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Lula-Assange, fin dove può spingersi la libertà di stampa?

Julian Assange rischia 175 anni di carcere per “aver fatto il giornalista”. Il presidente eletto del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva ha incontrato il caporedattore della piattaforma WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson. E ha chiesto che Julian Assange sia “liberato dalla sua ingiusta carcerazione“. Lula si insedierà alla presidenza del Brasile l’1 gennaio prossimo. E ha reso noto via Twitter di essersi incontrato con Kristinn Hrafnsson e con il giornalista Joseph Farrell. “Mi hanno informato sulla situazione sanitaria e sulla lotta per la libertà di Julian Assange- sottolinea-. Ho chiesto loro di inviare ad Assange la mia solidarietà”. La presa di posizione di Lula avviene all’indomani di un importante passo dei media internazionali. E cioè la diffusione da parte di cinque quotidiani (New York Times, Guardian, Le Monde, Der Spiegel e El Pais) di una lettera aperta. Nella quale si chiede agli Stati Uniti di far cadere le accuse contro Julian Assange in nome della libertà di stampa.Assange

Il caso Assange

Dodici anni fa, il 28 novembre 2010, New York Times, Guardian, Monde, Pais e Spiegel si unirono per pubblicare, in collaborazione con Wikileaks, una serie di rivelazioni. Scoop sono stati poi ripresi dai media del mondo intero. Ora cinque giornali fanno ora appello agli Stati Uniti. In favore del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, detenuto nel Regno Unito. In contemporanea una lettera è stata pubblicata dai 5 giornali. 12 anni fa fu reso pubblico il contenuto di oltre 251 mila telegrammi diplomatici del Dipartimento di Stato Usa. I “leaks” rivelavano diverse vicende di corruzione, scandali e spionaggi a livello planetario. Come scrisse allora il New York Times, i documenti divulgati mostravano senza trucchi un storia incontrovertibile. Descrivendo come il governo prende le sue più importanti decisioni. Quelle cioè che hanno il costo più alto, umano e finanziario per il Paese. Oggi, nel 2022, “questa fonte documentaria eccezionale continua ad essere sfruttata dai giornalisti e dagli storici“. In essa, infatti, trovano ancora materia per la pubblicazione di rivelazioni inedite“. Assange

Conseguenze gravi

Per il fondatore di Wikileaks Julian Assange, questa e molte altre rivelazioni di documenti sensibili hanno avuto conseguenze estremamente gravi. Il 12 aprile 2019, Assange è stato arrestato a Londra su mandato di arresto Usa. Da 3 anni e mezzo è detenuto nel Regno Unito. In una prigione di alta sicurezza destinata normalmente a terroristi o esponenti della criminalità organizzata. Assange potrebbe essere estradato negli Usa. Dove rischia una pena fino a 175 anni in un carcere ad altissima sicurezza. Nella lettera, i giornali esprimono “grande preoccupazione per i procedimenti giudiziari senza fine“. Che “Julian Assange subisce per aver raccolto e pubblicato informazioni confidenziali e sensibili”. Come notano i 5 giornali, “l’amministrazione Obama-Biden, in carica nel 2010, non aveva citato in giudizio Assange. Spiegando che in questo caso avrebbero dovuto essere accusati anche molti giornalisti di diversi grandi media. Questa posizione riconosceva la libertà di stampa come fondamentale. A prescindere dalle conseguenze“. Assange

Espionage Act

Ma, si ricostruisce ancora nell’appello, “questa visione delle cose ha avuto un’evoluzione sotto il mandato di Donald Trump”. Quando il dipartimento di giustizia si è basato su una legge vecchia di oltre un secolo: l’Espionage Act. Una norma concepito durante la prima Guerra mondiale per poter incriminare potenziali spie. E che però non era mai stato usata contro i giornalisti. L’atto d’accusa contro Julian Assange ha creato “un precedente pericoloso” che, secondo l’appello dei media, “minaccia la libertà di informare“. E “rischia di ridurre la portata del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti”. Quindi, avvertono i cinque giornali, “dodici anni dopo le prime pubblicazioni è venuto il momento di una decisione da parte del il governo degli Stati Uniti”. Ossia  “abbandonare i procedimenti contro Julian Assange per aver pubblicato informazioni segrete. Pubblicare non è un reato”.
Assange

L’impegno della Colombia

Anche il presidente colombiano Gustavo Petro ha ricevuto a Bogotà vari rappresentanti di WikiLeaks. Fra i quali il direttore generale Kristinn Hrafnsson. Un incontro durato oltre un’ora e legato ai temi della libertà di stampa, in generale. E alla situazione di Julian Assge in particolare. Petro ha avuto un colloquio privato con Hrafnsson, Che al termine ha dichiarato: “Il presidente colombiano ha mostrato la sua solidarietà per la situazione specifica vissuta da Assange”. Il leader della Colombia ha assicurato che sarà “un portavoce della nostra causa. E si metterà in contatto con altri presidenti per fare pressione sul governo Biden. Sono estremamente felice del risultato di questo incontro”. A giugno il governo britannico ha confermato la firma di un decreto di estradizione del fondatore di WikiLeaks negli Stati Uniti. Negli Usa la giustizia lo accusa di aver facilitato una massiccia fuga di documenti riservati.
Assange

Belmarsh

“L’obiettivo è la giustizia, il metodo è la trasparenza. E’ importante non confondere l’obiettivo con il metodo”, afferma Assange. I cui legali hanno presentato all’inizio di luglio un ultimo possibile ricorso contro l’estradizione. Che, se realizzata, metterebbe a rischio il loro difeso di una pesantissima condanna da parte dei tribunali statunitensi.  Assange è stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019 dopo essere rimasto per sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Da allora si trova nel carcere di Belmarsh, a sud della capitale. “Il Pentagono ha minacciato WikiLeaks e me personalmente- ha riferito Julian Assange-. Ha preteso che distruggessimo tutto quanto avevamo pubblicato. Ha preteso che smettessimo di ‘sollecitare’ nuove informazioni da fonti interne al governo statunitense. Ha preteso, in altre parole, il totale annientamento di un editore. Ha affermato che se non ci fossimo autodistrutti in quel modo, saremmo stati ‘obbligati’ a farlo”. E aggiunge: “Lo spionaggio è la classica arma di offesa politica. La pubblicazione di notizie viene inquadrata come spionaggio. E collegata ad una cospirazione tesa allo spionaggio. A quel punto si giustifica, se vuole, un’estradizione di natura politica, impiegata a scopo di difesa“.

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