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“Basta bombe”: l’appello di pace della piccola Agnese e i traumi infantili della guerra

guerra

No alla guerra. A lanciare su Interris.it un messaggio di pace attraverso la psicologa Veronica Leone è la piccola Agnese. “Nulla si può fare per fermare la guerra? Questa è la cosa più brutta che ci sia sulla terra- scrive la bambina-. Basta bombe ogni giorno in ogni dintorno. Basta bambini feriti senza amici perché non sono per niente felici. Cielo nero e pavimenti rossi! I civili scappano in cerca di nuovi posti. Persone di ogni età fuggono verso la libertà Per alzare gli occhi al cielo e avere un pensiero sereno. Questo è il risultato della guerra che ha rovinato tutta la Terra“.

Mai più la guerra

“Io non capisco perché l’uomo fa la guerra. Ci potrebbe essere amicizia sulla terra. Basta che l’uomo non usi la violenza per far trionfare l’amicizia sulla terra- aggiunge Agnese- Perché per forza gli uomini devono comandare? Perché per forza gli uomini devono sopraffare? L’ uomo spezza i cuori delle famiglie. Sparando alla gente che per loro non è niente. Serve amicizia. E grande cuore. Per dare agli altri tanto amore. Pace e amore per tutta la Terra. Deve finire anche questa Guerra. Pace! La pace è un passo avanti per un futuro migliore. E’ il bene che spinge verso il nostro cuore. È una fiamma che da calore. Non c’è pace se non c’è amore. E’ una colomba che vola nel cielo, portando nel becco un sogno vero. È un bambino con gli occhi sognanti che guarda nel cielo le stelle brillanti. Non fate la guerra. Fate la pace in tutta la terra“.
Dottoressa Veronica Leone, il senso d’ansia legato all’informazione sulla guerra può incidere negativamente anche sull’infanzia in Italia?
“Il periodo che stiamo attraversando è estremamente drammatico e stracolmo di incertezze. Dopo due anni di lockdown ci vediamo nuovamente catapultati in uno scenario di sofferenza e dolore. Il continuo bombardamento mediatico, le notizie allarmanti, le immagini cruente possono incidere anche sui “nostri” bambini. E possono esasperare una condizione già presente di sofferenza psichica e fragilità emotiva data dalla pandemia. Generando ulteriori insicurezze, tensioni e paure che non aiutano affatto. Quindi mi sento di consigliare di limitare e monitorare l’ esposizione alle informazioni. Dando degli orari in cui guardare le notizie”. Perché?
“E’ indubbio che l’ informazione ci rende liberi e consapevoli di ciò che accade attorno a noi. Ma è altresì vero che le ‘abbuffate’ social possono esasperare condizioni preesistenti d’ ansia. E possono favorire l’insorgenza ulteriore stress e ansia in grado di riversarsi sui più piccoli e su noi stessi. Inoltre scorrere sempre immagini di stermini e corpi dilaniati potrebbe istruirci ad un anestetizzazione del dolore. E questo non va bene”.

La psicologa Veronica Leone

Cosa significa crescere sotto la minaccia di bombe e attacchi militari come sta avvenendo ai bambini ucraini?”
A tanti di loro purtroppo è stato negato anche questo sacrosanto diritto, quello di ‘crescere’. Ed sconvolgente immaginare quanta sofferenza e dolore siano esposte quelle creature. Molti delle quali senza genitori. Senza un punto fermo. E sappiamo molto bene quanto sia importante la famiglia per un bambino. Tanti altri invece stanno crescendo in mezzo ai corpi dilaniati e straziati di parenti e amici. Una guerra che non annienta solamente corpi ma anche le certezze di chi resta. I circuiti cerebrali dei bambini sono particolarmente sensibili e acerbi. Ed una costante esposizione a situazioni stressanti come guerre ed attacchi militari potrebbe provocare nel bambino un iper attivazione di alcuni sistemi”.

Bambine inu n campo profughi siriano

Con quali effetti?
Questi circuiti cerebrali sono implicati nel far fronte ad una minaccia. Ma quando sono costantemente stimolati potrebbero crearsi delle modifiche a livello strutturale. Che potrebbero sfociare in psicopatologie nell’ età adulta. È stato notato ad esempio in moltissime ricerche e studi scientifici come vivere in una situazione di guerra o costantemente in situazione stressanti durante l’ infanzia e l’ adolescenza (5-16 anni) sia associato a una peggiore salute mentale e fisica in età adulta. Ovviamente più si è esposti costantemente e cronicamente a una minaccia o ad un evento particolarmente stressante e più c’è la probabilità di sviluppare un disturbo da stress. E avere ripercussioni sulla salute fisica”.Come si manifestano i disturbi post-traumatici da stress in una situazione del genere?
“Il trauma può assumere diversi volti ed avere molteplici sfaccettature. Anche molto difficili da discriminare e valutare. Solitamente nell’ immediatezza può verificarsi il sintomo da Disturbo post traumatico da stress (Ptsd). O che può essere ricondotto al Ptsd. Il sintomo può arrivare anche nell’ immediato. Ma non è detto che sfoci in un disturbo post traumatico da stress. Mentre per una diagnosi di Ptsd, la sintomatologia deve perdurare e persistere per un tempo leggermente più lungo. Solitamente un mese o più dall’esposizione all’evento traumatico. E deve interferire in maniera importante e significativa con vita scolastica, individuale, sociale e lavorativa del soggetto. Non tutti i soggetti esposti ad un trauma sviluppano necessariamente un disturbo. Molti traumi , ad esempio arrivano ‘a coscienza’ dopo anni. Per un infinità di fattori”.

Ucraini al confine con la Polonia (Fonte: UNHCR)

Può farci un esempio?
“Il Ptsd è un disturbo molto articolato. E lo diventa ancor di più quando abbiamo a che fare con i bimbi. Tuttavia nel caso in cui fosse presente un PTSD (disturbo post traumatico da stress) anche in questo caso la sintomatologia varia in base all’ età del soggetto. Ad esempio i bambini molto piccoli spesso rivivono l’evento traumatico attraverso il gioco e negli incubi. Solitamente i bimbi traumatizzati mettono in atto un gioco solitario, ripetitivo e senza gioia ove molte volte viene riproposta l’ emotività vissuta durante l’ evento traumatico. Negli adolescenti e nei bambini più grandi solitamente sono presenti senso di colpa, rabbia, paura ed evitamento dell’ evento traumatico vissuto. Potrebbero essere presenti inoltre manifestazioni di rabbia incontrollate e un’ eccessiva reattività agli stimoli. Ogni situazione va approfondita ed indagata nelle sue specificità e sfaccettature che presenta”.

Giacomo Galeazzi: