Per la nostra salute è importante che il cibo che mangiamo sia sufficiente e nutriente ma anche sano e sicuro, ovvero non sia contaminato di batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche. La salubrità alimentare è una questione globale, i cibi non sicuri possono infatti causare circa 200 malattie, e si stima che circa una persona su 10 al mondo si ammali per aver ingerito cibo contaminato. Le vittime, ogni anno, sono circa 420mila, di cui 125mila bambini al di sotto dei 5 anni. Sono questi i numeri della Fao, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni unite, che l’Onu ha incaricato, insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), di promuovere la salubrità alimentare. E il 7 giugno si celebra la Giornata mondiale dedicata a questo tema.
L’intervista
In occasione di questa giornata, Interris.it ha intervistato il responsabile economico di Coldiretti, la maggior associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, Lorenzo Bazzana.
Perché è importante celebrare la Giornata mondiale della salubrità alimentare?
“Non è scontato che il cibo sia sicuro, e la sicurezza si può intendere in due accezioni: non deve causare problemi di salute e deve essere disponibile e accessibile a tutti. In questa giornata in particolare si evidenzia la salubrità del cibo. Il Sistema di allerta rapido comunitario (Rasf) produce rapporti mensili e annuali su quali siano le matrici alimentari riscontrate come pericolose, non sicure, a livello di Unione europea, e segnala quelle produzioni alimentari, soprattutto extra Ue, nei cui prodotti si riscontrino contaminanti di tipo microbiologico, inquinanti o ancora materiali che ‘migrano’ dai contenitori agli alimenti. Il trend delle segnalazioni è abbastanza costante e un numero rilevante di queste riguarda i prodotti di importazione”.
Una produzione rispettosa dell’ambiente e della natura può essere un efficace strumento di prevenzione?
“L’Italia è virtuosa perché ha una tradizione, anche tecnica, della difesa delle colture che va a minimizzare l’uso degli antiparassitari. Il nostro Paese è specializzato in colture ad elevato valore aggiunto, come quelle vinicole, che devono avere una loro vendibilità dal punto di vista organolettico e anche visivo, le quali hanno bisogno di maggior cura rispetto, per esempio, a colture di pieno campo come il mais. L’ortofrutta destinata al mercato del fresco viene resa sicura con difese specializzate e meno impattanti. L’‘arma in più’ che abbiamo per la sicurezza alimentare, insieme alla competenza nello sviluppo di difese che comportano il minor uso di antiparassitari, è stato il passaggio dal praticare i trattamenti in base al calendario delle stagioni all’approccio integrato, basato su parametri che consentono di valutare e decidere i momenti di intervento”.
Avete potuto calcolare i danni causati dalle alluvioni che hanno colpito la Romagna e cosa è andato perso?
“In frangenti come questo si profilano due tipi situazioni: la perdita della produzione di quest’anno o di quella dei prossimi, a causa della moria delle piante o per gli ostacoli che possono venirsi a frapporre alla ripresa. La valutazione in questo momento è difficile, di certo per il 2023 verrà a mancare una buona fetta della frutta estiva coltivata in Emilia-Romagna. Le ciliegie, le albicocche e le pesche nettarine hanno subìto una grave diminuzione in termini quantitativi. Allo stesso modo si ridurranno le colture di eccellenze di quella regione come i kiwi e le pere. Inoltre, gli ortaggi non sono stati colpiti ‘solo’ dalle alluvioni, ma anche da smottamenti e frane che hanno spazzato via interi appezzamenti: con la modifica del terreno dovuta al crollo viene a mancare fisicamente l’unità di coltivazione”.
Un tema a cui accennava in precedenza è quello della difficoltà di accesso al cibo. Come lo si può garantire?
“Il potenziale produttivo del nostro Paese esce dalla primavera ridimensionato nei numeri e nelle tipologia di prodotti. Avremo carenze che potrebbero comportare la necessità delle importazioni e l’aumento dei prezzi. Ci si renderà conto dell’importanza strategica di un’agricoltura forte e vitale che riesce a gestire eventi come questi. Occorre fare investimenti per evitare situazioni come quelle degli ultimi mesi, in cui siamo passati dalla siccità alle alluvioni devastanti. Dobbiamo riuscire ad alleggerire la piena fiumi e dei corsi d’acqua, così da poterla togliere dalle strade, dalle città e dalle campagne, per poterla conservare e utilizzare. Così facendo sia mitigheremo gli effetti distruttivi sia la renderemo disponibile per gli usi agricoli. A livello globale invece il problema dell’accesso al cibo è ancora più complesso: c’è uno squilibrio nella distribuzione, nonostante la potenzialità produttiva mondiale. Questo mette a rischio chi non è autosufficiente o chi ha scarsità di risorse”.