Le pesanti piogge di maggio cadute in buona parte dell’Emilia Romagna hanno fatto tracimare i fiumi dagli argini e l’acqua ha velocemente invaso campi coltivati, strade e città. Sui terreni si è depositato uno strato di limo e di sabbia fine che hanno creato una crosta che impedisce la ripresa dell’attività agricola. La forza dell’acqua ha devastato aziende agricole e allevamenti in un’area del nostro Paese che secondo i dati della Coldiretti ha una produzione lorda vendibile pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno.
Interris.it ha intervistato il dottor Lorenzo Bazzana, agronomo, responsabile economico della Coldiretti che ha spiegato che cosa è accaduto dopo l’alluvione e cosa questo evento calamitoso ha provocato ad aziende agricole e agli stessi consumatori.
L’intervista
Dottor Bazzana, i detriti che si sono depositati che cosa hanno provocato?
“Dopo gli eventi piovosi la temperatura si è alzata e la fanghiglia sui terreni si è essiccata e ha formato una sorta di crosta molto dura che ha impermeabilizzato la superficie del campo. Questo rivestimento secca e soffoca il terreno e rende impossibili gli scambi gassosi che sono invece fondamentali per le radici e la vita delle piante. Per questo motivo molti frutteti e vigneti stanno morendo per asfissia radicale”.
Cosa si deve fare per far sì che i campi tornino a produrre?
“Stiamo parlando di un’area di circa 300 mila ettari di superficie, di cui oltre 25mila sono coperti da frutteti e altrettanti sono coltivati ad orticole come patate, pomodori e cipolle, mentre altri terreni sono impiegati per la produzione di sementi. Per recuperare la funzionalità dei campi e tornare a seminare è necessario arare in profondità per rimescolare gli strati del terreno e diluire la presenza di limo e di sabbia in superficie”.
Lei ci sta descrivendo un danno enorme. Ci sono dei numeri che indicano quanti agricoltori sono stati coinvolti?
“L’alluvione ha colpito un territorio con 21 mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più produttive dell’Italia. Ad oggi è difficile fare una stima dei danni e come accade in questi casi ci sono aziende che sono più devastate di altre. Oltre ai danni alla produzione agricola, si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre e gli edifici rurali e quelli ai macchinari e alle attrezzature. Per un azienda agricola, grande o piccola che sia, non è facile ripartire da capo, con la paura che tutto ciò possa riaccadere all’improvviso. A questa situazione si aggiungono le perdite degli allevamenti che contano circa 250mila animali affogati fra bovini, maiali, pecore, capre, polli, galline e tacchini”.
Tutto ciò comporterà che nelle nostre tavole ci sarà meno frutta e verdura?
“Naturalmente i raccolti saranno defalcati per una quantità e per un arco temporale ancora imprecisabile, ma ad oggi questa riduzione comprende la frutta estiva ed altri ortaggi di stagione. La Romagna da sola produce tra il 20 e il 30% delle albicocche italiane, ma al momento non sappiamo quanto questo dato verrà alterato. Per quanto riguarda invece la stagione invernale molto dipende da cosa accadrà ai terreni rovinati. Bisogna prepararli, lavorarli e seminare, mentre nel caso degli alberi da frutto se sono morti devono essere estirpati e ripiantati degli altri”.
Meno offerta, cresce il prezzo?
“Dipende sempre dalla domanda, ma se questa rimane alta, automaticamente i prezzi saliranno e a pagarne le conseguenze saranno anche i consumatori. Noi stiamo parlando delle coltivazioni dell’Emilia Romagna, ma le piogge insistenti dei mesi scorsi hanno arrecato danni anche ad altre regioni italiane, per esempio in Puglia sono andate perse il 50% delle ciliegie”.