settembre – promossa con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano e in collaborazione con Cipra, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi. La Carovana ha attraversato l’alta quota, spiega l’associazione ambientalista, con escursioni che hanno percorso circa 72 chilometri con un dislivello di 4000 metri. 

Interris.it ha intervistato Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente, presidente CIPRA Italia e responsabile della campagna “Carovana dei Ghiacciai”, sulla salute dei ghiacciai alpini e su come dovrà cambiare la montagna (e la società) a causa del riscaldamento globale.

Foto: Carovana dei Ghiacciai 2023 e , a destra, Vanda Bonardo. Credit Legambiente

 

L’intervista a Vanda Bonardo di Legambiente

Quali sono i ghiacciai che avete monitorato che rischiano di sparire?

“Dal ghiacciaio del Belvedere (Piemonte) che negli ultimi 10 anni ha perso fino a circa 60 metri di spessore (pari a un edificio di 20 piani) al ghiacciaio di Dosdè Est (Lombardia) che dal 1932 ha perso il 47% della sua superficie, e ancora dal ghiacciaio Ochsentaler (Austria) che dal 1850 a oggi è arretrato di circa 2.400 metri fino al ghiacciaio del Morteratsch (Svizzera) che dal 1878 ad oggi è arretrato di quasi 3 chilometri: tutti sono condannati a sparire per effetto della crisi climatica e del riscaldamento globale”.

In che modo la scomparsa dei ghiacciai rappresenta una minaccia per l’ecosistema locale e internazionale?

“La scomparsa dei ghiacciai è innanzitutto un campanello di allarme per tutti noi. Le montagne europee si stanno riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del continente, offrendo uno spaccato del futuro, un’anticipazione di quello che succederà tra una decina d’anni in altre parti dei Paesi europei. I ghiacciai così come la neve in quanto più sensibili ai cambiamenti climatici, con la loro scomparsa o riduzione avranno un impatto consistente sul nostro ambiente e sulla nostra società. La riduzione e l’esaurimento di queste risorse naturali potranno comportare danni considerevoli alla nostra sicurezza, all’economia e all’ambiente”.

Quali danni?

“In montagna alla perdita di risorse idriche si somma l’aumento dell’instabilità naturale. Instabilità glaciale, frane, colate detritiche sono ormai riconosciute come una delle evidenze più esplicite delle trasformazioni che stanno avvenendo in alta montagna per effetto del riscaldamento globale. Non sono tanto i singoli eventi a preoccupare, ma la frequenza e la violenza con cui gli eventi, negli ultimi 30 anni, si stanno verificando”.

Quali sono i principali nemici dei ghiacciai e quindi del clima?

“L’aumento delle temperature e la conseguente fusione vanno di pari passo con l’immissione di gas climaterianti in atmosfera. I ghiacciai possono essere difesi unicamente attraverso la riduzione di CO2. Le coperture con teli, alle quali ogni tanto qualcuno fa riferimento, sono delle sciocchezze. Utili solamente a proteggere qualche tratto di pista per lo sci, ma insensate per la difesa dei ghiacciai. Le azioni per difesa dei ghiacciai sono ben altre. Per questo occorre dire basta a politiche energetiche vecchie e miopi, che puntano sulle fonti inquinanti scegliendo azioni che pongano al centro l’innovazione e le rinnovabili e politiche climatiche più ambiziose. Innanzitutto portando l’obiettivo di riduzione delle emissioni dal 40,3% al 65% entro il 2030”.

Cosa proposte fattive da Legambiente?

“Legambiente ha lanciato il ‘Manifesto per una governance dei Ghiacciai e delle risorse connesse‘, proponendo 7 azioni a livello internazionale. Il Manifesto suggerisce di: 1) istituire dei confronti tra amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per migliorare la capacità di governance dei ghiacciai europei, le conoscenze e il know-how scientifico e tecnico; 2) promuovere e mettere in rete le esperienze provenienti da diverse situazioni geografiche, politiche e climatiche. 3) creare una rete di competenze multidisciplinari da condividere per costituire una Governance europea dei ghiacciai (Egg); 4) orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali, dai ghiacciai alle calotte glaciali e alla riduzione degli impatti sulla criosfera e sull’uso del suolo e dell’acqua; 5) costruire un sistema europeo di monitoraggio del rischio criosferico, mettendo in comune le esperienze maturate a livello locale e regionale e costruendo un sistema comune di regole; 6) collaborare con le università, i centri di Ricerca e la scuola per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni e per sviluppare percorsi di formazione al fine di costruire nuove professionalità nel campo della mitigazione e dell’adattamento; 7) valorizzare e coordinare gli strumenti e le politiche internazionali per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle Alpi, in particolare quelle sviluppate dalla Convenzione delle Alpi come il Piano d’Azione Clima 2.0 della Convenzione delle Alpi, le Linee Guida per l’adattamento locale ai cambiamenti climatici nelle Alpi e le relative iniziative di attuazione come la Carta di Budoia per l’Adattamento Locale ai cambiamenti climatici”.

Nello specifico, quali alternative al turismo sciistico quando non ci saranno più i ghiacciai?

“Con i dossier di Nevediversa ogni anno raccontiamo il declino dello sci alpino e le pesanti iniezioni di denaro a sostegno di queste pratiche. Le definisco pesanti poiché richiedono molto denaro, spesso pubblico, e al contempo si rivelano sempre più impattanti per la montagna riducendola ad un luna park. E’ pur vero che perdendo i ghiacciai perderemo tanta bellezza, paesaggi irriproducibili che però, proprio per la fatica ad arrivarci (tranne alcune eccezioni raggiungibili con le funivie), sono un privilegio per pochi affezionati. Sicuramente perdendo i ghiacciai avremo montagne più brulle ma non per questo prive di interesse sotto altri punti di vista. Basti pensare alla catena appenninica che non possiede ghiacciai, ma non per questo da sminuire. Sempre nei dossier Nevediversa raccontiamo delle tante buone pratiche di turismo dolce che si stanno sviluppando su tutte le montagne italiane e io credo che questo tipo di turismo meno consumista e più esperienziale, spalmato su 365 giorni l’anno, possa costituire un nuovo modo per fruire della montagna, più sostenibile, meno concentrato nelle località alla moda e più capace di assicurare un futuro durevole per le economie locali”.

In conclusione?

“Non c’è molto da aggiungere se non l’invito a cambiare il nostro sguardo sul mondo e quindi i paradigmi di riferimento nel nostro agire, ben sapendo che, come abbiamo scritto nel Manifesto per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, l’emergenza climatica non è una visione di parte, a cui si chiede di aderire, bensì una condizione oggettiva, che non si può ignorare. Per questo ciascuno di noi deve fare la propria parte come singoli cittadini con uno stile di vita più sobrio. Con l’auspicio che i governanti abbiamo più contezza e consapevolezza di quel che sta accadendo al pianeta Terra e dei guai che dovrà affrontare la specie umana se si continua a traccheggiare su questioni dirimenti per il nostro futuro”.

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